ritratto di Vittorio Amedeo II di Savoia

busto, post 1863 - ante 1864

Il personaggio è ritratto a mezzo busto, con taglio al di sotto della spalla. Volto ruotato di lieve tre quarti. Porta una parrucca con scriminatura centrale e lunghi boccoli che scendono oltre le spalle. La fronte, corrugata, è scoperta. Indossa lo jabot con pizzi e un manto ricoperto di ermellino. Al collo pende il collare dell’ordine dinastico della SS.ma Annunziata. La scultura poggia su un basamento in marmo composto da un elemento a rocchetto, dalle estremità modanate, e da un elemento, più sottile, a pianta quadrangolare. L’insieme è posto su una mensola in stucco

  • OGGETTO busto
  • MATERIA E TECNICA marmo di Carrara/ scultura
    marmo di Carrara/ incisione
    marmo di Carrara/ levigatura
    marmo di Carrara/ lucidatura
  • ATTRIBUZIONI Franciosi Angelo (notizie 1840-1867): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’attuale assetto dello scalone monumentale di accesso al piano nobile del Palazzo Reale di Torino si deve al progetto di Domenico Ferri, regio pittore e decoratore e all’architetto dell’Ufficio Tecnico del Ministero della Real Casa, Pietro Foglietti, su commissione di Vittorio Emanuele II, ormai prossimo a divenire re d’Italia. L’incarico per la progettazione di questo importante ambiente di rappresentanza fu conferito a Ferri nel 1857. Il professionista ideò un percorso celebrativo dinastico e insieme evocativo della storia d’Italia e della sua imminente e poi recente unificazione, dovendo combinare modalità diverse di decorazione, pittorica e scultorea, con particolare attenzione anche al contenimento degli aspetti economici. I primi lavori sulle murature vennero avviati nel 1862. Negli anni seguenti, via via, vennero ingaggiati professionisti già attivi per la corte per l’esecuzione dei diversi elementi d’arredo: da Gabriele Capello, detto il Moncalvo, per le parti lignee, alla famiglia Gaggini per la fornitura di tutte le parti in marmo, a partire dal rivestimento della stessa gradinata di accesso. Ferri previde una serie di statue a figura intera e a mezzo busto di principi sabaudi e di personaggi significativi per la storia dinastica che armonizzassero con i grandi riquadri dipinti, raffiguranti episodi narrativi legati a questi stessi temi. Tra queste si inserisce il busto rappresentante Vittorio Amedeo (Torino, 1666-Moncalieri, 1732), la cui esecuzione venne affidata per commissione diretta ad Angelo Franciosi. L’artista, della cui produzione manca ancora un minimo, aveva operato sotto la direzione di Pelagio Palagi agli apparati scultorei del castello di Pollenzo e in Racconigi. In Palazzo Reale aveva partecipato, tra il 1841 e il 1845, alla decorazione della Rotonda, eseguendo una delle erme marmoree di illustri militari della storia sabauda, ossia quelle rappresentanti Andrea Massella e Michele Antonio di Saluzzo oggi conservate al Museo Nazionale del Risorgimento. L’opera fa parte di una serie di sei sculture a mezzo busto, affidate a quattro diversi professionisti, che dovevano completare, con un gioco opportuno di rimandi a seconda della loro posizione rispetto alle statue, il ciclo dinastico sabaudo. La sottomissione per la serie di busti, tra cui quello in oggetto, venne stipulata il 22 aprile 1863 e stabiliva che tutti e sei dovessero essere “omogenei secondo indicazione di Domenico Ferri”, eseguiti in marmo di Carrara delle cave di Ravaccione, dell’altezza di 110 cm e consegnati entro il settembre 1864. Ciascuna scultura fu pagata 800 lire. Il principe, unico figlio nato dal matrimonio tra Carlo Emanuele II e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, tra il 1675 e il 1684 fu sottoposto alla reggenza materna. Con l’assunzione del potere, avviò, pur con oscillazioni, l’allontanamento dalle politiche filofrancesi materne, accettando tuttavia il matrimonio con Anna d’Orleans, nipote del Re Sole, e poi combinando le nozze per le due figlie con esponenti della dinastia reale francese: Maria Adelaide con Luigi d'Orléans, detto il Gran Delfino, nipote diretto di Luigi XIV, e Maria Luisa Gabriella con Filippo d’Angioux, divenuto re di Spagna con il nome di Filippo V. L’ultimo decennio del Seicento e il primo del Settecento videro il duca impegnato in conflitti di portata internazionale, in una fase di rinnovato attivismo del ducato sulla scena europea: la Guerra della Lega di Augusta (1688-1697) e poi la Guerra di Successione Spagnola (1700-1713). La pace di Utrecht gli valse l’acquisizione della Sicilia, permutata nel 1720 con la Sardegna, e comportò il titolo regio, obiettivo perseguito da Casa Savoia sin dalla metà del Cinquecento. A ciò si aggiunse l’allargamento del confine orientale dello Stato con l’entrata in possesso del Monferrato già gonzaghesco (Acqui e Casale) e di territori quali l’Alessandrino, la Lomellina e la Valsesia per secoli appartenenti allo Stato di Milano. Poderoso fu, dalla metà del secondo decennio del Settecento sino al 1730, il programma di riorganizzazione del regno in tutti i campi dell’amministrazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401115
  • NUMERO D'INVENTARIO 18
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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