Cristo crocifisso e storie evangeliche
Tipologia della grande croce lignea con cimasa, di cui manca la parte superiore, tabelle, tabelloni e suppedaneo figurati. Mancano i bordi. Cristo, su una semplice croce delimitata da un bordo esterno in rosso e da uno interno decorato a mezze palmette stilizzate, è rappresentato vivo, vestito del solo perizoma, in posa strettamente frontale, ad esclusione della testa che è leggermente inclinata verso sinistra; i piedi poggiano su un suppedaneo coperto con un cuscino. L'aureola, resa in aggetto, è impreziosita da motivi vegetali e a meandro, ed è sormontata, nella parte terminale del braccio orizzontale, dall'iscrizione. Sul tabellone e sulle terminazioni (laterali, cimasa, piedicroce) dei bracci sono sintetizzati i principali momenti della storia della Passione (Laterale sinistro: Ultima Cena; Laterale destro: Lavanda dei Piedi. Tabellone:I scena sinistra: Cristo deriso; I scena destra: Crocefissione; II scena sinistra: Le pie donne al Sepolcro; II scena destra: Cena in Emmaus; III scena sinistra:Apparizione agli apostoli; III scena destra: Cena con gli apostoli; Piedicroce:Pentecoste; Cimasa: Ascensione)
- OGGETTO croce dipinta
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MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera/ doratura
- AMBITO CULTURALE Ambito Pisano
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
- LOCALIZZAZIONE Convento di San Matteo in Soarta (ex)
- INDIRIZZO Piazza San Matteo in Soarta, 1, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fu riferita genericamente a scuola pisana del XII secolo da Bellini Pietri (1906). Rosini, che l'aveva vista nella sala degli uomini dell'Ospedale di Santa Chiara, lesse in basso un'iscrizione, a suo avviso recante il nome di Giunta, ma Da Morrona (1792), che aveva avuto modo di osservare la tavola prima di lui nello stesso luogo, vi lesse una VS all'inizio del secondo verso. Cavalcaselle (1886) la datò nella seconda metà del 200. Sirèn, ravvisandovi in un primo tempo (1914) un'influenza di Giunta, in un secondo tempo l'ha attribuita allo stesso autore della croce della chiesa pisana di San Frediano e del monastero femminile di Rosano (Pontassieve, Firenze), datandola dunque al XII secolo, mentre La Sandberg Vavalà (1929) ha decisamente spostato l'opera verso il 1220 e ha affermato che in essa si rivela la prima ripercussione del nuovo stile bizantineggiante di Pisa sulla tradizione romanica. Anche Venturi (1907) e Van Marle (1923) datano l'opera tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Vigni (1950), notando la complessità culturale dell'opera, ravvisa nel disegno fermo che delimita nettamente le campiture di colore, una tecnicaprossima alla miniatura del tempo, con accenti lucchesi; inoltre riscontra nell'operauna grande virtuosità decorativa alla quale si unisce un tradizionale spiritodi maestà. Carli (1974) ha sottolineato come l'opera rifletta la prima fasedella miniatura pisana in stretto collegamento con quella fiorentina della metàdel XII secolo, e ne ha rilevato la spaziosa e ritmica chiarezza della composizione e la vivacità cromatica. Inoltre secondo Carli (1994), la croce non fa che portareal massimo sviluppo quella tendenza già presente nella più antica croce pisana,cioè quella di San Frediano, a far prevalere le finalità didascaliche dell'apparatonarrativo su quelle più chiaramente devozionali e patetiche. Secondo Burresie Caleca, l'opera va inserita nel filone stilistico cui appartengono le Bibbieumbro-romane, alle quali l'autore della croce si ispira (Caleca-Burresi 1993),diversificandosi così da altre tendenze presenti in Pisa, come quella rappresentata dagli autori della Bibbia di Calci che invece si rifacevano ai prototipi dellatradizione culturale bizantina. Inoltre Caleca (1994) ha riferito questa crocee un'altra proveniente dalla chiesa pisana di Santa Cristina (ora nella casa-santuariodi Santa Caterina in Siena) all'epoca e all'area stilistica dello strato superioredella croce di San Frediano, cioè dello strato più recente che non può essereposteriore alla fine del XII secolo. Anche la croce di san Frediano nel suostrato superiore, come la nostra croce, presenta attinenze con pitture e miniature umbro-romane. L'opera, collocata originariamente nella chiesa di San Sepolcro, sul declinare del secolo XIX fu esposta nella sala del Duecento del nuovo Museo civico; il numero 15 con cui fu registrata nei cataloghi del Supino (1894) e del Bellini Pietri (1906) identifica ancor oggi l'opera nella letteratura critica. L'opera,una croce dipinta, era verosimilmente collocata in origine in stretta vicinanza allo spazio dell'azione liturgica, forse al di sopra di una transenna che separava la navata dal presbiterio; il ciclo iconografico che vi è riprodotto, per il fatto che illustra tutti i principali momenti della storia della Passione (ivi compresa una rara Lavanda dei piedi), sembra infatti particolarmente adatto all'espressione di significati eucaristici. Il Cristo, rappresentato vivo, esprime emblematicamente la vittoria sulla morte e il riscatto dell'umanità dal peccato. Nelle scene l'artista ha recuperato schemi di origine bizantina introducendovi tuttavia significative varianti che tendono a enfatizzare l'aspetto drammatico della storia della Passione: in particolare, è interessante la presenza di dettagli come il cappello burlesco a forma di cono che è imposto a Cristo nella Derisione (I scena sinistra del tabellone) o, nella Crocefissione (I scena destra del tabellone), il gesto di Longino che si porta le dita agli occhi resi incapaci di vedere dopo che il Salvatore è stato trafitto dalla lancia. Nell'opera sono stati individuati dagli studiosi elementi formali e compositivi di diversa origine,che le conferiscono un aspetto composito. Nella resa grafica delle caratteristiche anatomiche delle figure, delle vesti e degli sfondi architettonici la croce si riallaccia con la tradizione romanica del secolo XII e trova i più convincenti punti di confronto con opere miniate di ambito umbro-romano. La conoscenza di modelli bizantini e della pittura crociata appare evidente soprattutto nelle scelte compositive e iconografiche, nel ricorso ad alcuni motivi decorativi e nella resa di alcuni particolari come le pieghe dei panneggi; per converso, alcuni dettagli come la rappresentazione drammatica della Derisione ricordano analoghe soluzioni presenti nella miniatura di area germanica del secolo XII
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900405623
- NUMERO D'INVENTARIO 1578
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2001
2002
2007
- ISCRIZIONI sopra l'aureola - I[E]H[SU]S [NA]ZA[RE]N[US] [REX] IU[DE]O[RUM]// - lettere capitali - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0