Motivi decorativi a candelabra

lesena, 1928 - 1930

Serie di sedici lesene lignee intagliate, dorate e dipinte (quattro per parete), caratterizzate da motivo decorativo a candelabra sormontato da aquila araldica su fondo azzurro e da capitelli ornati da foglie d'acanto e volute; cornici in stucco dorato costituiscono la base d'appoggio (cornicione) e l'architrave della serie

  • OGGETTO lesena
  • MATERIA E TECNICA stucco/ modellatura a stampo
    legno/ pittura
    legno/ doratura
    legno, intaglio
    stucco/ doratura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Mantovana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 9/ Sala dei Duchi
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella parte superiore delle pareti è collocata una serie di lesene lignee intagliate, dorate e dipinte, inserita tra cornici superiori e un cornicione inferiore in stucco dorato. La successione delle lesene determina la scansione di ciascuna fascia di parete in tre parti, di cui la centrale di lunghezza maggiore rispetto alle laterali. I sedici elementi lignei sono stati realizzati e messi in opera nel corso del restauro condotto alla fine degli anni Venti del secolo scorso da Clinio Cottafavi, che ricorda: “nella sala dei Duchi, […] erano andate perdute le lesene divisorie delle tele del Tintoretto […] e lo zoccolo di sostegno”; “per la ricostruzione delle lesene e dello zoccolo ci giovò la notizia che sulla metà del sec. XVII i quadri dipinti per questa sala e rappresentanti i trionfi dei Duchi, furono portati nella terza, ora detta di Giuditta, nell'appartamento di Vincenzo I, in corte Vecchia. Da ciò la logica supposizione che ai quadri avessero fatto seguito lesene e zoccolo che non dovevano e non potevano essere che di legno, conservandosi ancora sui muri della sala dei Duchi, in rispondenza, i topetti di legno [tasselli murati] ai quali cornici e lesene erano avvitate. Una misurazione delle lesene esistenti anche oggi nella sala di Giuditta e dello zoccolo che le regge, mostrò la fondatezza del sospetto essendosi riscontrato che in larghezza corrispondevano alle impronte e ai topetti della sala dei Duchi: erano però più alte. Della maggiore lunghezza attuale la causa è da ricercarsi, però, in aggiunte evidenti fatte al momento del trasporto per adattarle alla maggiore altezza del nuovo ambiente. E però la ricostruzione delle nuove lesene per la sala dei Duchi non ci parve difficile e crediamo che non possa dirsi arbitraria. Così dicasi dello zoccolo” (Cottafavi 1931, pp. 91-92). Come ripercorso da L'Occaso (2008, pp. 109 e ss.) le quattro tele furono rimosse dalla sala dei Duchi forse già all'inizio del XVII secolo, certamente prima del 1665, quando tutti gli otto Fasti di Tintoretto sono registrati presso la villa gonzaghesca La Favorita. Lo studioso riprende l'ipotesi, già avanzata da Alessandro Luzio, per cui i quattro dipinti della camera possano identificarsi in “fatti d'arme della casa” collocati nella galleria di Santa Barbara tra 1626 e 1627 e osserva, in merito alla ricostruzione della carpenteria effettuata da Cottafavi, il quale ipotizzava che le tele fossero invece migrate nella sala di Giuditta, che le attuali misure degli spazi inquadrati dalle lesene non coincidono esattamente con quelle dei dipinti. Fonte di interrogativi è poi la scansione di ogni parete in tre porzioni che, se corrispondente all'assetto originario delle cornici, come pare suggerire Cottafavi, apre all'ipotesi della presenza di due laterali per ogni tela, di cui tuttavia le fonti tacciono. Risulta allora probabile che le tracce individuate in fase di restauro corrispondessero a quelle della carpenteria messa in opera dopo il trasferimento seicentesco dei quattro Fasti, per accogliere altri dipinti (“accampamenti” affiancati da “Virtù”, in L'Occaso 2008, pp. 110-112)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267680-2
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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