Dormizione della Santa Vergine. Dormizione della Vergine

icona,

Tavola decorata a tempera e mediante l'utilizzo di oro in foglia e in conchiglia

  • OGGETTO icona
  • MATERIA E TECNICA tavola/ doratura/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Russo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Cassa di Risparmio di Cesena
  • INDIRIZZO corso Garibaldi, 18, Cesena (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fu offerta alla Cassa di Risparmio di Cesena nel 1988 dal restauratore Rodolfo Barracchia di Barzanò (Como), che ne aveva curato la perizia. Icona “da chiesa”, e non da devozione privata, viste le dimensioni importanti, il dipinto è stato datato alla seconda metà del Settecento e accostato alla Scuola di Palekh, piccola cittadina situata a nord-est di Mosca, sede di una delle più prestigiose manifatture artistiche russe: lo dimostrerebbero la cromia luminosa e vivace, la finezza esecutiva dei volti, l'incredibile precisione dei dettagli e la profusione di ornati, che prevede l'ampio uso di oro zecchino in foglia e in conchiglia per le aureole e le lumeggiature dei panneggi (perizia di Barracchia, datata 20/1/1988, Archivio ex Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena). L'icona è dedicata al tema della “Dormitio Virginis”, la cui iconografia si venne formando nell'arte bizantina intorno al X-XI secolo sulla base degli scritti apocrifi: il termine “Dormizione” derivava dalla credenza che Maria non fosse realmente morta, ma soltanto caduta in un sonno profondo, privo di ogni sofferenza, per poi essere direttamente assunta in cielo dopo tre giorni. Secondo il racconto del suo Transito, la Vergine, avvertita dell'imminente morte dall'arcangelo Gabriele, avrebbe espresso il desiderio di poter rivedere per un'ultima volta tutti gli apostoli, che furono quindi trasportati miracolosamente da ogni capo del mondo a Gerusalemme, per darle l’ultimo saluto. Come di consueto nelle icone bizantine, anche in questo caso i principali momenti del Trapasso della Vergine vengono raffigurati simultaneamente, ribaltando i canoni compositivi tipici dell'arte occidentale. La lettura dell'icona inizia infatti dall'alto, dove sono raffigurati i dodici apostoli che, accompagnati ognuno su una nuvola da un angelo e con un moto convergente verso il centro della raffigurazione, raggiungono la Città Santa, a cui alludono i due edifici turriti descritti con minuzia. L'evento centrale del racconto è invece visibile in basso, dove Maria giace serena su un letto funebre, attorniata e compianta dagli apostoli ( a ognuno dei quali l'abilità del pittore riesce a conferire un 'individuale espressività), mentre dietro di lei appare Cristo, recante in braccio una piccola figura femminile in fasce, simbolo dell'anima della Madre: in un significativo ribaltamento di ruoli, come Maria aveva dato la vita terrena al Figlio, qui Cristo dona a lei quella eterna. La figura di Gesù appare affiancata da due angeli e iscritta in una mandorla luminosa, coronata dalla presenza di un cherubino infuocato, simbolo delle potenze celesti e custode della porta del Paradiso; l'immagine del Figlio è in realtà il vero fulcro visivo dell'icona, sottolineando con la verticalità insistita del suo corpo, il moto ascensionale della Vergine, che dalla posizione orizzontale del suo corpo disteso, emblema della sua natura terrena, culmina con il trionfo della glorificazione divina nel clipeo sommitale che la vede in trono, trasportata da schiere angeliche verso il Paradiso. La verticale che divide perfettamente il dipinto viene così a simboleggiare contemporaneamente la discesa di Dio sulla terra e l’ascesa dell’uomo al Cielo. Tra gli apostoli, riuniti intorno al corpo di Maria, sono infatti ben riconoscibili San Pietro con il turibolo e San Paolo in atteggiamento di venerazione, posti non a caso in corrispondenza del capo e dei piedi della Vergine: i due principi degli apostoli costituiscono così la prua e la poppa di una ideale nave, incarnata dal corpo della Vergine e rappresentante la Chiesa, il cui albero maestro coincide con il Cristo e la cui rotta conduce verso il porto della salvezza. Davanti al letto funebre è rappresentato, in dimensioni minime seguendo le norme delle proporzioni gerarchiche, il sacerdote ebreo Jefonia che, secondo il racconto di San Giovanni Damasceno, cercò di rovesciare il catafalco della Vergine durante la traslazione del suo corpo al sepolcro nel Getsemani, ma le sue mani furono troncate dall'arcangelo Michele, per poi essere miracolosamente riattaccate in seguito al suo pentimento e alla sua conversione. Assistono infine al Transito tre figure di vescovi (che la tradizione identifica in maniera non univoca con Dionigi l'Areopagita, Ieroteo di Atene, Timoteo di Efeso e Giacomo di Gerusalemme) e schiere di pie donne piangenti
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690293
  • NUMERO D'INVENTARIO 400118728
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • ISCRIZIONI verso, su listello, in alto a destra - 400118728 - a pennarello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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