soffitto a cassettoni, elemento d'insieme di Bertani Giovanni Battista detto Brizio (attribuito) - bottega mantovana (seconda metà sec. XVI)

soffitto a cassettoni, 1572 - ca 1580

Copertura lignea composta da dodici lacunari quadrati racchiusi da cornici che si intersecano tra loro, dando origine a campi di decorazione poligonali; i lacunari quadrati, ulteriormente partiti all'interno dall'intersezione di listelli dorati, recano un rosone dorato centrale su fondo scuro, la cui forma non si ripete identica in tutti i lacunari. Lo spazio entro cui si colloca il rosone è caratterizzato, alternativamente, da modanature curve e rette agli angoli. Fusarole e perline dorate ornano i listelli, anch'essi dorati, a chiusura di lacunari e cornici. Rosette dorate su fondo blu occupano gli spazi quadrati risultanti dall'intersezione delle cornici lungo il perimetro

  • OGGETTO soffitto a cassettoni
  • MATERIA E TECNICA legno di abete/ pittura
    legno di abete/ intaglio
    legno di abete/ gessatura
    legno di abete/ doratura a foglia
  • MISURE Profondità: 0,88 m
    Altezza: 11 m
    Larghezza: 14 m
  • AMBITO CULTURALE Bottega Mantovana
  • ATTRIBUZIONI Bertani Giovanni Battista Detto Brizio (attribuito): disegnatore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Bonino (?)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il disegno del soffitto ligneo è attribuito a Giovan Battista Bertani (Berzaghi in Algeri 2003, p. 233): esso segue, come già rilevato da Pacchioni (1921, p. 50), il modello della copertura della sala dei Cavalli in Palazzo Te (1526-1527): seppur con varianti, infatti, i lacunari quadrati sono ugualmente racchiusi da cornici che si intersecano tra loro, dando origine a ulteriori campi di decorazione poligonali; nel soffitto della sala dei Capitani sono inoltre riproposti motivi decorativi derivanti dal modello giuliesco, come il can corrente (o onda continua). Già ritenuto, in virtù di queste analogie, opera di Giulio Romano in una fase antecedente i lavori di decorazione pittorica e plastica della camera (“Giulio Romano la lasciò probabilmente ancora rustica, salvo il soffitto”, Pacchioni 1921, p. 50), il soffitto è invece posto in opera nell'ottavo decennio del XVI secolo: nell'autunno 1572, contemporaneamente a quello della sala di Manto, secondo Berzaghi (2003, pp. 229-230); una seconda ipotesi resta il riferimento, avanzato da Patricolo (1908, p. 32), a “tal Bonino”, impegnato nella realizzazione della copertura nel luglio 1580. Sempre Patricolo (1908, pp. 32-33) specifica che “si osservano sul soffitto delle fasce ornate alla raffaellesca, le quali hanno certe ovali trattate a guisa di cammeo con figurine dipinte a bistro sulla carta anziché sul legno, e poscia incollate al loro posto”. Nei cassettoni di forma poligonale risultanti dall'intersezione delle cornici, infatti, si osserva una decorazione a grottesca su fondo chiaro, interrotta al centro da un ovale dipinto con figura: l'immagine, non ripetuta, sembra di volta in volta la personificazione di un fiume o di una fonte. All'inizio del Novecento il soffitto era stato in parte risarcito di alcuni elementi mancanti: Intra (1880, in Ferrari, L'Occaso 2003, p. 190) annota infatti che alcuni rosoni “furono rimessi nel 1876 dal nostro Bartolomeo Bosio”: due risultavano sicuramente mancanti nel 1831 (Valli 2014, pp. 499-500). Un integrale recupero della copertura si colloca tra 1925 e 1929, nel contesto del restauro dell'ambiente diretto da Clinio Cottafavi che, nella relazione dei lavori svolti (Cottafavi 1929), conferma: “intorno al 1580 deve essere stato costruito il soffitto in parte in legno dipinto e in parte con sovrapposizione, a colla, di carta dipinta”. Nel corso di quell'intervento si provvide ad “assicurare” il soffitto “con la sostituzione di travi nuove alle vecchie di sostegno”; quindi, a “fermar” il soffitto “alle dette travi ché alcuni tiranti erano mossi e infine [si provvide a] rimettere alcune cornici a fusoliera, a goccie e a foglie”; il risarcimento delle parti dorate e dipinte fu attuato da Aldo Fiozzi con intento mimetico, “sebbene a chi voglia bene osservare, la differenza non possa e non debba sfuggire”. Negli anni Novanta del secolo scorso la Ditta Voltolini Diego, rilevando “gravi problemi di conservazione delle cromie e decorazioni in tecniche miste (pressbrokat) e delle metallizzazioni a foglia oro”, effettua il consolidamento localizzato delle cromie mediante Primal AC33 in soluzione, il controllo statico di fusarole, rosette e rosoni e il rilievo grafico del soffitto. Dell'estradosso, rilevato graficamente, si osserva il degrado di una delle due travature portanti e il grave stato di conservazione del cassettonato, sorretto da puntoni in legno collegati alle travi, e del tavolato lungo il perimetro esterno (ASoMn, Relazioni di restauro)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267674-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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