morte di San Ranieri
dipinto
Melani Giuseppe (1673/ 1747)
1673/ 1747
Melani Francesco (1675/ 1742)
1675/ 1742
Soggetti sacri. Personaggi: San Ranieri. Abbigliamento. Soggetti profani. Personaggi. Figure. Abbigliamento. Architetture
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Melani Giuseppe (1673/ 1747)
Melani Francesco (1675/ 1742)
- LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
- INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto raffigurante la Morte di San Ranieri di Giuseppe e Francesco Melani è databile al 1746 e proviene dal Duomo. E' stato sulla parete est del transetto meridionale fino al 1921, cioè fino a quando, celebrandosi il VII Centenario dantesco, si decise di rimuoverlo per fare posto nuovamente alla tomba di Arrigo VII che in quello stesso luogo era già stata dal 1494 al 1727. E' stato commissionato il 24 luglio del 1725, già due anni dopo si preparava la collocazione dell'opera al posto del monumento di Arrigo VII. Nel 1731, le fonti attestano che il Melani "non aveva ancora dato di mano al gran quadro" e nemmeno "interamente colorito il modello". Benché, uno dei deputati Niccolò Rossellini, avesse proposto di "ricorrere ad altro celebre Pittore", l'incarico fu confermato per non "portar disgusto a detto sig. Melani pittore loro concittadino di quel grido e fama che è nota". Nel corso del quarto decennio del XVIII secolo, i lavori procedettero con lentezza: dal giugno 1731 all'aprile 1739 sono stati registari acconti, rimborsi per pennelli e colori. Alla morte del fratello Francesco, Giuseppe abbondonò l'opera, che riprese soltanto su richiesta dell'Arcivescovo, che lo ospitò nel suo palazzo, consegnandola il 15 Luglio del 1747 ( secondo i documenti e la ricostruzione fornita dal Ciardi, 1990, p. 99 ). Il quadro appartiene al ciclo di pitture del transetto meridionale del Duomo dedicato al patrono pisano, realizzato per iniziativa di una istituzione denominata "Negozio dei parati di S. Ranieri". I Melani erano consapevoli dell'alto onore che era loro toccato, ma anche dei rischi che questo comportava, lo dimostra il fatto che meditarono sul soggetto prima di portarlo a compimento, dal 1733 al 1746, allorché la tela fu consegnata dal solo Giuseppe, essendo il fratello morto tre anni prima. Sapevano benissimo che doveva reggere il confronto con i dipinti di Benedetto Luti, di Domenico Maria Muratori, di Felice Torelli, già al loro posto negli anni che vanno dal 1712 al 1729. Sapevano altrettanto bene che i deputati avevano rifiutato il bozzetto con il medesimo soggetto preparato pochi anni prima da Francesco Pavona. Proprio per queste preoccupazioni, la Morte di San Ranieri accentua quelle mire classicistiche che avevavo allora il loro habitat naturale nell'ambiente romano del Luti e del Muratori, di cui si potevano ammirare i propri capolavori al Duomo nelle pareti adiacenti al nostro. Si evince la consapevole rinuncia alla fraganza delle tinte e la presa di coscienza per un'impostazione struttiva, meditata e composta. Infatti, da notare il candelabro rovesciato, saggio di grande sapienza prospettica. La grande esedra con colonne è probabile che questa costruzione architettonica si debba a Francesco, e che Giuseppe alla morte del fratello abbia provveduto a completare le figure, nelle quali oltre a riflessi fiorentini, è facile cogliere citazioni romane e bolognesi. Il grande ciclo celebrativo dei fatti miracolosi di San Ranieri e dei santi beati pisani in Duomo, è stato sostenuto da Cosimo III. Mentre, ai deputati dell'istituzione del "Negozio dei parati" spettava la scelta dei pittori, così si rivolsero prevalentemente a Roma, ignorando la piccola capitale del granducato, nel tentativo di sprovincializzazione della cultura artistica pisana. Pertanto è importante sottolineare che tra i pittori locali solo i fratelli Melani ( e più tardi Giovan Battista Tempesti ) furono invitati a partecipare alla grande impresa, conclusasi nella prima metà dell'Ottocento, che costituisce una eccezionale antologia di alcune delle più significative tendenze di un secolo e mezzo di arte italiana
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900769111
- NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00769111
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0