Madonna in adorazione del Bambino

dipinto,

Maria Vergine, inginocchiata a mani giunte e con il capo chino, è in adorazione del Bambino, il quale giace a terra quasi nudo, coperto solo dal velo del perizoma, seppur protetto dalle lunghe vesti della madre che impediscono il contatto con il suolo. La coppia di figure è immersa in un ampio paesaggio a volo d’uccello, dove la pianura fluviale è limitata da una città murata con bastioni (Firenze) oltre la quale si innalza una corona di monti a serrare l’orizzonte

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Botticini Francesco (1446/ 1498): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Credito Bergamasco
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fu reso noto nel 1971 con la pubblicazione all'interno del catalogo della galleria Algranti, già registrando la corretta attribuzione al maestro fiorentino Francesco Botticini (Algranti 1971). Databile tra il 1475 e la fine del decennio (Venturini 1994, Bartoli in Rossi 1996), il piccolo tondo è il capofila di una fortunata serie di Adorazioni di chiara matrice verrocchiesca - cui si somma l’invenzione di Filippo Lippi del Bambino che porta le mani alla bocca - realizzate da Botticini sino agli anni Novanta del XV secolo, i cui vertici sono rappresentati dai tondi della Galleria Palatina di Firenze (inv. 1912, n. 347) e del Louvre di Parigi (inv. R.F. 2083). L’insistito grafismo del contorno si coniuga ad una certa pesantezza nella resa dei panni di Maria Vergine, così spessi e volumetrici, anche se impoveriti dalle ripetute puliture. Meglio conservato il paesaggio alle spalle della Madonna, che si illumina oltre il primo piano roccioso trattato quasi a monocromo, per accendersi di tonalità rosate lungo il corso del fiume identificato come il torrente Mugnone in una veduta di Firenze presa da settentrione (Venturini 1992, Bartoli in Rossi 1996). La valle del Mugnone fu dipinta da Botticini anche nella sua celebre Assunzione della Vergine di Londra (National Gallery, inv. NG 1126), realizzata alla metà degli anni Settanta del XV secolo su commissione dell’umanista Matteo Palmieri. Questa consonanza ha portato ad avanzare l’ipotesi - seppure con grandi cautele - che anche l'opera in esame sia stata richiesta da Palmieri nel medesimo giro d'anni del capolavoro londinese: di piccolo formato e dunque destinato alla devozione privata il tondo bergamasco, diversamente dalla pala eseguita per l’ostensione pubblica nella cappella di famiglia in S. Pier Maggiore a Firenze (Bartoli in Rossi 1996)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303270191
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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