ritratto di Tommaso di Savoia-Carignano
Il personaggio è rappresentato stante, viso e corpo lievemente ruotati in direzioni opposte, una gamba un poco più avanzata dell’altra. I capelli, lievemente mossi, scendono dietro alle spalle; porta i baffi e barba a punta. La fronte è scoperta, lo sguardo rivolto verso destra. Indossa una armatura integrale da battaglia dalla quale fuoriescono il collare piatto, bordato di pizzo, analogamente alle maniche della camicia. Gli stivali, muniti di speroni, sono alti sino al ginocchio. Al collo pende il collare dell’ordine dell’Annunziata. Un manto poggia sulla spalla e scende sino ai piedi, panneggiato. Una mano tiene il bastone del comando e l’altra impugna l’elsa della spada, chiusa nel fodero. La statua poggia su una base a pianta quadrangolare collocata su un alto basamento di forma parallelepipeda. Nella parte superiore, cornice aggettante con fascia inferiore a ovoli. Il corpo centrale del basamento presenta, sulla fronte, una iscrizione disposta su più righe. Al di sotto, fascia scolpita con motivo continuo a foglie di acanto
- OGGETTO statua
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MATERIA E TECNICA
marmo di Carrara/ incisione
marmo di Carrara/ levigatura
marmo di Carrara/ lucidatura
marmo di Carrara/ scultura
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ATTRIBUZIONI
Albertoni Giovanni (1806/ 1887): scultore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’attuale assetto dello scalone monumentale di accesso al piano nobile del Palazzo Reale di Torino si deve al progetto di Domenico Ferri, regio pittore e decoratore e all’architetto dell’Ufficio Tecnico del Ministero della Real Casa, Pietro Foglietti, su commissione di Vittorio Emanuele II, ormai prossimo a divenire re d’Italia. L’incarico per la progettazione di questo importante ambiente di rappresentanza fu conferito a Ferri nel 1857. Il professionista ideò un percorso celebrativo dinastico e insieme evocativo della storia d’Italia e della sua imminente e poi recente unificazione, dovendo combinare modalità diverse di decorazione, pittorica e scultorea, con particolare attenzione anche al contenimento degli aspetti economici. I primi lavori sulle murature vennero avviati nel 1862. Negli anni seguenti, via via, vennero ingaggiati professionisti già attivi per la corte per l’esecuzione dei diversi elementi d’arredo: da Gabriele Capello, detto il Moncalvo, per le parti lignee, alla famiglia Gaggini per la fornitura di tutte le parti in marmo, a partire dal rivestimento della stessa gradinata di accesso. Ferri previde una serie di statue a figura intera e a mezzo busto di principi sabaudi e di personaggi significativi per la storia dinastica che armonizzassero con i grandi riquadri dipinti, raffiguranti episodi narrativi legati a questi stessi temi. Tra queste rientra anche la statua che raffigura, in una logica di celebrazione genealogica, il capostipite del ramo dei Savoia Carignano, Tommaso (Torino, 1596-1656). La sua realizzazione venne affidata, per commissione diretta, allo scultore Giovanni Albertoni. Il maestro valsesiano, dopo aver studiato all’Accademia milanese di Brera e all’Albertina a Torino, si perfezionò a Roma, presso lo studio di Berthel Thorvaldsen. Tornò a Torino dopo il 1848. Gradito a corte, ottenne, quale primo incarico pubblico, quello per la tomba della regina Maria Cristina per l’abbazia di Hautecombe. Nella prima metà degli anni Sessanta dell’Ottocento Albertoni aveva già al suo attivo importanti monumenti allestiti nelle principali piazze torinesi: da quello al generale Bava (1857) a quello a Vincenzo Gioberti (1859), oltre a numerosi interventi nella sua città natale, Varallo. La sottomissione per la statua venne firmata il 30 marzo del 1864. Le misure della statua doveva essere di due metri a cui si aggiungevano gli 8 cm. del basamento in marmo di Ravaccione. La consegna dell’opera doveva avvenire entro il gennaio del 1865 e il compenso fu fissato in 9.000 lire. Tommaso era il nono figlio del duca Carlo Emanuele I e dell’infanta Caterina Micaela. Avviato alla carriera militare, prese parte a numerose battaglie in Monferrato e nelle Fiandre durante gli anni di guerra 1615-1617. Nel 1625 sposò Maria di Borbone- Soissons, ottenne dal padre l’investitura del feudo di Carignano e il titolo di principe per sé e i suoi discendenti. Durante la reggenza di Cristina di Borbone, dopo la morte del fratello, il duca Vittorio Amedeo I (1637) assunse, insieme al fratello Maurizio, posizioni filoasburgiche e antifrancesi. Fu con lui a capo di una vera e propria fazione che si scontrò contro quella capeggiata dalla duchessa vedova, in una sorta di guerra civile che coinvolse tutto lo stato. La pace con la cognata venne siglata nel 1642. Da Luigi XIII di Francia ottenne l’incarico di luogotenente di Biella e Ivrea durante la minore età di Carlo Emanuele II. Nel 1654 Anna d’Austria, regina madre e reggente per il figlio Luigi XIV, lo nominò Gran Maestro della Casa Reale e capo di gabinetto
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401108
- NUMERO D'INVENTARIO 11
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- ISCRIZIONI basamento, prospetto frontale - PRINCIPE TOMMASO/ DI SAVOIA/ SECOLO XVII (dorato) - capitale - a solchi - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0