turibolo - a corpo architettonico, opera isolata - bottega francese (metà sec. XIX)

turibolo a corpo architettonico, 1845 - 1845

La base, a sezione circolare, è impostata su un alto gradino liscio, che una breve cornice concava ed una convessa ad archi inflessi pendenti, includenti corolle di fiori e separati in basso da trifogli su fondo puntinato, raccordano al corpo centrale piatto, liscio e lucido. Su di esso pendono scaglie dal breve collo in cui si restringe e che una cornicetta bombata collega alla coppa. Questa, sul fondo, è decorata da archi acuti modanati al ternati a fiori a giglio su campo puntinato, mentre nella parte centrale è liscia e lucida. Alla sommità si allarga, con un profilo poligonale mistilineo definito da tre terne di lati rettilinei collegate da altrettanti archi di cerchio convessi ed è decorata con tre terne di archi acuti trilobati aggettanti. Questi hanno pennacchi puntinati recanti campi triangolari piatti, lisci e lucidi e includono trifogli, su fondo puntinato. (Segue in OSS)

  • OGGETTO turibolo a corpo architettonico
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ traforo/ doratura
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Insieme alle ampolle (scheda 20000017), al vassoio portampolle (scheda 200 00018), al campanello (scheda 20000019), all'ostensorio (scheda 20000016) e alla navicella (scheda 20000015) il turibolo fa parte del servizio in argento dorato di proprietà di Giovanni Battista Parretti (1779-1851), arcivescovo di Pisa dal 1839 al 185: gli oggetti che compongono il servizio pre sentano caratteri stilistici profondamente diversi fra loro. Il turibolo e la navicella, datati tra il 1840 e il 1845 da Giampiero Lucchesi (G. Lucchesi, "Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 75), ma in realtà eseguiti nel 1845 come attesta la data racchiusa in una delle cartelle sul coperchio della navicella, si inseriscono in un ambito culturale assai diverso da quelli cui appartengono le ampolle, il vassoio portampolle e il campanello da un lato e l'ostensorio dall'altro. Negli inventari non c'è traccia di questi due arredi e soltanto la presenza dello stemma Parretti fornisce la prova della loro appartenenza a questo Arcivescovo. Sebbene il punzone di bottega impresso sul turibolo non consenta di individuare con esattezza l'orafo che ha realizzato i due oggetti, tuttavia grazie ad un'accurata analisi stilistica è possibile risalire almeno al contesto artistico di cui sono il frutto. Tipico esempio di stile neogotico, nella forma e nell'apparato decorativo essi, senza riferirsi ad un modello preciso, cercano di mettere insieme tanti frammenti ritenuti propri del gusto trecentesco, nel tentativo di riecheggiare lo spirito di quel mondo così lontano. L a Francia è all'avanguardia nella rielaborazione degli stili storici più disparati ed è proprio nell'ambito francese che troviamo esempi particolarmente interessanti di arredi dominati dal gusto neogotico. Questo comincia a farsi strada a partire dall'Esposizione dei prodotti per l'industria del 1834, la prima di quelle tenute durante il regno di Luigi Filippo, e si di ffonde su vasta scala soprattutto dagli anni Quaranta del XIX secolo. L'oreficeria di uso ecclesiastico, da sempre più conservativa e legata alla tradizione rispetto a quella di uso profano, viene influenzata dal gusto neo gotico soltanto a partire dai tardi anni Quaranta dell'Ottocento e trova n ell' "orfèvre du Roi" Jean-Charles Cahier prima ed in Placide Poussielgue- Rusand poi esponenti di grande prestigio. In questo ambito artistico si collocano il turibolo e la navicella del servizio Parretti, che rappresentano l'ennesimo esempio dell'esistenza di stretti legami tra la Cattedrale pi sana e le botteghe orafe francesi, che in questi anni sono all'avanguardia in Europa. Per questi oggetti, eseguiti a pendant, l'architettura si rivel a una sorgente inesauribile d'ispirazione. Il turibolo riprende la tipologia "a castello": il coperchio è diviso in due ordini separati da una balau stra e scanditi da archi acuti trilobati. Questi costituiscono il leit motiv della decorazione non solo del turibolo, ma anche della navicella, in cui racchiudono trifogli. Nei due oggetti, ma soprattutto nel turibolo, si avverte un verticalismo accentuato, che esprime la tensione a salire verso l'alto, evidente nella forma del coperchio del turibolo così snello ed allungato, come pure nell'insistenza nel ripetere ovunque gli archi ogivali, i trifogli e la figura del triangolo riproposta anche nel corpo conico del l'impugnatura del turibolo. Quel bisogno di trascendenza e di comunione col divino, che si avverte nello slancio verticale delle cattedrali gotiche, finisce per rappresentare l'immagine stessa del Medioevo. Ma anche in questi oggetti l'eclettismo è in agguato: le cornici con foglie d'acanto, i passanti per le catenelle a forma di vaso dal corpo bombato, il nodo a vaso strigilato con cornici a tortiglione della navicella e, soprattutto, la terminazione a cupola del coperchio del turibolo, laddove ci saremmo aspetta ti più coerentemente una guglia gotica, costituiscono elementi estranei al la cultura medievale. Il Medioevo, trasfigurato dall'ottica romantica, vie ne visto non con gli occhi della storia, ma con quelli del sentimento
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900662165
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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