David suona l'arpa

scultura, 1150 - 1199

David sta seduto sul trono mentre, pizzicando le corde con le dita, suona lo strumento, suo principale attributo, tenuto tra le gambe e appoggiato con il lato obliquo al petto; il corpo è vistosamente inclinato in avanti e la testa in aggetto, con i muscoli del collo tesi, pende con lo sguardo perduto, in una posa squilibrata dovuta all'effetto inebriante della musica. David ha un volto minuto, circondato da una folta barba a riccioli trapanati e con occhi ben delineati dalle grandi pupille vuote e sulla chioma riccioluta porta una corona, in parte perduta, che presenta una fascia finemente traforata con disegni geometrici, che imita le corone vere impreziosite di gioielli incastonati (si noti la chioma fluente sulle spalle, eseguita con accuratezza dando rilievo alle lunghe e morbide ciocche che terminano in corposi riccioli fittamente striati, che, con l'andamento scalare, fa risaltare il movimento del collo e l'inclinazione delle spalle). (Continua in OSS)

  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA marmo di Carrara/ scultura
  • MISURE Altezza: 141 cm
    Lunghezza: 49 cm
    Larghezza: 67 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Provenzale
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Non sappiamo dove si trovava in origine la statua del David. Una descrizione della chiesa risalente ai tempi dell'incendio del 1595, presente in un codice fiorentino del XVI secolo e pubblicata da Supino 1892, pp. 72-81 (il testo citato è a p. 76), dice, dopo aver parlato delle loggette: "sopra alla porta del mezzo era un antica finestra con colonnette nel mezzo [la bifora centrale del primo ordine di arcate], davanti alla quale era una statua di marmo che rappresentava il re Davit a sedere che sonava la cetra e la colonnetta che era nel mezzo di detta finestra era circondata da più fili grossi di ferro e si diceva che quella colonnetta era stata in Jerusalemme in cassa di Pilato". Si tratta tuttavia di una testimonianza tarda e ne parla quasi si trattasse di una reliquia, associandola alla colonna della casa di Pilato, richiamo a Gerusalemme e all'epica delle Crociate, punto d'orgoglio della decaduta Pisa. Probabilmente la destinazione originaria dell'opera fu un'altra, e solo in un secondo momento venne portata nel primo ordine di arcate, associandola alla colonna veneranda: forse era collocata in un punto diverso della facciata, come la lunetta del portale centrale (Calderoni Masetti 1984, p. 101), ma su questa ipotesi grava l'incognita della decorazione della lunetta stessa, che già ai primi del Trecento sembra presentasse una statua della Madonna, dorata da Vanni di Siena (Tanfani Centofanti 1897, p. 488), che dové cadere per il terremoto del 1322 (notizia riportata nella cronaca di Ranieri Sardo) e che fu sostituita da un mosaico della Madonna eseguito da Vincino da Pistoia nel 1327 (cfr. schede n. 00000235 e 00000053); credo, invece, che si posa pensare anche ad una destinazione originaria dell'opera anche in un complesso nell'interno del Duomo, forse nella zona del coro, isolata o accanto a qualche statua di Madonna in trono "Sedes Sapientiae" o Crocifisso, smantellato in seguito, forse in occasione della risistemazione quattrocentesca del presbiterio, quando ad esempio furono trasportati dall'interno e murati sopra il timpano della facciata due Angeli presi dalla tomba di Arrigo VII (cfr. schede n. 00000236-00000237). L'opera, se destinata fin dall'origine alla facciata, dovette rappresentare un segno forte nell'economia del programma, costituendo l'elemento scultoreo principale, tra tarsie, ghiere e capitelli con figurazioni, e facendo da contraltare alle due porte bronzee con episodi della vita di Cristo e alle immagini di Santi e della Madonna poste nelle lunette; inoltre, la sua tipologia di statua, raffigurazione quasi isolata, ci rimanda a monumenti diversi dalle facciate toscane (l'unico riferimento possibile nella regione è quello più tardo del gruppo con S. Martino e il povero nella facciata della cattedrale lucchese), portandoci nella Padania dell'Antelami (penso al Battistero parmense o alla facciata del Duomo di Fidenza) e naturalmente alla Francia meridionale (Provenza e Languedoc, innanzitutto). La sua presenza in facciata non è tuttavia del tutto avulsa; c'è qui la raffigurazione di un versetto di un suo Salmo (Cfr. schede n. 00000055 e 40001835) e inoltre David, nella genealogia di Cristo dell'Albero di Jesse, è presente, nel ramo centrale, prima della Madonna, dedicataria del Duomo; egli stesso, poi, viene presentato come prefigurazione di Cristo. Dall'arcatella centrale nel primo ordine di loggette la statua venne rimossa dopo l'incendio del 1595 (conseguenze di esso sono visibili sulla superficie scultorea, in alcune parti combusta) e molto probabilmente rimessa in facciata nel 1641, quando Simone di Ambrogio Stefanini, muratore dell'Opera, viene pagato per aver messo "la statua del Re David nella facciata del duomo" (ASP, Opera 262, c. 17 v); in seguito viene trasferita nella prima finestra a sud dell'abside (cfr. fig. 434), sopra un piedistallo, quasi certamente incongruo (Da Morrona 1812, I, p. 317; una foto della vecchia sistemazione è in Papini 1912-1931, I, p. 72), dove è rimasta fino al dopoguerra, quando venne esposta dapprima in Camposanto, quindi nel Museo dell'Opera. Il primo a porre l'attenzione sulla statua, che "trova riscontri nelle figure della facciata di Saint-Gilles", è Toesca che lo attribuisce a "un seguace di Guglielmo" (Toesca 1927, p. 809), mentre Salmi (1928, pp. 84, 90, 30) lo ritiene di maestro Riccio, lo scultore che sottoscrisse con Guglielmo il contratto con l'Opera del Duomo nel 1165, accostandolo al cantiere di St-Trophime di Arles, e in particolare al S. Pietro del portale; Sanpaolesi (1956-1957, p. 365) lo data "non oltre il 1150", ritenendolo di uno scultore di cultura pisana; più tardi, invece, ritorna il richamo al portale di St- Trophime di Arles da parte di Huse (1968, pp. 381-385), che attrbuisce il David, datandolo intorno al 1162, a uno scultore formatosi nel cantiere arlesiano, lo stesso che avrebbe eseguito una Madonna in trono oggi a Santa Margherita Ligure, ipotesi rivista da Di Fabio (1982, p.37), (Continua in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665587
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665587
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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