storie di Enea e Didone

arazzo,
Wauters Michiel (notizie Seconda Metà Sec. Xvii/ 1679)
notizie seconda metà sec. XVII/ 1679

Ciclo di otto arazzi raffiguranti storie di Enea e Didone

  • OGGETTO arazzo
  • MATERIA E TECNICA SETA
    lana e seta/ arazzo
  • ATTRIBUZIONI Romanelli Giovanni Francesco (1610/ 1662): disegnatore
    Wauters Michiel (notizie Seconda Metà Sec. Xvii/ 1679): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Piuttosto complessa è la storia degli arazzi. La serie, descritta in forma sommaria e alquanto generica nell'inventario del 1735 di Palazzo Alberoni a Roma "Apparato di arazzi nobili a figure", fu trasferita in seguito a Ravenna e a Bologna durante le legazioni pontificie del Cardinale facendo ritorno nella capitale nel 1744 (Inventario, 1735, ff. 2-8), Stimati dall'arazziere Pietro Ferloni nel 1760 la somma di quattrocentottanta scudi (Rossi, 1978, p. 221) furono offerti in vendita, insieme agli altri arazzi alberoniani, al conte Ercolani di Bologna, ma non vennero acquistati, giungendo così a Piacenza nel 1761 (Rossi, 1939, p. 226). L'interesse critico verso questi pezzi nacque soltanto nel nostro secolo quando furono esposti nel 1902 in San Vincenzo e l'anno successivo al Museo Civico di Piacenza; nel catalogo si insiste in particolare sull'iconografia della serie giudicata tessuta a Bruxelles da Van Brugghen (Ferrari, 1903, p. 31). Nel catalogo della Galleria del Pancotti si avanza, per la prima volta, il nome di Giovanni Francesco Romanelli, come autore dei cartoni, attribuzione rivista l'anno successivo nel 1933 a favore di Pietro da Cortona (Pancotti, 1932, p. 28; Ibid., 1933, p. 21). Con lo studio del 1933 del Pettorelli si giunse ad individuare l'autore dei cartoni in Francesco Romanelli sulla base della firma di cui comparivano tracce nella scena del sacrificio di Didone; arazziere della serie fu invece Michiel Wauters di Anversa (Pettorelli, 1933, pp. 147-148). Lo studioso due anni dopo (Pettorelli, 1935, pp. 1-7), elencando altre serie della storia di Enea e Didone, pure prodotte dal Wauters, - una serie completa di otto pezzi si trova a Vienna, Kunsthistorisches Museum, mentre singoli pezzi sono segnalati nella "collezione della Corona di Svezia", nei Musei di Cleveland e Sforzesco di Milano - avvia un discorso critico approfondito sul marchio di fabbrica dell'arazzeria dei Wauters, riprendendo un tema toccato da Crick-Kuntziger, 1935, p. 39). I cartoni furono dunque disegnati dal Romanelli fra il 1630-35 e tessuti ad Anversa prima del 1679 quando Michiel Wauters venne a mancare. Queste conclusioni furono accettate dalla Zangrandi e da Rossi e da Arisi che segnala anche la vendita di sei cartoni del Romanelli nel 1969 al Norton Simon Museum di Pasadena, la Rubinstein segnala al British Museum due disegni preparatori della serie (Rubinstein, 1968-1969, p. 109 e r). Forti Grazzini ricorda inoltre le numerose redazioni della serie presenti nei musei: all'Accademia di Brera di Milano, al Cleveland Museum of Art di Cleveland, al Raadihuis di Nimega, al Kunsthinstorisches Museum di Vienna, nelle collezioni reali di Stoccolma, nella collezione Bellini di Firenze ed infine a Napoli (Forti Grazzini, 1990, p. 118). Il ciclo presenta bordure con raffigurazioni fortemente simboliche. Un festone di fiori, legato da nastri nei bordi laterali identici, s'intreccia con parti di un'armatura (una goletta, uno scudo ed un busto) e con un'anfora ad anse a cordone, mentre nella cornice orizzontale superiore si congiunge con corone e cartigli, posti ai lati di un fastigio centrale ove è raffigurata la nave a vela del periplo di Enea. Nel bordo inferiore, sopra il medaglione centrale che non risulta riempito con l'arme del proprietario campeggia un'aria che allude al sacrificio di Didone. Il festone è arricchito da fiori, da fiaccole rovesciate e, in alcuni pezzi, anche da una coppia di vasi. Le tinte della serie sono intonate sulla gamma dei bruni, con campiture rosse e blu; la cromia risulta un carattere distintivo delle "tinture" di Anversa della seconda metà del XVII secolo (Periti, 1991/1992, p. 234). Il fatto che nella serie alberoniana non compaia nel medaglione centrale del bordo inferiore alcuno stemma, potrebbe significare che Alberoni l'avesse acquistata direttamente dagli eredi dell'Arazziere o attraverso i suoi numerosi agenti. Gli arazzi sono in cattivo stato di conservazione, mancando della parte inferiore, in ampie zone della trama; anche i colori hanno perso la brillantezza originaria
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800306782
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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