Madonna Mazzanti. Madonna con il bambino, detta Madonna Mazzanti

trittico ca 1480 - ca 1489

La tavola, frammento centrale di un trittico disperso, mostra la Madonna in trono con il Bambino benedicente. Sul pavimento, al centro, compare lo stemma dei committenti

  • OGGETTO trittico
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Badile Antonio Ii (1424-1425/ 1507-1512)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto, acquistato da Cesare Bernasconi dopo il 1851, è registrato con l’attribuzione a Francesco Benaglio al numero 213 nel catalogo della sua collezione redatto dal pittore Carlo Ferrari, dove si annota che «in un orlo del tappeto […] vi è scritto bizzaramente: Andrea Mantegna, con l’anno», iscrizione ritenuta apocrifa. Giuseppe Gerola, in un foglio a stampa del 1909 circa contenuto nella scheda del dipinto, ipotizzava un uso del pannello «come materiale da teatro» con «al rovescio una parte di tenda per quinta», che per Marinelli (1987) risulta essere «un tendaggio liturgico barocco di grossolana fattura». La tavola può configurarsi quale esempio emblematico della poetica figurativa del pittore veronese, o forse meglio, della sua ‘maniera’, sempre in bilico tra la formazione di matrice tardogotica assunta nella bottega del padre Giovanni e la volontà, debole e tuttavia continua e coerente, di aderire alla cultura rinascimentale. L’opera risulta essere, anche per il buono stato di conservazione, una delle più significative di Antonio Badile, nella pacata intimità che viene a crearsi tra la madre e il figlioletto benedicente,intento a mirare il cardellino, simbolo della Passione. Sul pavimento piastrellato, interrotto in primo piano da una fascia orizzontale, nota abbastanza usuale nelle composizioni di Badile, è applicato lo stemma della famiglia Mazzanti, che dà il nome al dipinto. Lo scudo del leone d'oro rampante con la mazza su campo azzurro si inserisce all'interno di una morbida cappa di vaio, un mantelletto canonicale regolarmente segnato da fiocchetti lungo il bordo. La tavola, certamente pannello centrale di un trittico disperso, è verosimilmente da riferirsi alla committenza di uno dei membri più prestigiosi della famiglia veronese, a Francesco appunto, come già ipotizzava Trecca (1912), che diviene canonico nel 1489 ed è arciprete del Capitolo della cattedrale nel 1499 fino al 1534. Guzzo (1993a) non esclude una esecuzione seriore dell’inserto araldico, ritenendo nel contempo difficoltosa la destinazione dell’ancona all’altare della omonima cappella gentilizia in Duomo, fondata proprio da Francesco e occupata fin dal XIV secolo dall’ingombrante arca di Sant’Agata. Sempre all’interno del Duomo, Rognini (1994) pone il dubbio che la Madonna possa identificarsi con l’ancona dell’altar maggiore saldata dallo stesso Francesco Mazzanti a Pier Paolo Badile, nipote di Antonio, poco dopo il 28 settembre 1489, e pertanto ad una data in cui il prelato non aveva ancora conseguita la carica arcipretale. Comunque, riferita al "corpus" pittorico di Antonio Badile, una datazione posteriore al 1499, legata all’assunzione da parte del committente del più prestigioso incarico, parrebbe troppo ritardataria, se relazionata al linguaggio ancora impregnato di nostalgiche rivisitazioni goticheggianti. Non disdice insomma una vicinanza alla "Madonna dei cherubini", datata 1487, e alle opere degli anni ottanta, se del resto già nel 1490 il trittico smembrato di Sant’Elena si caratterizza per un tono più severo e sobrio" (da Pietropoli 2010, cat. 102)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717511
  • NUMERO D'INVENTARIO 269
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul tappeto - ANDREAS MAN[...]EAM[...] -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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