ritratto di Emanuele Tesauro

dipinto, ca 1670 - ca 1671

Cornice in legno dorato con modanature semplici

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 94 cm
    Larghezza: 74 cm
  • ATTRIBUZIONI Dauphin Charles-claude (1620/ 1677)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera è stata venduta dal Conte Carlo de Rege Thesauro di Donato alla Galleria Sabauda nel 2009. Precedentemente, il dipinto è stato tramandato per linea ereditaria nella famiglia Thesauro. Leone Aventino Giuseppe Thesauro di Meano possedeva l’opera ad inizio Ottocento. Dopodiché, venne ereditata dal nipote Carlo, generale di cavalleria e capostipite della linea de Rege Thesauro (1865-1939), che trasferì il dipinto dal palazzo Thesauro di Fossano al palazzo de Rege a Vercelli. La tela, di formato ovale, rappresenta Emanuele Thesauro (1592-1675) a mezza figura e di profilo, con il busto leggermente di tre quarti e orientato verso destra. Il quasi ottantenne retore di corte veste le insegne dei santi Maurizio e Lazzaro e si presenta allo spettatore con il proprio emblema araldico. Afferma il proprio statuto di letterato intellettuale, tenendo nella mano destra, protesa in primo piano, una penna d’oca inchiostrata. Il riconoscimento del ruolo culturale di Emanuele Tesauro in Piemonte è confermato dalla sua nomina a precettore del futuro Vittorio Amedeo II, senz’altro favorita dal suo appoggio al partito “principista” di Maurizio di Savoia e di Tommaso di Savoia Carignano, durante il ducato di Carlo Emanuele II. Tesauro è legato teoricamente al concettismo barocco e all’argutezza, temi ai quali dedica l’opera “Il Canocchiale aristotelico, o sia idea delle argutezze eroiche volgarmente chiamate imprese ecc.” (1654), riedita nel 1670 proprio a ridosso della realizzazione del ritratto. Sempre in quegli anni pubblica anche le “Inscriptiones”, un’immensa silloge di elogi, epigrafi, imprese, motti, stemmi, insegne, trofei, medaglie, apparati, macchine trionfali, programmi iconografici per palazzi, ville, giardini, cappelle, fontane e archi. Il dipinto può essere datato intorno al 1671, grazie all’indicazione dell’età del personaggio ritratto – 79 anni – nell’iscrizione sul perimetro esterno dell’ovale. L’attribuzione originale al Dauphin è stata conservata dagli eredi di Emanuele Tesauro, ma è confermata anche da un’analisi stilistica con l’attività tarda del pittore lorenese in Piemonte, dove l’artista ricopre diversi incarichi a partire dal 1650 circa. Lavora come “pittore della casa” per il principe Emanuele Filiberto di Savoia Carignano, ma è anche attivo a Torino, dove riceve commissioni dai duchi di Savoia, da Cristina di Francia e da Carlo Emanuele II. L’opera rappresenta, ad oggi, quasi un unicum nella produzione di Dauphin, perché i suoi ritratti dipinti sono soprattutto delle opere celebrative e allegoriche, legate alle esigenze politiche e di rappresentanza della corte sabauda (Luna, 1982). Il ritratto è stato inciso su rame a Torino da Georges Tasnière (1632 ca.-1704; Torino, Museo Civico di Arte Antica) e stampato sempre in quegli anni (Torino, Biblioteca Reale). Su entrambe le stampe compare, seppure con minime varianti, l’iscrizione sul perimetro esterno dell’ovale. Rispetto al dipinto, nel quale Tesauro è rappresentato leggermente di tre quarti, l’incisione adotta un’impostazione rigidamente di profilo, probabilmente per rispettare la volontà di Tesauro di vedere la propria immagine correlata alla più aulica tradizione degli stemmari genealogici. Un’altra stampa a bulino, incisa dal parigino Antonio De Pienne, è tratta da un altro ritratto di Emanuele Tesauro dipinto da Charles Dauphin intorno al 1665, oggi disperso. Quest’ultima incisione fu usata come illustrazione in capo all’opera “Del Regno d’Italia sotto i Barbari”, edita a Torino nel 1663 per i tipi di Bartolomeo Zavatta (Di Macco in Thuillier, Jacques (a cura di), 1982, pp. 407-412). Per un aggiornamento critico e bibliografico si rimanda alla scheda redatta recentemente da Paola Astrua per il catalogo della mostra “La bella Italia. Arte e identità delle città capitali” (Astrua in Paulucci, Antonio (a cura di), 2011, p. 166, n. 3.1.9)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100351232
  • NUMERO D'INVENTARIO 1174
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2013
  • ISCRIZIONI iscrizione ridipinta, sul bordo, lungo il perimetro esterno dell’ovale - D. EMMANVEL THESAURUS COM. SARMATORIS. AEQVES MAGNAE CRVCIS SS. MAURITIJ ET LAZARI. PATRITIVS TAURINEN. AETAT. LXXVIIII - Dauphin Charles - a pennello - latino
  • STEMMI sulla destra - gentilizio - Stemma - stemma gentilizio inquartato e coronato su scudo sannitico moderno con aquila bicipite nera coronata (al primo e quarto quarto) e torre su fondo rosso (al secondo e terzo quarto)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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