trionfi di Cesare e figure allegoriche

dipinto ca 1591 - ca 1595
Dondi Ludovico (attribuito)
notizie prima metà XVII secolo

Ciclo di affreschi strappati, rappresentanti i "Trionfi di Cesare" e figure allegoriche, composto da quattordici frammenti. Da un salone provengono l'allegoria della Carità, le due figure appoggiate a un timpano architettonico; da un altro ambiente sono state strappate le nove copie dai Trionfi di Cesare e provengono forse gli affreschi con stemmi e figure di angeli. Con lo strappo degli anni Trenta vanno perdute due grandi figure allegoriche del salone, che conserva ancora ampie tracce della decorazione originale. Gli invv. 749-750 provengono dalla parete sud di testata di questo ambiente ed erano in origine contigui: la traccia della Carità è molto evidente sul muro e alla sua sinistra va riposizionato l'inv. 750. Le due figure alate reggistemma appartengono alla decorazione di un finto frontone la cui porzione sinistra è tuttora in sito. Il resto delle pareti è occupato da raffigurazioni allegoriche di altre Virtù. La decorazione è scandita da ampie lesene e le figure allegoriche sono inserite in nicchie ad abside conchigliata; le campate centrali delle pareti corte recano invece due finti portali timpanati, sovrastati da quattro figure allegoriche che sostengono al centro uno stemma. Solo lo stemma della testata nord è ora visibile, essendo l'altro andato perduto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • AMBITO CULTURALE Ambito Mantovano
  • ATTRIBUZIONI Dondi Ludovico (attribuito): copie dei Trionfi di Cesare
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo S. Sebastiano
  • INDIRIZZO Largo XXIV Maggio, 12, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli affreschi costituiscono un unico, per quanto eterogeneo, blocco di affreschi, strappati nel 1939 per interessamento di Alessandro Luzio e a spese di Prassitele Piccinini. Di sua proprietà è l'edificio, Palazzo Petrozzani, in cui i murali vengono scoperti; lo stesso Piccinini li dona al Museo di Palazzo Ducale che oggi ne conserva solo una parte: due pannelli si trovano infatti in ambienti della Prefettura cittadina mentre tutto il ciclo con copie dai Trionfi di Cesare è dal 2002 esposto in Palazzo San Sebastiano, ove nel Cinquecento sono stati gli originali del Mantegna, oggi nella Orangery di Hampton Court.Gli affreschi provenienti da Palazzo Petrozzani sono di controversa cronologia: tanto quelli rappresentanti Figure allegoriche (inv. 749-753), quanto le copie dei Trionfi di Cesare (inv. 740-748). Va inoltre detto subito - anticipando quanto tra breve dimostrerò - che il primo gruppo di affreschi non è omogeneo: difatti gli inv. 751-753 non provengono dallo stesso ambiente dei 749-750, nonostante Ozzola li schedi assieme, ma sono anzi, più probabilmente, avanzi dello stesso ambiente da cui provengono i Trionfi.Le vicende dell'edificio forniscono elementi utili a dirimere la complessa questione cronologica di questi murali; la storia dello stabile si può ricostruire con una certa precisione grazie agli scritti di Francesco Negri Ciriaci (1664, I, pp. 461-461), il quale l'affronta da un punto di vista legale. Vincenzo Malatesta intenta un processo per mancato rispetto del fidecommisso cui Carlo Malatesta lega l'edificio nel suo testamento (contr. Registrazioni Notarili, 1579, cc. 969v, codicillo, 970v-971r, testamento). Lo stabile viene però venduto dal suo erede Sigismondo Malatesta, forse nel 1588, a Tullo Petrozzani. Il 1591 costituisce quindi un termine post quem per la decorazione, poiché lo stemma suddetto appartiene certamente alla stessa superficie pittorica delle Allegorie; esso coincide inoltre con quel 1588 offerto dal Negri Ciriaci, quale data d'acquisto dello stabile da parte del Petrozzani. Questi ha evidentemente sistemato il salone principale facendolo affrescare negli anni subito a seguire. Vale la pena ricordare che l'oratorio di San Lorenzino, annesso alla fabbrica, è eretto nel 1590 e consacrato l'anno seguente. La committenza di Tullo va posta, in accordo con la Suitner (1986, p. 27), al 1591-1595, propendendo per il primo termine. Gli altri strappi qui analizzati non provengono dallo stesso ambiente, ma forse da una stanza attigua: le decorazioni superstiti del palazzo Petrozzani non mostrano tracce collegabili con sicurezza ai Trionfi di Cesare, ma è probabile che l'ambiente da cui essi vengono sia una stanza adiacente al salone principale e ora quasi priva di decorazione sulle pareti. Gli affreschi provenienti dal salone sono ritenuti da Barbacci e Giannantoni (1939, p. 618) possibili opere del Viani; Luzio (1940, p. 28) li crede invece della scuola di Giulio Romano o del Leonbruno, quindi ben anteriori alla metà del secolo. Ozzola (1949, nn. 298-302; 1953, nn. 298-302) e Paccagnini (1973, p. [52]) più genericamente li assegnano alla "scuola mantovana" del XVI secolo e solo nel 1986 la Suitner, a conclusione della miglior analisi sinora dedicata alle pitture del salone, le attribuisce a Ippolito Andreasi, l'Andreasino. La studiosa in verità suggerisce che nel salone siano stati impiegati due diversi artisti, per una disomogeneità di stile nelle varie composizioni che, a mio parere, non va oltre le normali oscillazioni qualitative di un lavoro di bottega. L'attribuzione all'Andreasino dei nostri due affreschi è accolta dall'unanimità da diversi studiosi.Mi pare impossibile che l'Andreasino sia l'autore delle pitture, per assoluta incompatibilità stilistica con le sue opere; attorno al 1590 si data il suo intervento alla Galvagnina di Moglia e di qualche anno più tarda è l'Annunciazione di Viadana (1602), che presentano tutt'altro lessico pittorico. Stupisce nelle pitture di Palazzo Petrozzani un gusto quasi neo-raffaellesco: le figure appoggiate sul frontone ricordano gli affreschi di Santa Maria della Pace e le maestose Virtù sono ancora legate alle imprese vaticane. Anche l'architettura che fa da quinta scenica ha poco del capzioso Manierismo della seconda metà del secolo e nulla della pittura di Lorenzo Costa il Giovane. Sorprende a questo punto constatare il discreto livello qualitativo del pittore che ha lavorato nel salone Petrozzani e anche, credo, in un'altra saletta dello stesso appartamento, laddove s'intravedono delle cariatidi canefore. CONTINUA NEL CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151995-0
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 741
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • STEMMI gentilizio - Stemma - Petrozzani - 2 -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Dondi Ludovico (attribuito)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1591 - ca 1595

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE