S. Cristoforo e figure umane e mostruose

capitello, 1150 - 1199

Capitello

  • OGGETTO capitello
  • MATERIA E TECNICA MARMO BIANCO
  • AMBITO CULTURALE Bottega Pisana
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera entrò in Camposanto prima del 1815 (Inventario 1815) e fu collocata nella galleria Nord, sotto la "Cosmogonia", sopra l'architrave di S. Silvestro [09/00235594] (ROSINI 1816a, DA MORRONA 1816), insieme con altri pezzi: un capitello [09/00235605], due frammenti di urne etrusche e due test e romane (una in realtà medievale); l'opera in esame si trovava al terzo posto, tra il capitello e una testa. Tra 1816 e 1823/'25 subì un trasferimento (non risulta sull'architrave in ROSINI 1816b); più tardi lo troviamo ( ROSINI 1829, LASINIO 1831) nella galleria Sud, sotto la "Tebaide", collocato sopra il sarcofago XLI (C 2 est), con due frammenti classici; di lì a poco Lasinio vi inserisce, come base, il capitello [09/00235609] su tronco di colonna, che prima precedeva il gruppo (GRASSI 1836-38). Poco prima del 1872 (NISTRI 1872), sotto la "Tebaide" si collocò un mosaico romano ed il gruppo fu spostato di qualche metro a destra. Con la risistemazione della galleria Sud (1906-09), il capitello fu tolto ed esposto nella galleria Nord, sotto la "Maledizione di Cam", come base del David [09/00235587]. Il n uovo gruppo fu trasferito nella Sala del Grifo del Museo dell'Opera (CARLI 1935a). Nel dopoguerra, con molta probabilità, segue le vicende del David: ritorna in Camposanto, dapprima nella galleria Nord, pressappoco nella posizione ante 1935, quindi nel Salone degli Affreschi. Infine, il trasferimento al Museo Nazionale di S. Matteo (1986). Il capitello proviene da un orto presso S. Iacopo in Orticaia, di proprietà dei signori Galli (tre fratelli che avevano possedimenti vari presso la chiesa: il più vicino è l'orto , particella 880, sezione D, del Catasto di Pisa, 1830 ca.); essi ne fecero dono a Lasinio (LASINIO 1831). È dunque molto probabile che in origine l 'opera fosse collocata nella chiesa di S. Iacopo, detta anche fuori della Porta alle Piagge, importante chiesa suburbana nel medioevo, che nella par te originaria superstite risale al XII secolo: i fianchi e l'abside, decorati con archetti e mensole figurate dai modi 'arcaizzanti' e i due portali in facciata (in quello maggiore un architrave intarsiato). Dové lasciare l a chiesa durante uno dei radicali interventi di restauro subito dall'edificio agli inizi del Seicento e alla metà del Settecento (PERA 1929) per fin ire negletto nell'orto; dalla stessa chiesa provengono il duecentesco S. Paolo addossato ad una colonna [09/00235592] e un Cristo benedicente, attribuito al secolo XIII (PISA 1946-47), già al Museo Civico e di cui sembrano perdute le tracce. Si presenta in un discreto stato di conservazione, senza eccessivi danni da erosione (ciò induce a pensare che abbia fatto parte dell'arredo interno) e con qualche caduta alle parti più aggettanti ed un distacco, integrato, della testa barbata sullo spigolo e di quella orizzontale sullo stesso lato (sottoposto quindi ad un evento traumatico). La ricchezza della composizione e l'istoriazione sui quattro lati fa pensare ad un'ubicazione privilegiata, da dove fosse visibile a tutti e in tutto il suo sviluppo, mentre il taglio e l'esposizione delle figure, aggettanti ed incurvate, indica un posizionamento in alto; le dimensioni contenute, infine, ci inducono a pensare, come destinazione originaria, ad un pulpito o ciborio o ad altro complesso tipologicamente analogo. Dal punto di vista iconografico-compositivo, si segnala il gran numero di personaggi, che infittiscono lo spazio rappresentativo, inteso non come un continuum ma rigidamente separato in quattro episodi isolati. Raffigurati singolarmente, essi non si sviluppano ognuno su di un lato, come ci si aspetterebbe, ma fanno centro sullo spigolo del capitello, in uno scarto rappresentativo che dove va richiamare maggiormente l'attenzione dello spettatore, costretto ad operare una rotazione per la corretta comprensione delle storie. La novità no n è certo nel porre lo spigolo come punto obbligato nella visione del capitello (basti pensare agli esemplari con protomi angolari), ma nell'aver usato l'angolo come punto generatore e centro della storia, la quale, allargandosi verso i due lati adiacenti del capitello, permette una sorta di appianamento della superficie del capitello, un annullamento della sua rigida struttura quadrangolare (ciò potrebbe dipendere anche dalla presenza di un modello 'piano', disegno o rilievo che sia). (continua in OSS) L'opera è stata presente nella mostra di Sarzana del 1992
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900235604
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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