Madonna dei cherubini. Madonna dei cherubini

dipinto 1487 - 1487

Ancona rettangolare con predella e lunetta. La parte centrale rappresenta la Madonna in trono in atto di adorare il bambino sulle sue ginocchia. Attorno una gloria di angeli, cherubini e serafini canta, suona e offre fiori. Alla destra della Madonna è raffigurato San Silvestro in abito di pontefice, con la croce papale in rilievo; alla sinistra San Benedetto con il pastorale. Nella predella è raffigurato Cristo nel sepolcro fra la Madonna e San Giovanni, circondato dai simboli e dagli emblemi della passione. Alle due estremità le mezze figure di Santa Caterina con la palma e la ruota e Santa Lucia con gli occhi e la palma. Nella lunetta Cristo crocifisso sul calvario fra la Madonna e San Giovanni Evangelista

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Badile Antonio Ii (1424-1425/ 1507-1512)
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pala di San Silvestro comprende una grande tavola centrale, la lunetta e una complessa predella, il tutto diligentemente descritto nel "Catastico" di Saverio dalla Rosa (1803-1804) nel coro interno delle monache benedettine di San Silvestro: “Vedesi nel Coro un altro quadro in forma di tavola da altare, sul legno dipinto, nel quale stà nel mezzo effiggiata la Vergine sedente col suo bambino sulle ginocchia contornata da Angeli con gli sti Silvestro Papa, e Benedetto Abbate dai lati in piedi, e sopra nella mezza lunetta v’è Cristo in Croce con la Madre, e S. Giovanni dalle parti, e sotto il Redentor morto, e posto nel sepolcro dalle dette persone. D'intorno poi sono effiggiate molte teste rappresentanti li misteri della passione di Gesù Cristo con figure piccole, ma eseguite in modo pregievolissimo tanto più, che sono segnate dalla lontana epoca del 1487 e sono ben conservate.” (fol.103). L’attribuzione è a Stefano da Zevio. La chiesa passò alle monache solo nel 1523 e si capisce bene che questo dipinto non era destinato a loro. Evidentemente era anch’esso sull’altar maggiore della chiesa e fu sostituito intorno al 1575 dalla pala di Felice Brusasorci raffigurante "San Silvestro battezza Costantino". Alla stessa data Damiano Mazza forniva una nuova pala per l'altar maggiore di San Silvestro a Venezia. La chiesa romana, col pretesto dell'antico culto di San Silvestro, voleva esplicitamente esibire attraverso nuove iconografie, nel cuore dello Stato Veneto laico, nel momento anche che cercava di imporre i Tribunali dell'Inquisizione, la sua prerogativa di garante e giustificatrice del potere. Il dipinto di Antonio Badile II arrivò al museo con le demaniazioni del 1812, probabilmente già diviso in tre parti, quindi lo smembramento, contrariamente a quanto si credeva, è precedente all'allestimento di Antonio Avena, che aveva esposto in diverse combinazioni i tre pezzi. Nel registro di ingresso nelle collezioni civiche (1812) la tavola centrale, la lunetta e la predella presentano attribuzioni diverse, circostanza che farebbe pensare alla scomposizione dell’insieme, anche se Da Persico pochi anni dopo (1820) rileva una situazione ancora inalterata. Nel 1902 la descrizione di Bernardini mostra che la lunetta e la predella erano state arbitrariamente congiunte al trittico proveniente dall’altar maggiore della chiesa di San Giacomo alla Pigna (inv. 273-1B0369), come documenta una vecchia foto Alinari, ma nel 1906 venne rifatta tutta l'incorniciatura centrale che mancava (Gerola, 1909 circa). Le lesene della parte centrale, perdute, sono state rifatte. La forma tuttavia del complesso a centina s'impone ormai a quasi tutti i manufatti pittorici veronesi dell'ultimo quarto del secolo e oltre, sull'esempio obbligatorio di Mantegna a San Zeno. Contrariamente alle immagini che lo sostituirono, la pala esprime una religiosità popolare e tradizionale, come è ben visibile nella predella, la cui iconografia sembra rifarsi alle commissioni delle confraternite religiose, quelle, ad evidenza, dei battuti. La stesura è molto povera e il fasto gotico appare nei suoi surrogati di povertà popolare: pastorali e croci sono realizzati con listelli sottili di legno inchiodato e non più a pastiglia; l'oro è a missione e non più a foglia; la tavolozza risulta decisamente ridotta e povera Pur restando nell'ambito di una cultura sempre sostanzialmente popolare, va riconosciuto che un colpo d'ala compositivo è rappresentato dalla "Crocifissione" della centina, che benissimo interpreta la geometria architettonica della lunetta. L'effetto è di un grande vuoto, stridente con l’horror vacui delle tavole sottostanti. Si direbbe la riflessione, a suo modo originale, su un pensiero di Mantegna. E nel complesso decorativo devozionale la nuova cultura figurativa mantegnesca e quella tradizionale tardogotica cercano un improbabile (e presto impossibile) equilibrio di convivenza, tipico di Antonio Badile II (cfr. Pietropoli 2010, cat. 103)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717512
  • NUMERO D'INVENTARIO 252
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI in basso, a sinistra - S. SILVESTER / 1487 - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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