Madonna in gloria tra Santi martiri

dipinto, 1590 - 1599

Dipinto di forma rettagolare raffigurante i SS. Giacomo, Torpè, Gerolamo, un Evangelista (Matteo?) e il committente, ritratto con le mani conserte sulla sinistra, mentre adorano la Vergine col Bambino, assisa sulle nubi

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Cresti Domenico (ante 1559/ 1638)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, che ornava l'altare maggiore della chiesa di San Jacopo degli Speronari, fu venduto ai "deputati dei Parati di San Ranieri" e collocato nel Duomo alla fine del Settecento; originariamente centinato, fu ampliato per adattarlo alla nuova collocazione e dipinto nelle parti aggiunte, cioè il "panneggio sorretto da angeli", la "colonna sulla sinistra" e la "figura di vecchio sulla destra", da Giovan Battista Tempesti (secondo la ricostruzione di CIARDI 1990 d, p.146, nota 75). Secondo la lettura proposta da Roberto Contini (1992 d, p.l84), l'opera è assai significativa dell'assimilazione dei modi della pittura veneta cinquecentesca compiuta dal Passignano durante il "quadriennale soggiorno in laguna (1575- 79)". Lo mostra il semplice confronto con esemplari di Tiziano, L'assunzione della Vergine nel Duomo di Verona ad esempio, o Veronese, nell'analogo tema della Madonna in gloria e Santi a Venezia, San Sebastiano: il rapporto di derivazione è evidente nella similarità dello schema compositivo, nel "tono aulico e declamatorio" dei gesti e delle pose, nelle determinazioni stesse dei tratti somatici. Ma si consideri quanto diversa appaia, nel Passignano, la spaziatura, più compressa, tra figure e ambiente, o in quale misura l'accentuazione del carattere di presenza concreta, materiale, dei panni o delle carni determini l'aspetto, se non propriamente naturalistico, certo particolarizzante dei volti. A questo riguardo, sugli effetti di brunitura delle epidermidi (e lo scurirsi dell' ambientazione) testimoniano ancora dell'influsso subito dalla cultura veneziana, nei nomi del Tintoretto e, forse maggiormente, del Palma giovane, l'intento di rendere più immediatamente coinvolgente la scena sottolineandone gli aspetti di verosimiglianza della rappresentazione è inimmaginabile senza il contatto con Federico Zuccari, prolungato durante gli anni dell'apprendistato, e, più generalmente, con i tentativi di riforma in senso antimanieristico inaugurati a Firenze da Santi di Tito. Un processo simile, di adeguazione e insieme rettifica operata sui modi della pittura veneziana del Cinquecento, definisce da una parte il senso già pienamente seicentesco del dipinto, mentre rende ragione, dall'altra, dell'affinità, rilevata dal Contini nei "cangiantismi di corazze e tessuti nei santi guerrieri", col Moretto, e anche, forse maggiormente, col Savoldo, con la cultura cioè del realismo lombardo. Un simile "insieme di indizi" assicura la verosimiglianza dell'ipotesi di datazione "ai primi anni novanta" formulata dallo stesso studioso, anticipata rispetto alla proposta della Nissmann che collocava l'esecuzione del dipinto "about 1618 when Passignano was in Pisa working in the duomo" (NISSMAN 1979, p. 342)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665704
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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