Giove e Io. Metamorfosi

dipinto,
Primon, Michele (attribuito)
post 1641 - ante 1711

L'ovale illustra i vari momenti del mito di Giove e Io, dall'amore tra i due alla trasformazione della sacerdotessa in vacca fino all'uccisione del suo guardiano Argo, come narrato nelle Metamorfosi di Ovidio (I, 543-746). Il primo atto rappresentato sul primo piano a destra è l'amore tra Giove e Io: i due sono raffigurati seduti, la sacerdotessa in braccio al dio, che con la mano destra le palpa il seno sinistro. Io porta i capelli biondi intrecciati sul capo, orecchini a pendente e bracciali al polso. Con il braccio destro abbraccia Giove: il volto è piegato teneramente verso il dio, mentre la mano sinistra solleva maliziosamente la veste celeste a mostrare le cosce; l'ampia scollatura dell'abito, appena trattenuto da una collana, lascia completamente scoperti le spalle e il seno. Giove, l'attributo della corona regale sulla testa castana, appoggia la guancia sinistra al volto dell'amata con le labbra e gli occhi socchiusi; un manto dorato gli ricade dalla spalla destra e crea una piega sulla coscia destra piegata, celando alla vista il pube; da sotto la gamba destra spunta l'aquila nera, raffigurata di profilo con il becco socchiuso e l'ala destra aperta dietro di sé. Ambedue gli amanti sono scalzi. Alla sinistra di Giove, leggermente più arretrata, è dipinta la bianca giovenca, in cui è stata trasformata Io: la soluzione di continuità tra i due momenti è segnata dal digradare del piano, su cui siedono i due protagonisti, che nasconde alla vista la parte inferiore delle zampe dell'animale, del quale quindi si vede solo la metà anteriore del corpo. La mucca è rappresentata di profilo con il docile muso rivolto verso lo spettatore. Alla sua sinistra, schiacciato contro il limite opposto della cornice, si svolge l'episodio dell'uccisione di Argo da parte di Mercurio. Anche qui i momenti condensati sono più d'uno: Mercurio, con indosso i calzari e una veste rossa con bordature bianche sulle maniche, peraltro ben riconoscibile per gli attributi del petaso e del caduceo, è raffigurato in piedi, la mano destra, che stringe la spada, sollevata all'indietro per sferrare il colpo fatale, mentre quella sinistra, con la verga, risulta protesa in avanti a indicare l'azione immediatamente precedente, con cui Mercurio sigillò gli occhi chiusi di Argo. Il pastore, i capelli castani lunghi al collo e una veste color senape con scollo a V corta sopra le ginocchia, è mostrato addormentato presso una roccia, il volto disteso poggiato sul braccio destro, le gambe incrociate leggermente flesse: sull'intero corpo sono sparsi i cento occhi, che Ovidio posizionava però soltanto sul capo e per la cui iconografia si può invece far riferimento all'illustrazione di Giovanni Antonio Rusconi per le Trasformazioni di Ludovico Dolce (1553), a sua volta ispirata da modelli antichi. Contrariamente alla tradizione letteraria, sono introdotte altre figure femminili, che assistono alla scena e ne fuggono spaventate. Alle spalle dei due protagonisti una donna è colta con le braccia spalancate e il busto sbilanciato in avanti: indossa una lunga veste rossa senza maniche con bordatura bianca ad accentuare la profonda scollatura, il volto piegato in direzione del pastore, i lunghi capelli biondi raccolti in una coda, il braccio destro proteso in avanti tagliato dalla cornice, il sinistro leggermente arretrato. Sulla destra, spostate verso il centro del dipinto, altre due donne sono mostrate in fuga: una indossa una camiciola color zafferano, stretta in vita da un cinturino, sopra una lunga gonna ciclamino, che nel movimento lascia scoperta la gamba sinistra più avanzata; le braccia, protese in avanti, creano un'ideale ortogonale con le corna della giovenca, rimarcata visivamente dal fusto dell'albero sullo sfondo; il volto è rivolto all'indietro a guardare Argo e Mercurio. L'altra donna è rappresentata soltanto come una massa scura, una macchia rosata a segnare il volto sopra cui una pennellata chiara indica i capelli; il braccio sinistro è levato sopra la testa, il destro, proteso in avanti, risulta nascosto dalla compagna. Quinte boschive ambientano il racconto, lasciando intravvedere soltanto un lembo di cielo

FA PARTE DI - BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Primon, Michele (attribuito)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'