Munificenza

dipinto murale,

Dipinto murale entro lunetta delimitata da cornice composita in stucco dorato

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA stucco/ modellatura a stampo
  • ATTRIBUZIONI Ligorio Pirro (attribuito): inventore
    Costa Lorenzo Il Giovane (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ D, 1, 8/ Camera delle Virtù
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, 40; p.zza Paccagnini, 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella lettera del 14 maggio 1573 (ASMn, A.G., b. 2589, in Marani 1965, p. 28, p. 34; Tellini Perina 1965, p. 379; Bazzotti, Berzaghi 1986, pp. 13-18) con cui Teodoro Sangiorgio, supervisore dei lavori di decorazione dell'appartamento, riferisce al duca Guglielmo le intenzioni di Pirro Ligorio in merito ai soggetti previsti negli ambienti comunemente detti “del Tasso” (anticamera o loggia, camera e studiolo), è scritto che “nella camera [Ligorio] dissegnarà q[ue]lle virtù morali che già V[ostra] Ecc[ellenz]a ordinò ma le accompagnarà con diverse historie a proposito et nel mezo della volta farà la musica dissegnata et tutt’all’intorno li camei variati con figure et instrumenti. Et perché di questa già sa la mente di V[ostra] Ecc[ellenz]a incominciarà sin’oggi a farne li dissegni”. Luogo scelto per la raffigurazione delle virtù sono le dieci lunette delle pareti: i dipinti conservatisi sono sette, essendo perdute le ultime due Virtù della parete occidentale e la prima della settentrionale. Le personificazioni, tutte femminili, sono rese non a figura intera ma in figura di tre quarti e sono affiancate da putti, che ne recano in parte gli attributi. La seconda lunetta della parete orientale è dedicata alla Munificenza: una figura femminile vestita in bianco e con mantello azzurro, recante sul petto un prezioso monile in oro, assisa in trono in atto di elargire monete d'oro; uno dei putti che la circondano reca in grembo un contenitore, forse una coppa, ricolmo di monete. Nel contesto delle varie personificazioni scelte, la Magnificenza, con la Pace e l'Abbondanza dipinte nelle altre due lunette della stessa parete, costituirebbe per Koering 2013, pp. 359-361) una triade riferita al buon governo del principe: solo dalla pace da questo garantita discendono infatti la magnificenza e l'abbondanza. La personificazione, nella quale sono condensati gli attributi propri della Liberalità (coppa piena di preziosi) e della Magnificenza in senso stretto (oro, trono), costituisce pertanto una virtù “civile” e rientra in un programma iconografico composto da virtù di diverso tipo: tra le immagini realizzate nelle lunette della camera si possono infatti individuare anche virtù cardinali e teologali. L'esecuzione del dipinto spetta, dopo superate attribuzioni a Francesco Primaticcio e a Ippolito Andreasi, a Lorenzo Costa il Giovane, protagonista della decorazione pittorica dell'appartamento di Guglielmo in Corte Nuova nel corso dell'ottavo decennio (Bazzotti, Berzaghi 1986, pp. 15-16; cfr. Berzaghi 2002, p. 612, nn. 203.1-2 e Berzaghi 2003, p. 232); la lunetta gode, tra tutte, dell'esistenza di un disegno preparatorio di mano dell'artista, conservato presso il Museum of Fine Arts di Boston (inv. 1975.309), mentre un secondo disegno autografo, della Biblioteca Nazionale di Torino (inv. 16031 D.C., è riferito alla perduta “Carità”, forse originariamente dipinta sulla parete occidentale. Recente è la proposta di Berzaghi (2011) di leggere in due disegni per lunette a soggetto musicale di Giovan Battista Bertani (coll. privata, 1572 ca.) possibili prime idee per i dipinti della camera, poi affidati a Lorenzo Costa il Giovane, forse dietro intervento dello stesso Ligorio. Durante il restauro dell'ambiente svolto tra 1927 e 1931 sotto la direzione di Clinio Cottafavi, le lunette, dette “tempere” nella relativa relazione (Cottafavi 1931, p. 90), furono affidate, come già le decorazioni pittoriche degli altri ambienti dell'Appartamento Grande di Castello recuperato in quel decennio, ad Arturo Raffaldini: questi “vi attese con la consueta perizia riuscendo a liberare completamente in otto lunette su dodici [sic] le tempere decorative dagli spessi strati di sudiciume che completamente le nascondevano e a ridare vita e fastosità ai festoni di foglie dorate e di frutti al naturale. Nelle quattro [sic] lunette […] alle quali uomini e intemperie avevano tolto non le figure solo ma lo stesso intonaco, macchie di colore opportunamente trattate donarono all'ambiente armonia di toni e di linee”. Lo stato delle lunette antecedente il restauro condotto nel 1988 è così descritto da Bazzotti (1989, pp. 25-26): “ripetute ridipinture, stratificatesi assieme a vernici e polvere, avevano causato un effetto di “strappo” che si era reso responsabile di ampie lacune nelle superfici dipinte, tanto nelle lunette quanto sugli stucchi policromi”; “decoesa e fragile”, oltre che conservata in minima parte, la spessa pellicola pittorica originale stesa a secco; il principio seguito dal restauratore fu quello di liberare i dipinti dai rifacimenti sovrapposti, senza eliminare tuttavia le integrazioni di restauro che costituivano il “tessuto connettivo” tra le porzioni originali, al fine di evitare un quadro complessivo di slegate e illeggibili zone di colore. Fatte dunque riemergere le aree originale, il fondo ridipinto fu comunque alleggerito dagli “interventi più recenti e grossolani”: ciò che lascia intuire l'esecuzione di ulteriori restauri dopo il 1931, %
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267677-3
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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