Sacra Famiglia. Sacra Famiglia
dipinto,
Carracci Annibale (maniera)
1560/ 1609
Dipinto a olio su tavola, conservato in tabernacolo intagliato e dorato
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Carracci Annibale (maniera)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Annibale Carracci
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Sede della Direzione Regionale Romagna- Marche di Crédit Agricole Italia
- INDIRIZZO Piazza Sciascia, 141, Cesena (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fu acquistata dalla Cassa di Risparmio di Cesena nel 1987, attraverso la mediazione dell'antiquario bolognese Minaj Faldella; essa era di proprietà del Prof. Danilo Bellesi di Firenze che la cedette insieme al dipinto “Tarquinio e Lucrezia” di Alessandro Tiarini. La “Sacra Famiglia” era all'epoca attribuita ad Annibale Carracci e, come riportava lo stesso Bellesi (comunicazione scritta datata 15/12/1987, Archivio ex Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena), in passato era appartenuta alla raccolta dei Principi del Drago di Roma. In realtà la tavola risulta essere una delle numerose copie tratte dalla “Madonna Montalto” di Annibale Carracci, opera a lungo ritenuta perduta, finché riapparse sul mercato antiquariale inglese nel 2003, venendo acquistata dalla National Gallery di Londra. L'autografo è un dipinto a olio su rame, di piccole dimensioni (35 x 27,5 cm, corrispondenti a quelli della copia di Cesena), che venne commissionato ad Annibale Carracci a Roma, attorno al 1597-1598, dal cardinale Alessandro Peretti Montalto. L'opera dovette però ben presto passare nella collezione di Lorenzo Salviati, dove fu vista da Giovanni Pietro Bellori, che ne rimase particolarmente colpito per la bellezza, tanto da citarla nelle sue “Vite” pubblicate nel 1672. Tramite passaggi ereditari il dipinto confluì quindi nella raccolta capitolina dei Colonna, dove rimase fino alla fine del XVIII secolo, per poi prendere la strada dell'Inghilterra, venendo acquistata dal nobile scozzese Sir Archibald Campbell, nella cui collezione, poi smembrata nel 1947, è documentata a metà Ottocento. La fama del quadro di Carracci fu tale che nel Seicento fu copiato ripetutamente, tanto che già Bellori, che lo vide poco prima della pubblicazione delle sue biografie, ne lamentava lo stato di conservazione, affermando che “Questo quadretto per la sua bellezza, quando era nella Villa Montalta, copiandosi del continuo, già si consumava nelle mani de’ copisti “(Bellori 1672, p. 84 ). Il restauro e le relative indagini, a cui il dipinto è stato sottoposto dopo l'acquisizione da parte della National Gallery, hanno confermato il deterioramento dell'opera, con abrasioni e perdite di colore soprattutto lungo i contorni della figurazione, dovute probabilmente alle pratiche di ricalco utilizzate nel Seicento. Numerose sono del resto le derivazioni del dipinto giunte fino a noi, a partire dall'incisione che Cornelius Bloemaert ne trasse a Roma tra il 1638 e il 1645 (Londra, British Museum): tra le versioni pittoriche di qualità più alta e maggiormente fedeli all'originale sono da menzionare quelle conservate presso la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Christ Church Picture Gallery di Oxford e il convento di Sant'Antonio a Cortona. La copia di Cesena presenta invece notevoli differenze rispetto all'autografo carraccesco, di cui la più evidente è la completa eliminazione della figura di San Giovannino, che nella versione originale appare a destra della Vergine, mentre si sporge da dietro la culla per guardare verso Gesù Bambino; tale elisione ha spinto l'anonimo autore della copia in esame a soffermarsi con più cura sul paesaggio fluviale dello sfondo, che appare qui animato da eleganti ed esili figurine dipinte in punta di pennello e giustifica, almeno in parte, lo sguardo poco convincente della Madonna, che nell'originale è colta mentre si volge verso San Giovannino, richiamata dall'aggrapparsi del santo al suo manto azzurro. Altre importanti varianti nel dipinto cesenate sono la copertura della mano destra di San Giuseppe, che Carracci invece aveva lasciato in vista, arricchendola del bellissimo dettaglio degli occhiali da lettura e l'eliminazione, forse anche in questo caso per dare più spazio all'apertura paesaggistica, della colonna scanalata alle spalle della Vergine, che nella raffigurazione originaria divideva perfettamente in due la superficie pittorica, conferendo equilibrio e monumentalità al dipinto
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690294
- NUMERO D'INVENTARIO 400118726
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- ISCRIZIONI verso, su altarolo, in basso al centro, su etichetta nera - CASSA DI RISPARMIO/ DI CESENA/ INV./ N° 478 - A FUOCO - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0