Ulisse e Diomede nella tenda di Reso. Davide risparmia Saul

dipinto,

Dipinto a olio su tela, in cornice scanalata e dorata

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Giaquinto Corrado (maniera)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI GIAQUINTO CORRADO
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Cassa di Risparmio di Cesena
  • INDIRIZZO corso Garibaldi, 18, Cesena (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera, all'epoca attribuita a Corrado Giaquinto (Molfetta, 1703 – Napoli, 1765), fu acquistata dalla Cassa di Risparmio di Cesena presso la Galleria d'Arte Antica Bertogalli Luigi di Parma, in occasione della mostra dell'Antiquariato di Colorno del 1986. Si tratta in realtà di una copia, seppur molto fedele all'originale e di notevole qualità, tratta da un'opera di Giaquinto, sconosciuta alla critica sino al 1978, anno in cui comparve ad un'asta Sotheby's, per poi passare in collezione privata romana e infine entrare nel 1979 a far parte delle collezioni della Pinacoteca Provinciale di Bari ( inv. 1645, scheda ICCD n. 1600035725). Il soggetto della tela, datata al periodo in cui Giaquinto soggiornò alla corte di Spagna (1753-1762), è abitualmente riconosciuto in un episodio del X canto dell'Iliade, in cui si narra di come i due eroi greci Ulisse e Diomede, una volta introdottisi di notte nell'accampamento nemico dei Traci, uccisero il re Reso e i suoi soldati, per impossessarsi delle loro preziose armi e degli splendidi cavalli bianchi che, secondo l'oracolo, avrebbero potuto rendere inespugnabile Troia. Recentemente dalla direzione della Quadreria cesenate è stata tuttavia proposta una nuova interpretazione del tema, che vedrebbe in realtà raffigurato nel dipinto un episodio veterotestamentario, narrato nel Libro di Samuele (I, 26): Davide, costretto a fuggire e a nascondersi per l'invidia suscitata in Saul dopo aver sconfitto il gigante Golia, sentitosi ormai braccato dall'esercito di Israele nel deserto di Zif, decise di entrare di notte nell'accampamento nemico insieme al compagno Abisai, sorprendendo così Saul e i suoi soldati addormentati in un sonno profondo; Davide scelse tuttavia di risparmiare la vita al re, essendo stato quest'ultimo consacrato da Dio, e fermò dunque la mano di Abisai che era intenzionato a uccidere Saul con la lancia che era infissa a terra di fianco al suo giaciglio. Secondo la recente rilettura, nel dipinto quindi sarebbe rappresentato Davide che, con un'elegante torsione, si interpone in maniera melodrammatica tra Abisai e il bellissimo corpo nudo riverso di Saul, per poi allontanarsi, come si legge nella Bibbia, portando con sé la lancia e la ciotola dell'acqua di Saul, senza destare i soldati del re israelita, immersi in un torpore miracoloso inviato da Dio. L'impostazione fortemente teatrale del quadro risulta amplificata dai suggestivi passaggi chiaroscurali e dal drappo dorato che, quasi fosse un grande sipa­rio, si solleva a mostrare il languido e indifeso corpo di Saul. Pur essendo riemerso in tempi recenti (1978), il dipinto dovette godere al suo tempo di una certa fama a giudicare dalle derivazioni che ci sono giunte: prima della sua riscoperta, una copia antica di formato più piccolo fu segnalata sul mercato antiquariale romano, mentre più recentemente è stata resa nota un'altra versione conservata presso i Musei Vaticani e proveniente dagli ambienti della Segreteria di Stato; nella medesima Quadreria cesenate si conserva inoltre un'ulteriore copia del dipinto, ma di qualità decisamente più bassa (scheda ICCD n. 0800690286)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690241
  • NUMERO D'INVENTARIO 400118686
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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