STORIE DI SAN MICHELE ARCANGELO

dipinto,

Personaggi: Angelo Annunciante; Dio Padre; Madonna Annunciata; San Girolamo; San Benedetto; San Pietro; San Giovanni Battista; San Bernardo; San Gregorio; San Gargano; San Michele Arcangelo; San Giuseppe; Santo vescovo. Animali: tori; bue; asinello; pecore. Architetture: mura merlate; Castel Sant'angelo; capanna; cappella; camera del vescovo. Paesaggi: rocce; paesaggio del Gargano; paesaggio collinare entro le mura di Roma. Armi: arco; frecce

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Priamo Della Quercia (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Pittore Fra Lorenzo Monaco Ed Alvaro Pirez
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di Villa Guinigi
  • LOCALIZZAZIONE Villa Guinigi
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il complesso, dalla carpenteria molto elaborata, presenta nel registro principale tre nicchie destinate ad ospitare su di un basamento ligneo esagonale altrettante statue. Più in alto si trovano le tre tavole cuspidate con Dio Padre al centro dell'Annunciazione,dove il muro alle spalle di Maria,ricurvo e smerlato, di color verde,è forse un'allusione alla torre di David.Nell'ordine mediano si incontrano le raffigurazioni di due santi monaci: San Benedetto e San Bernardo.La predella è costituita da sette tavole dipinte: pannelli rettangolari di diversa larghezza,alternativamente prospicienti ed arretrati di qualche centimetro l'uno rispetto all'altro.Si tratta di quattro apparizioni dell'arcangelo Michele ai lati e della Natività al centro,quest'ultima affiancata da due tavole più strette in cui sono raffigurati San Lorenzo ed un Santo diacono forse,per la presenza della fune,identificabile in San Vincenzo.Il primo episodio ritrae l'apparizione dell'arcangelo Michele sul Gargano; la seconda delle scene l'apparizione al papa Gregorio,mentre,al termine della terribile pestilenza che aveva afflitto Roma,ripone la spada nel fodero.Nella scena della Natività è eliminato ogni riferimento al parto di Maria secondo quanto suggerisce la diffusione dell'iconografia basata sulle Revelationes di Santa Brigida. Come ho già avuto modo di sottolineare(Pisani 1996,1998,dall'iconografia del complesso si può dedurre la connessione ad una sede ecclesiastica dedicata all'Arcangelo Michele(nella predella vi sono ben quattro delle sue apparizioni miracolose)ed anche il collegamento ad una comunità monastica,presumibilmente benedettina se non cistercense,come sembrano indicare i due santi monaci dei pilastrini.Le fondazioni cistercensi in Lucchesia erano due: quella delle monache di San Cerbone,presenti in quel monastero sin dal 1441, quando furono trasferite nella chiesa urbana di Santa Giustina,e quella di San Pantaleone in Farneta smantellata nel 1440;nel Pisano si trovava invece San Michele alla Verruca,caduto in rovina già alla fine del XV secolo.L'autografia di Priamo della Quercia è stata riconosciuta sin dagli studi del Meiss(1964, 1969)che per primo ha individuato un'attività lucchese del pittore.Dal punto di vista stilistico,Priamo sembra aver assimilato elementi da più di un modello(Pisani 1998).Nella prima tavola della predella rispetto al prototipo di Agnolo Gaddi,oggi alla Pinacoteca Vaticana,semplifica la scena e sceglie di porre la mole di Adriano d'angolo, suggerendo così l'idea di una profondità più accentuata.Quest'ultima è contraddetta dall'ingenuo profilarsi delle mura di Roma nella stessa tavola e dall'incerta disposizione degli elementi architettonici inseriti nelle restanti scene della predella. Nella Natività,la ripresa dal polittico del 1414 di Lorenzo Monaco raffigurante l'Incoronazione della Vergine,per il monastero fiorentino di Santa Maria degli Angeli ed oggi agli Uffizi,al quale Andrea di Giusto guardava ancora nella predella del polittico oggi a Prato, datato 1435, indica come terminus p. q. almeno il 1414. La linea tagliente del camaldolese è tradotta in forme morbide,sinuose e fluenti.Un vago ricordo dei modi di Gherardo Starnina si coglie nei tipi raffigurati alle spalle del papa nella scena della mole di Adriano. L'impronta di Taddeo di Bartolo si ravvisa invece in modo accentuato nelle raffigurazioni delle cuspidi.Il chiaroscuro forte e deciso dei personaggi della predella sembra quasi una traduzione cromatica del modellato delle sculture di Jacopo,mentre alcuni personaggi,soprattutto quelli dei pilastrini laterali concepiti come piccole statue,sembrano quasi suggerire la conoscenza di modelli rinascimentali.Considerati questi dati stilistici ed il proseguo del percorso del pittore sembra di poter indicare una datazione intorno all'inizio del quarto decennio,momento in cui Priamo fra l' altro è attestato a Lucca.Nonostante lo stato di conservazione in cui ci è arrivato(gran parte delle scene della predella sono state ricostruite -in maniera differenziata- in occasione dell' ultimo restauro)il dipinto occupa ancor oggi un posto privilegiato all' interno dell'esiguo catalogo di Priamo della Quercia. Fra i pochi numeri del corpus di opere finora riferibili al maestro,credo si possa aggiungere anche una Madonna col Bambino ed angeli musicanti,conservato nel museo di palazzo Bellomo a Siracusa. Questa tavola-che mi è stata segnalata da Andrea de Marchi come possibile opera di un allievo di Priamo e che finora è nota solo agli studi sul tardogotico in Sicilia-a mio avviso è assai prossima al dipinto datato 1450 oggi nella pinacoteca comunale di Volterra e potrebbe esser arrivato in Sicilia seguendo la traiettoria di altre tavole inviate da Pisa,come le opere di Giovanni di Nicola e di Turino Vanni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900524370
  • NUMERO D'INVENTARIO 147
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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