Incoronazione della Beata Vergine con la gloria dei Santi o Pala Martinengo. incoronazione di Maria Vergine

dipinto,
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
    legno di pioppo
  • ATTRIBUZIONI Lotto Lorenzo (1480 Ca./ 1556-1557): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Bergamo (BG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella grandiosa tavola con la Madonna in trono col Bambino tra dieci Santi (nota anche come La pala Martinengo di Lorenzo Lotto o L'incoronazione della Beata Vergine con la gloria dei Santi) la Madonna è rappresentata nell'interno di un tempio a colonnato, sotto una cupola aperta ad indicare la volta celeste, seduta sopra un trono marmoreo dal dossale coperto da un drappo arancione. Attorno stanno i dieci Santi: partendo da sinistra a destra, in semicerchio, Alessandro, patrono del committente Alessandro Martinengo Colleoni e della città di Bergamo; Barbara, nelle sembianze della patrizia veneziana Bianca Mocenigo, sposa del capitano Alessandro; Giacomo, titolare della parrocchia di S. Giacomo in cui si trovava il convento di S. Stefano dei domenicani; Domenico, fondatore dell'ordine dei padri predicatori; Marco, patrono della Repubblica Serenissima; Caterina d'Alessandria, vergine e martire patrona dei filosofi cristiani; Stefano, protomartire e titolare della prima chiesa dei Domenicani; Ambrogio vescovo, patrono della chiese lombarde; Giovanni Battista precursore, Sebastiano, simbolo dei martiri della fede. Al centro, in basso, due angioletti ignudi stendono un drappo sulla parte inferiore del trono; in alto, due angeli volanti vestiti d'azzurro sostengono una corona dorata sopra il capo della Vergine e altri due si sporgono dal tamburo da cui pendono gli emblemi della bilancia con l'iscrizione DIVINA (Giustizia) e del giogo con l'iscrizione SUAVE (Obbedienza), legati a rami di ulivo e di edera. Nei pennacchi di raccordo tra gli arconi e il tiburio sono ripetuti in due tondi le immagini di S. Marco evangelista con il leone e di S. Giovanni col Vangelo in mano (Ameno Tardito R. 1978, pp. 55-59; Alce V. l995, p. 184 sgg.). La pala fu commissionata dal capitano Alessandro Martinengo Colleoni al pittore veneziano Lorenzo Lotto il 15 maggio 1513 per ornare la cappella maggiore della chiesa domenicana di S. Stefano in Bergamo alta; nel 1516 era già finita (ed è firmata nel cartiglio dipinto sul trono: LAURENTIUS/ LOTUS/ M. D. XVI) e nel 1517 venne collocata sopra l'altare maggiore della chiesa di S. Stefano. Il documento di allogazione del 1513 è stato trascritto da F. M. TASSI, Vite dei pittori bergamschi, 1793, I, pp. 117-119, in cui è anche riportata l'epigrafe posta sotto la grande cornice lignea (scomparsa) che testimoniava la collocazione in situ avvenuta nel 1517). Uno dei primi a vedere e citare il grande dipinto è il veneziano contemporaneo Marc'Antonio Michiel che nel 1525 circa scrive che "entrando nella chiesa di S. Domenego dei Frati osservanti, ossia S. Stefano di Bergamo, vede l'ancona dell'altar grande de man di Lorenzo Lotto, fatta fare da Alessandro Martinengo l'anno 1517" (Da Notizia d'opere del disegno, II ed. a cura di G. Frizzoni 1884, pp. 151-32). La pala, salvata dalla distruzione della chiesa di S. Stefano avvenuta l'11 novembre 1561, venne trasportata provvisoriamente nel convento della Basella, indi nel 1565 nella chiesa di S. Bernardino in Borgo S. Leonardo e finalmente nel 1647 (Bottagisi, f. 55 v.) nel coro della nuova chiesa domenicana di S. Bartolomeo, contornata dalla sua grande cornice lignea completa di predella e di fastigio, con la quale la pala veniva a misurare circa 8 metri in altezza e 4 in larghezza (v. Maschera G. 1978, p. 46 e Ameno Tardito R. 1978, p. 54.). Purtroppo la cornice venne smantellata e distrutta nel 1749 e l'unica descrizione pervenutaci è quella tardo ottocentesca di Elia Fornoni (Storia di Bergamo mss. s. d., tomo 13, Curia Vescovile di Bergamo, p. 118 e sgg.) per il quale la pala di S. Bartolomeo "aveva una cornice architettonica con colonne scanalate simile a quella che ancora si vede nella chiesa di S. Pietro Martire in Alzano Lombardo che conteneva la pala attribuita a Palma il Vecchio oggi nella Parrocchiale" (Si rimanda alla scheda 00202240). L'ancona era arricchita da altri dipinti lotteschi: l'Angelo con scettro e globo nella cuspide triangolare (ora, dopo vari passaggi di mani, custodita nel Museo Szepmuveszéti di Budapest) e le tre tavolette della predella con Il miracolo di S. Domenico, la Deposizione e la Lapidazione di S. Stefano (rubate nel febbraio del 1650, ma subito ritrovate e vendute nel 1893 all'Accademia Carrara di Bergamo dove ancora sono esposte). Nel 1747 i Padri decisero di affrescare tutta la Chiesa e per il presbiterio e l'abside affidarono l'opera all'architetto Giò Francesco Riva Palazzi milanese e al figurista Matteo (o Mattia) Bortoloni veneziano (Zillioli , Annali 3 marzo 1749, p. 276). "Nello stesso anno - scrive ancora Zillioli - si levò anche la cornice vecchia alla pala del coro che è di Lorenzo Loto e vi è fatta dal Palazzi quella che vi è presentemente. Le notizia storico critiche continuano in AN
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300202239
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ISCRIZIONI nella parte frontale del trono - LAURENTIUS/ LOTUS/ M. D. XVI - Lotto Lorenzo -
  • STEMMI gli emblemi pendono dal tamburo - RELIGIOSO - Emblema - 2 - Bilancia e Giogo
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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