Santa Caterina d'Alessandria e storie agiografiche
L'opera di forma rettangolare presenta al centro la figura della Santa, mentre ai due lati si dispobgono rispettivamente quattro scene della vita della Santa. Il bordo perimetrale è dipinto con elementi decorativi fogliacei su fondo rosso; al di sopra di ogni storia è disposta un'iscrizione esplicativa. La tavola è di forma pressoché rettangolare, con tuttavia una terminazione trapezoidale nella parte superiore. La cornice che delimita la composizione è leggermente rilevata ed è decorata con motivi vegetali. Santa Caterina è rappresentata al centro della tavola, entro un riquadro decorato sui lati verticali da una decorazione a palmette. La martire è rappresentata frontale, con la croce (che simboleggia il martirio) nella mano sinistra; conformemente alla sua nascita regale, ha la testa cinta di corona e, sopra una semplice tunica, indossa un manto decorato con insegne imperiali. L'abbigliamento è inoltre impreziosito dall'inserimento nella superficie pittorica di pietre preziose (in buona parte scomparse). Ai due lati sono rappresentate otto scene che illustrano i momenti più importanti della Vita di santa Caterina d'Alessandria. A sinistra: Caterina, giovane donna di Alessandria di stirpe regale, esorta l'imperatore Massenzio, persecutore dei cristiani
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a tempera/ doratura
- AMBITO CULTURALE Ambito Pisano
-
ALTRE ATTRIBUZIONI
ambito bizantino
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
- LOCALIZZAZIONE Convento di San Matteo in Soarta (ex)
- INDIRIZZO Piazza San Matteo in Soarta, 1, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera è stata attribuita a scuola pisana del XII secolo da Supino (1894) edel XIII secolo da Bellini Pietri (1906), che riporta anche una notizia contenutanella cronaca manoscritta di Arrosti. Sirèn (1914) ha riferito il dipinto alla corrente impressionistica rappresentata da Enrico di Tedice; tale riferimento è stato escluso da Longhi (1948), che ha considerato l'opera un prodotto di bottega asiatica, da Garrison (1949) che parla genericamente di artista pisano verso il 1250-60, e da Vigni (1950) che preferisce parlare di avvicinamento, per via della corsività del segno, alla maniera di Enrico ,dalla quale la tavola peraltro si distinguerebbe per una "corposa sensibilità, anche coloristica" e "un sano umore popolaresco". Secondo Vigni, l'autore dell'opera, un pisano poco dopo la metà del '200, manifesterebbe un gusto simile al San Michele Arcangelo e sei storie, già nella chiesa di sant'Angelo di Vico l'Abate, da alcuni riferito a Coppo di Marcovaldo. Anche Carli (1974, 1994) ha notato affinità con quest'opera nonché con la pala raffigurante San Francesco e storienella cappella Bardi in Santa Croce a Firenze, e ha attribuito la Santa Caterina ad un artista pisano verso il 1260, sottolineando che se la figura centrale della Santa è "rigida e inespressiva", le storiette laterali per spontaneità espressiva e vivacità cromatica sono "incantevoli". Anche Caleca (1987) ha sottolineato il rapporto dell'opera col Maestro di Vico l'Abate. Alcuni studiosi tendono ad identificare questa immagine con una tavola rappresentante santa Caterina e scene del suo ciclo agiografico che ai tempi di Vasari (1568) e Tronci (c. 1640) era collocata in un altare della chiesa di Santa Caterina. In realtà si trattava più probabilmente di due opere distinte, giacché Da Morrona riferisce di una simile tavola perduta da non molti anni. Il culto della santa martire di Alessandria è di antica data nella chiesa di San Silvestro, come dimostra la sua rappresentazione nel dossale n° 1582 del Museo Nazionale di San Matteo, anch'esso ubicato anticamente nello stesso luogo. Il suo culto come immagine miracolosa ci è noto a partire dal tardo secolo XVI; si raccontava che essa fosse apparsa, nel 1235, sulle onde dell'Arno all'altezza del ponte alla Spina e che solo il priore di San Silvestro fosse stato riconosciuto degno dalla Provvidenza di raccoglierlo. Collocata al primo altare della navata destra, entro una tela del pittore lucchese Paolo Guidotti (1560-1629), era tenuta costantemente coperta da un velo, rimosso unicamente nel giorno della festa di santa Caterina (25 novembre); nella prima metà dell'Ottocento, col passaggio del complesso di San Silvestro all'ordine di San Francesco Sales, le fu sovrapposto un quadro raffigurante quest'ultimo santo. Con la soppressione del convento (1881), la tavola fu acquisita dal Comune di Pisa e fu quindi collocata nella seconda sala del nuovo Museo civico. La scelta compositiva che è stata adottata in quest'opera, consistente nel ritratto del personaggio sacro associato a scene tratte dal suo ciclo agiografico, mostra affinità con analoghe soluzioni presenti nella contemporanea produzione di icone bizantine e crociate, dove tuttavia le scene sono usualmente più ridotte di dimensioni e sono collocate tutto all'intorno della figura centrale; in particolare, è stata sottolineata l'affinità con un'icona conservata nel Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai, in cui la santa è tuttavia abbigliata come un'imperatrice bizantina. Le due tavole sono differenti anche nella forma: l'icona sinaita ha uno sviluppo verticale, mentre la tavola pisana ha una struttura pressoché quadrata. Le differenze si spiegano con le diverse collocazioni in cui i due oggetti erano esposti; se l'icona era esibita su un apposito mobile liturgico o era appesa solitamente a una colonna o alla barriera dell'iconostasi, la tavola pisana, destinata verosimilmente all'esposizione sulla mensa dell'altare in occasione della festa della santa, doveva adattarsi alle sue dimensioni e alle condizioni di visibilità dell'edificio. Nella resa della figura centrale l'artista riproduce un modello orientale e in particolare cerca di dare al volto un aspetto corposo per mezzo dell'illuminazione dell'incarnato con sottolineature bianche. L'impiego di formule lineari è tuttavia evidente nella resa di altri particolari come le nocche delle mani o le pieghe della tunica; nelle scene le figure e gli sfondi sono definiti solo a tratti sommarie con una serie limitata di colori, secondo una prassi che trova punti di riscontro nella produzione di Berlinghiero e della sua scuola e conosce dei paralleli in ambito fiorentino, come nel San Michele di Vico l'Abate (San Casciano Val di Pesa, Museo d'arte sacra)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900405628
- NUMERO D'INVENTARIO 1583
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2001
2002
2007
- ISCRIZIONI sopra la prima storia in alto a sinistra - R...O// - lettere capitali - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0