ritratto di Amedeo VI di Savoia

busto, post 1863 - ante 1864

Il personaggio è ritratto a mezzo busto, con taglio al di sotto della spalla. Volto ruotato di lieve tre quarti. I capelli, lievemente mossi, scendono sino alle spalle. La fronte è parzialmente scoperta; porta i baffi. Indossa una tunica dal collo alto, ornato da file di perle. Aperta sul davanti, è ricamata sullo scollo e lungo i profili con nodi d’amore (nodi sabaudi). Al collo pende il collare dell’ordine dinastico della SS.ma Annunziata. La scultura poggia su un basamento in marmo composto da un elemento a rocchetto, dalle estremità modanate, e da un elemento, più sottile, a pianta quadrangolare. L’insieme è posto su una mensola in stucco

  • OGGETTO busto
  • MATERIA E TECNICA marmo di Carrara/ scultura
    marmo di Carrara/ incisione
    marmo di Carrara/ levigatura
    marmo di Carrara/ lucidatura
  • ATTRIBUZIONI Della Vedova Pietro (1831/ 1898): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’attuale assetto dello scalone monumentale di accesso al piano nobile del Palazzo Reale di Torino si deve al progetto di Domenico Ferri, regio pittore e decoratore e all’architetto dell’Ufficio Tecnico del Ministero della Real Casa, Pietro Foglietti, su commissione di Vittorio Emanuele II, ormai prossimo a divenire re d’Italia. L’incarico per la progettazione di questo importante ambiente di rappresentanza fu conferito a Ferri nel 1857. Il professionista ideò un percorso celebrativo dinastico e insieme evocativo della storia d’Italia e della sua imminente e poi recente unificazione, dovendo combinare modalità diverse di decorazione, pittorica e scultorea, con particolare attenzione anche al contenimento degli aspetti economici. I primi lavori sulle murature vennero avviati nel 1862. Negli anni seguenti, via via, vennero ingaggiati professionisti già attivi per la corte per l’esecuzione dei diversi elementi d’arredo: da Gabriele Capello, detto il Moncalvo, per le parti lignee, alla famiglia Gaggini per la fornitura di tutte le parti in marmo, a partire dal rivestimento della stessa gradinata di accesso. Ferri previde una serie di statue a figura intera e a mezzo busto di principi sabaudi e di personaggi significativi per la storia dinastica che armonizzassero con i grandi riquadri dipinti, raffiguranti episodi narrativi legati a questi stessi temi. Il busto rappresenta il conte Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde (Chambéry, 1334-Santo Stefano di Campobasso, 1833). La sua realizzazione venne affidata, per commissione diretta, allo scultore Pietro Della Vedova. Quando ricevette l’incarico, lo scultore valsesiano stava frequentando la scuola di Vincenzo Vela all’Accademia Albertina di Torino, analogamente agli altri professionisti coinvolti nell’esecuzione della serie dei busti delle più significative figure di principi sabaudi dal basso medioevo al Settecento, a integrazione delle statue poste nelle nicchie. L’intervento in Palazzo Reale può considerarsi la prima commissione pubblica di rilievo ricevuta a Torino, dove, nei decenni successivi, Della Vedova sarebbe divenuto uno dei più accreditati maestri nel settore della scultura monumentale. L’opera fa parte di una serie di sei sculture a mezzo busto, affidate a quattro diversi professionisti, che dovevano completare, con un gioco opportuno di rimandi a seconda della loro posizione rispetto alle statue, il ciclo dinastico sabaudo. La sottomissione per la serie di busti, tra cui quello in oggetto, venne stipulata il 22 aprile 1863 e stabiliva che tutti e sei dovessero essere “omogenei secondo indicazione di Domenico Ferri”, eseguiti in marmo di Carrara delle cave di Ravaccione, dell’altezza di 110 cm e consegnati entro il settembre 1864. Ciascuna scultura fu pagata 800 lire. Il principe sabaudo è rappresentato due volte nello scalone, anche sotto forma di statua a figura intera. Figlio del conte Aimone, detto il Pacifico, e di Violante dei marchesi Paleologi di Monferrato, fu conte di Savoia, Aosta e Moriana dal 1343 al 1388. Le sue imprese militari - ed è questo senza dubbio uno dei motivi della sua inclusione nel ciclo celebrativo dello scalone - a seguito dell’alleanza stipulata con la corona francese e confermata dal matrimonio con Bona di Borbone (1355), lo indirizzarono, nell’ambito di una politica espansionistica a favore del suo stato, in direzione degli stati principeschi dell’Italia settentrionale. Più in generale, la storiografia gli riconobbe il merito di aver consolidato l’integrità dello stato sabaudo e la sua posizione nell’ambito dello scacchiere italiano ed europeo. Celebre per le sue capacità militari e politiche, partecipò anche alle guerre in Oriente (1358-1372) per conto dell’imperatore Giovanni V Paleologo. Nel 1365 fu da questi nominato vicario imperiale nelle diocesi di Arles, Losanna, Ginevra, Aosta, Torino, Moriana, Tarantasia, Belley; questo diploma confermava così tutte le ambizioni del conte sul Vallese e sul Genevese. A lui si deve la fondazione, nel 1364, dell’ordine cavalleresco della Santissima Annunziata, l’ordine dinastico più importante di Casa Savoia. Così gli è riconnesso l’uso del motto sabaudo FERT, particolarmente caro al re di Sardegna Carlo Alberto che volle infatti onorare il suo antenato con un pubblico monumento affidato a Pelagio Palagi e collocato nella piazza antistante il Palazzo Civico di Torino (1847-1853)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401113
  • NUMERO D'INVENTARIO 16
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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