Penteo e le baccanti. Metamorfosi

dipinto,

L'affresco rappresenta il momento dell'uccisione di Penteo, giusta la lectio ovidiana visto dalle Baccanti come un cinghiale (Metamorfosi, III, 692-734). L'iconografia è debitrice della stampa di Giovanni Antonio Rusconi, presente nell'edizione veneziana del 1553 delle Trasformationi di Ludovico Dolce, p. 81. In primo piano al centro è rappresentato il cinghiale in fuga, con la zampa destra anteriore già mozzata, da cui fuoriesce un fiotto di sangue; la parte recisa è visibile a terra. Privo di connotazioni violente e invece all'apparenza impaurito dalle sue inseguitrici, il cinghiale-Penteo risulta ferito anche sul fianco destro, rivolto verso lo spettatore. Lo attorniano tre donne, colte nel pieno dell'eccitazione dionisiaca. Una, forse intesa a rappresentare la madre che, stando al racconto ovidiano, per prima lo scorse e gli si avventò contro, gli sta sul fianco sinistro, raffigurata di tre quarti con il volto in prospetto abbassato verso la sua preda, il piglio deciso di chi anela vendetta: indossa una veste violacea con maniche a tre quarti cinta da una fascia rossa, che nella corsa si gonfia sulla schiena, e una gonna color zafferano; ai piedi porta dei sandali e tra i biondi capelli intrecciati, da cui sfuggono dei boccoli a incorniciare il volto, un fiocco verde che termina in una lunga fascia. Il piede sinistro è appoggiato a terra, il destro è nascosto dal corpo del cighiale, ma, dalla tensione del quadricipite che s'intuisce sotto la veste, s'immagina sollevato nel movimento della corsa. Il braccio sinistro è disteso esternamente in cerca di equilibrio, il destro, che regge la spada a punta, compie un angolo quasi a 90° sopra la testa. Le altre due donne, secondo Ovidio le sorelle della madre Ino e Autone, sono rappresentate alle spalle del cinghiale, con i corpi protesi in avanti nell'inseguimento. La più giovane, in primo piano, ha il busto di tre quarti con il seno scoperto e le gambe di profilo, il piede sinistro arretrato nascosto dalla cornice, quello destro con sandalo: indossa una veste celeste sopra una gonna rosa, che scende morbida fino alla caviglia e, sollevandosi indietro nel moto della corsa, viene tagliata dalla cornice; nella mano destra regge la spada, la sinistra è piegata di fronte al busto; al collo una lunga collana dorata, a doppio giro. In secondo piano la donna più anziana dal naso particolarmente pronunciato, con pettorale dorato sopra una veste dello stesso colore, maniche a tre quarti bordate di azzurro come il turbante che le copre la testa, è rappresentata di tre quarti con il busto in prospetto verso lo spettatore, le labbra serrate e gli occhi fissi sull'animale che insegue, il piede sinistro posato a terra parzialmente nascosto dalle zampe del cinghiale, quello destro retrostante completamente celato dalla compagna, il braccio sinistro piegato davanti al busto per sorreggere la veste, quello destro innaturalmente piegato all'indietro sopra la testa pronto a sferrare un colpo contro Penteo. La scena si svolge in un ambiente naturale semi-boschivo, come riferito dalle fonti letterarie; in lontananza si staglia il profilo di un'alta montagna

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a mezzo fresco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Cavalli
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli affreschi sono oggi unanimamente attribuiti al frescante padovano Michele Primon sulla scorta di un confronto stilistico con la produzione (siglata) in Villa Contarini a Piazzola sul Brenta. A confermare l'attribuzione interviene anche l'inventario delle collezioni della famiglia Cavalli, redatto il 6 luglio 1722 dal pittore Zuanne Scopin, oggi irrintracciabile ma pubblicato da Pompeo Gherardo Molmenti nel suo volume del 1880, il quale recita: "Dieci quadri dipinti a fresco, tre sopra porte, sei sottobalconi, dieci sotto ovadi, sei soprabalconi, due medaglie con puttini e fiori et adornamento alle due porte, una va sopra le mura, l’altra in giardin; il tutto di mano di Primon"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500699529-3.2
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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