Madonna in trono e Santi
dipinto,
Sogliani Giovanni Antonio (1492/ 1544)
1492/ 1544
La Vergine, con il bambino in braccio, è assissa su un trono rialzato: otto santi la circondano, mentre in alto due putti sorreggono un tendaggio
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Sogliani Giovanni Antonio (1492/ 1544)
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La "taula per l'altare di san Giovanni Battista e san Giorgio" fu commissionata il 23 marzo 1536 al Sogliani, che ne prometteva la consegna entro "uno anno" da quella data; terminata in realtà soltanto più tardi, il 30 ottobre 1537, fu pagata, secondo gli accordi stabiliti, "ducati centovinti di lire sette, cioè lire 840" (come si ricava dai documenti pubblicati in TANFANI CENTOFANTI 1897, p. 266). Il dipinto è citato col corretto riferimento al pittore dal Tronci (in BACCI 1922, p.17), sino al Titi (1721, p.12); il da Morrona (1787, I, pp. 77-79) diede avvio alle incertezze attributive appoggiandosi alle notizie riferite dal Vasari ([1568] 1966-1987, IV, p. 443), secondo cui il Sogliani avrebbe soltanto completato l'opera, già iniziata da Perin del Vaga. Questi ne ricevette, in effetti, la commissione nel 1534; vista l'insolvenza del pittore, l'Operaio affidò l'incarico dapprima a Niccolò dell'Abbrugia, che ne fu però esonerato, evidentemente per l'insoddisfazione dei committenti, e infine al Sogliani. A conferma del resoconto che si trae dai documenti, il progetto originario di Perino per la tavola, riconosciuto da Popham (1945, pp. 85-86) in uno schizzo conservato a Vienna, Albertina, è in tutto indipendente dal dipinto effettivamente realizzato. L'opera riprende, in misura determinante, da fra' Bartolomeo (si confronti, per la struttura compositiva, anche nell'identico motivo delle due sante affrontate in basso, La Madonna e sei Santi, dipinta in collaborazione con l'Albertinelli, Firenze, San Marco), mentre i tratti quasi massicci di alcune delle fisionomie, il S. Giorgio in particolare, rimandano alle soluzioni accentuatamente monumentali delle opere più tarde, ad esempio il Salvator Mundi (Firenze, Pitti). Un rapporto tanto stretto di derivazione è bilanciato dalla persistenza dei modi tardoquattrocenteschi appresi nel periodo di formazione svolto dal Sogliani presso Lorenzo di Credi. L'effetto di decolorazione dei panni nelle parti più direttamente illuminate, o il modo che hanno le epidermidi, compatte e lustre, di riflettere la luce, ad esempio, avranno trovato appoggio, più che nei dipinti, nelle prove grafiche del Credi, ritoccate insistentemente a biacca sui rialzi in modo da saggiare consistenza e rilievo di volti (ad esempio la Testa di giovane, Cambridge, Fitzwilliam Museum) o panneggi (lo Studio di drappeggio, Oxford, Christ Church). Il passaggio di simili modalità tecniche dal livello della prova per studio, quale è quello rappresentato dai disegni, alla fase dell'esecuzione pittorica vera e propria, genera l'aspetto di diligente applicazione e quasi bontà artigianale delle stesure che è tipica del Sogliani. Analogamente, la tendenza a ripetere schemi compositivi, pose ed espressioni sempre assai simili, se non proprio identici, da un'opera all'altra, avrà preso avvio dalla pratica effettiva di replica dei prototipi più richiesti dalla committenza, essenzialmente privata, in uso nella bottega del Credi. La limitazione, per non dire il blocco effettivo che ne deriva allo sviluppo delle premesse propriamente culturali dello stile, tende a far coincidere la qualità dell'opera col mantenimento di uno standard, rigorosamente tecnico, di accuratezza esecutiva. Uno studio dal nudo per la figura del S. Giorgio (Firenze, Uffizi, 17039 F) è stato identificato da Berenson (1961, II, p. 585)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665558-1
- ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0