Altare d'oro. episodi della vita di Sant'Ambrogio/ storie della vita di Cristo

altare maggiore,

L'altare d'oro consiste in un grande cofano posto al di sopra del loculo in cui si trovano i sarcofagi di Sant'Ambrogio e dei martiri Gervasio e Protasio. Sulle quattro facce sono rappresentati: scene cristologiche e una grande croce con al centro Cristo in mandorla e i simboli degli Evangelisti (fronte); storie di Sant'Ambrogio, due arcangeli (retro); santi (facce laterali). Sullo sportello (retro) sono presenti otto ritratti clipeati in smalto cloisonné. Nell'altare sono invastonati cammei e pietre incise del I-IV secolo d. C, mentre tre formelle del fronte sono databili all'inizio del XVII secolo

  • OGGETTO altare maggiore
  • MATERIA E TECNICA argento/ laminazione/ sbalzo/ doratura/ smaltatura/ niellatura
    gemma/ incastonatura/ cabochon
    pietra dura/ incastonatura/ cabochon/ intaglio
    oro/ filigrana
    perla bianca/ incastonatura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Carolingio
  • ATTRIBUZIONI Vuolvinus (notizie 835 Ca): esecutore (?) verso
  • LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Verso il quarto decennio del IX secolo nel clima di generale organizzazione della vita civile nell'Italia Settentrione dovuto in particolare all'imperatore carolingio Ludovico II poi sepolto nella basilica stessa, l'antica basilica di Ambrogio fu sottoposta ad una imponente ristrutturazione, soprattutto intorno alla tomba del fondatore con l'erezione di una nuova abside da due altre absidi alle estremità delle navate laterali, l'innalzamento di un sostegno al di sopra del ciborio l'esecuzione di mosaici e soprattutto la riunione in solo sarcofago delle spoglie dei martiri Gervasio e Protasio e di S.Ambrogio e la conseguente costruzione di un'ari ltare d'argento e d'oro. Il committente dell'altare fu il vescovo Angilberto II (824-860) sicuramente un franco (vedi formella del verso) che nel suo diploma dell'840 egli attesta di aver costruito il solo altare (Porter 1916-17), che sembra costasse 80.000 lire (Torre 1714). Molti dubbi ci sono anche sulla personalità di Volvinio, forse un monaco del monastero, è parso non italiano, ma di Tours di Elbern in Alamannia cioè tra Salisburgo e il lago di Costanza. Secondo Bertelli (1988) è provenienza da escludere perchè i riferimenti portati per avvalorare questa tesi come un codice di Stoccarda (Laudes bibliothek Bibl. fol. 21) "sono quanto di più italianizzante si possa trovare a nord delle Alpi" così le proporzioni del l'altare non corrispondono a quelle tradizionali di opere note. Richiamano invece le misure di un sarcofago antico quindi la tomba di S. Ambrogio, benchè questa si trovasse al di sotto dell'arca, era resa visibile quando si aprivano gli sportelli che chiudono la parte centrale del tergo dell'altare. Probabilmente fu ideato per uno spazio quadrato e non leggermente rettangolare come quello in cui fu realizzato. I numeri 6+6 (12) e 4 delle varie spartizioni si ripetono in vario modo. Non vi è dubbio che tutto l'altare fu concepito in un solo tempo: le parti dell'oreficeria dell'altare furono concepite insieme ai rilievi e gli smalti. Il testo dell'iscrizione, in niello con lettere la cui forma è stata paragonata a quella dei codici di Tours è vagamente ispirato all'epigrafia damasiana. Elbern (1952) ha giustamente distinto più mani nel concerto delle storie cristologiche di Sant'Ambrogio sulla fronte. Il problema ancora aperto è se si tratti di un maestro accompagnato da allievi meno bravi o di un gruppo di artisti che s'influenzano reptprocamente entro un unico programma. Sicuramente tutta la fronte fu eseguita sotto la direzione di un maestro che anche Elbern (1986) tenderebbe ad ammettere che fosse Volvinius considerato il carattere unitario di tutto il monumento. Secondo Bertelli (1988) per la varietà di approcci (vicini agli affreschi della torre di Torba) e insieme al fatto che molte fonti di ispirazione siano lombarde mentre il retro dell'altare con storie di S. Ambrogio è concordamente attribuito a Volvinio phaber qui ritratto, o almeno note in Lombardia inducono a credere che gli scultori siano di origine lombarda, "non tardi, di una lunga tradizione bensì curiosi e ricettivi". Inoltre già Tatum (1944) avendo constatato affinità iconografiche delle scene cristologiche effigiate sulla fronte dell'altare con miniature ottoniane, aveva separato la datazione del tergo con quella della fronte seguito da Tea (1950) ma Elbern (1952) ha potuto dimostrare come tanto le miniature quanto i rilievi si riferissero a fonti comuni e più antiche. L'interno dell'altare era foderato di una seta persiana con cavalieri a caccia di cui pochi frammenti sono conservati nel Museo di S. Ambrogio. L'iconografia delle scene si muove liberamente fra reminiscenze paleocristiane e innovazioni post-iconoclastiche. Riscontri tematici furono indagati dal Tatum e e dall'Elbern (1952). Quest'ultimo mettendo a confronto i soggetti. Nell'altare li ritrova rappresentati nel Salterio Chludov, nel Gregorio di Naziante di Parigi Gr. 150, nei Carmina Sangallensia (circa 850), nel Codex Egberti, nel paliotto di Salerno e infine nel ciclo delle feste canoniche della chiesa orientale. La trasfigurazione si ritrova solo nei cicli bizantini. I riscontri iconografici più frequenti sono quelli del Codex Egberti della Stadbibliothek di Treviri (cfr. Nordenfalk 1988). Secondo Bertelli (1988) l'archituttura nella formella ha riscontro proprio in Castelseprio; mentre quella della 3 e della 7 presentano analogie assai strette con il codice della Biblioteca Capitolare di Vercelli. Altri motivi come le vedute di città appaiono di origine tardo antica e derivano da illustrazioni del V-VI secolo. L'organizzazione dello,spazio e i singoli motivi del ciclo cristologico di S. Ambrogio si rifanno per le invenzioni briose, il senso d'instabilità e del mutamento delle miniature d'Hantrillieis al tempo di Ebbone. Inoltre spesso i volti tradiscono "un' origine bizantina. L'altare è stato protetto dal 1974 da un'urna antifurto e antiproiettile
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300175709-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Vuolvinus (notizie 835 Ca)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE