ritratto di Emanuele Filiberto di Savoia

statua, post 1864 - ante 1866

Il personaggio è rappresentato stante, viso e corpo parzialmente ruotati verso sinistra, una gamba più avanzata dell’altra. Porta i capelli corti, barba, e baffi. La fronte è scoperta, lo sguardo lievemente sollevato. Indossa una gorgiera che fuoriesce dall’armatura integrale che lo riveste. Al collo pende il collare dell’ordine dell’Annunziata. Una fascia, drappeggiata, gli attraversa il petto. Sulle spalle poggia un mantello che scende, dietro la figura, sino ai piedi. Sul fianco, pende uno spadone, richiuso nel fodero. Un braccio è piegato e la mano tiene il bastone del comando; l’altra poggia su un elmo, a sua volta collocato su uno sperone roccioso sul quale è adagiato il mantello. Dietro alle gambe della figura si scorge uno scudo finemente ornato. La statua poggia su una base a pianta mistilinea, collocata su un alto basamento di forma parallelepipeda, lievemente bombato sulla fronte. Nella parte superiore, cornice aggettante con fascia ornata da motivo continuo a foglie. Sul corpo centrale, rilevato, scannellature alle quali sono sovrapposte foglie di acanto. Nella fascia inferiore, motivo modulare a palmette. Il complesso poggia su un alto zoccolo in marmo sul quale è posto un cartiglio mistilineo con iscrizione disposta su due righe

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA marmo di Carrara/ scultura
    marmo di Carrara/ incisione
    marmo di Carrara/ levigatura
    marmo di Carrara/ lucidatura
  • ATTRIBUZIONI Varni Santo (1807/ 1885): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’attuale assetto dello scalone monumentale di accesso al piano nobile del Palazzo Reale di Torino si deve al progetto di Domenico Ferri, regio pittore e decoratore e all’architetto dell’Ufficio Tecnico del Ministero della Real Casa, Pietro Foglietti, su commissione di Vittorio Emanuele II, ormai prossimo a divenire re d’Italia. L’incarico per la progettazione di questo importante ambiente di rappresentanza fu conferito a Ferri nel 1857. Il professionista ideò un percorso celebrativo dinastico e insieme evocativo della storia d’Italia e della sua imminente e poi recente unificazione, dovendo combinare modalità diverse di decorazione, pittorica e scultorea, con particolare attenzione anche al contenimento degli aspetti economici. I primi lavori sulle murature vennero avviati nel 1862. Negli anni seguenti, via via, vennero ingaggiati professionisti già attivi per la corte per l’esecuzione dei diversi elementi d’arredo: da Gabriele Capello, detto il Moncalvo, per le parti lignee, alla famiglia Gaggini per la fornitura di tutte le parti in marmo, a partire dal rivestimento della stessa gradinata di accesso. Ferri previde una serie di statue a figura intera e a mezzo busto di principi sabaudi e di personaggi significativi per la storia dinastica che armonizzassero con i grandi riquadri dipinti, raffiguranti episodi narrativi legati a questi stessi temi. La statua fu, insieme a quella di Carlo Alberto collocata di fronte, tra le prime a essere assegnate il 12 marzo del 1864. Le immagini del duca che riconquistò lo stato sabaudo a metà Cinquecento e dell’ultimo re di Sardegna, per il loro ruolo nevralgico nell’epopea sabauda dall’età moderna al Risorgimento, ebbero una posizione centrale nello scalone d’onore, dove si dovevano fronteggiare; per la loro esecuzione vennero richiesti i più capaci e celebri professionisti attivi nel territorio del già regno di Sardegna: il ticinese Vincenzo Vela e il genovese Santo Varni, rispettivamente professore di scultura dell’Accademia Albertina e dell’Accademia Linguistica di Genova. Per l’assegnazione del personaggio da scolpire si procedette per sorteggio, alla presenza dei ministri di corte, del prefetto di palazzo e dell’architetto Ferri. A Varni toccò rappresentare il duca cinquecentesco in armi. La sottomissione per l’opera venne segnata il giorno successivo, 13 marzo, e prevedeva un'altezza della statua, da eseguirsi in marmo di Carrara della cava di Ravaccione, di tre metri, maggiore rispetto alle altre e analoga solamente a quella di Carlo Alberto, e uno zoccolo di altezza di dieci centimetri. La consegna del lavoro doveva avvenire entro il febbraio del 1865 e il prezzo complessivo fu fissato in 12.000 lire. In ossequio ai criteri di verosimiglianza storica, al maestro venne anche trasmesso un disegno di Pietro Ayres dell’armatura B.4 già appartenuta a Emanuele Filiberto ed esposta nell’Armeria Reale. Le diverse fasi della esecuzione dell’opera, documentate anche fotograficamente, fecero notizia sui periodici genovesi del tempo. La “Gazzetta di Genova” del marzo-aprile 1864 già descriveva l’attitudine della statua: “Il gran guerriero deposto lo scudo e trattosi l’elmo, che pose su un tronco d’albero, trattenutovi dalla sua sinistra, è in attitudine di impartire ordini”. Lo scultore genovese consegnò la statua soltanto alla fine del 1866, come riporta anche la firma sullo zoccolo, dal momento che l’architetto Ferri gli chiese di ridurre le dimensioni del modello da 294 cm di altezza a 280, concedendogli anche una dilazione dei tempi di realizzazione della statua. Non venne però riconosciuto allo scultore il preteso aumento del compenso di 1.500 lire, dal momento che egli, all’epoca del ricevimento delle nuove istruzioni, aveva solamente lavorato sul modello in creta e non già sul blocco di marmo, e dunque non aveva subito, secondo l’amministrazione sabauda, alcuna perdita. La versione plastica definitiva fu inviata a Carrara, dove lo scultore Bernardo Raggi eseguì, secondo pratica diffusa, lo sbozzo del marmo, ricevendo complessivamente un compenso di 3950 lire da Varni. Nel 1887, dopo la morte del maestro genovese, vennero messi in vendita un modello in gesso di proporzioni 1:1 e uno analogo in terracotta di cui si sono perse le tracce. Emanuele Filiberto nacque a Chambéry nel 1528 dal matrimonio del duca Carlo II il Buono e da Beatrice di Portogallo. La sua formazione e la sua carriera politico-militare ebbero luogo alla corte dello zio, l’imperatore Carlo V d’Asburgo, in una fase delicata per lo stato sabaudo, per la maggior parte occupato dall’esercito di Francesco I di Valois. Divenne duca di Savoia nel 1553. Sei anni più tardi, con la pace di Cateau-Cambresis, ottenne la restituzione dello stato. Il nuovo equilibrio internazionale venne garantito anche attraverso il matrimonio con Margherita di Valois, figlia del re di Francia. Durante gli anni di governo, pose le basi per la ricostruzione amministrativa e militare del ducato. Morì nel 1580
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401106
  • NUMERO D'INVENTARIO 9
  • DATA DI COMPILAZIONE 2018
  • ISCRIZIONI basamento, prospetto frontale, entro cartiglio - EMANUELE/ FILIBERTO (dorato) - capitale - a solchi - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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