Clelia e le sue compagne che attraversano il Tevere
dipinto,
post 1786 - ante 1787
Pécheux Lorenzo (1729/ 1821)
1729/ 1821
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- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 42.5 cm
Larghezza: 60.5 cm
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ATTRIBUZIONI
Pécheux Lorenzo (1729/ 1821)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, rappresentante una vista ravvicinata dei busti di tre donne, è uno studio preparatorio o una replica successiva del dipinto di grandi dimensioni (2,90 x 3,95 m.) "Clelia e le sue compagne che attraversano il Tevere", che Vittorio Amedeo III di Savoia commissiona a Lorenzo Pécheux verso il 1786. L’opera, finita entro il 1787, è la prima di una serie di tele che Pécheux realizza durante gli ultimi quindici anni del ‘700. Tutti i dipinti rappresentavano degli exempla virtutis tratti dalla storia antica ed erano destinati alla Galleria Beaumont del Palazzo Reale di Torino. "Clelia e le sue compagne che attraversano il Tevere" fu, in realtà, l’unica tela ad essere effettivamente collocata nella Galleria Beaumont, perché la morte di Vittorio Amedeo III nel 1796 e la conquista del Piemonte da parte della Francia portarono all’annullamento della commissione. Verso il 1850, Vittorio Emanuele II dona il dipinto alla città di Chambéry, assieme ad un’altra opera di Pécheux, "Muzio Scevola minaccia Porsenna dopo aver ucciso il suo segretario". La tela, in pessimo stato di conservazione è oggi conservata arrotolata nei depositi del Musée des Beaux-Arts di Chambery (inv. M 878 ; 154). La sua composizione è conosciuta solo grazie ad una vecchia fotografia in bianco e nero. La versione di formato ridotto è invece rimasta nella collezione degli eredi Pécheux fino al XX secolo. L’opera è stata infatti offerta in dono alla Galleria Sabauda dalla Fondazione CRT solo in anni recenti, nel 1989. Vittorio Natale ha segnalato che i bordi della tela non sono dipinti. L’opera della Galleria Sabauda non è quindi di un frammento, ma uno studio preparatorio per l’opera di grande formato, oppure una replica eseguita successivamente “comme souvenir, qui pouvait aussi servir de modèle pour les élèves de l’Académie” (Natale, 2012, p. 208). La presenza di varianti – l’inquadratura delle tre donne è più ristretta rispetto al dipinto di Chambery – incoraggia a credere che si tratti di uno studio preliminare e a datare la tela verso il 1787. I due disegni preparatori conosciuti per questa composizione (Princeton, The Art Museum Princeton University, inv. 48-1153 e localizzazione attuale sconosciuta, cfr. Natale, 2012, p. 209) sono degli schizzi d’insieme, nei quali la disposizione delle figure non è ancora definita nei dettagli. Non possono quindi essere presi in considerazione per dirimere la questione. Le fonti letterarie possibili di Pécheux sono la “Storia Romana” di Charles Rollin, che viene pubblicata a Parigi tra il 1738 e il 1748 e che costituisce una fonte iconografica prioritaria per gli artisti alla ricerca di exempla virtutis durante la seconda metà del ‘700, la “Vita di Publicola” di Plutarco o l’“Ab Urbe condita” di Tito Livio (II,13). Le versioni fornite da queste fonti sono diverse nei dettagli, ma la storia principale rimane la stessa: Clelia è una degli ostaggi consegnati dai Romani al re estrusco Porsenna. L’episodio rappresentato da Pécheux è il momento in cui Clelia fugge dall’accampamento etrusco, attraversando a nuoto il Tevere nuda e incitando le sue compagne romane a seguirla. Il tema di Clelia e le sue compagne che attraversano il Tevere ha goduto di un’ampia fortuna nel corso dei secoli. Il dipinto di Rubens (Parigi, Museo del Louvre) è probabilmente una delle versioni più conosciute di questo episodio della storia della Roma antica. Sembra però importante segnalare che questo soggetto venne scelto a Roma nel 1786 come tema per il Concorso Balestra. Fu il pittore Francesco Manno a vincere il concorso con un dipinto che è oggi conservato a Roma, presso l’Accademia di San Luca (inv. 214, olio su tela, 0,98 x 0,70 m.). È difficile allo stato attuale delle ricerche capire se esiste un rapporto tra l’opera di Pécheux ed il Concorso Balestra, ma pare più che probabile che il tema imposto nel concorso romano abbia influenzato la scelta del pittore francese a Torino. Potrebbe inoltre costituire una prova dei legami stretti che Pécheux intratteneva con l’ambiente romano dopo il suo arrivo in Piemonte nel 1777
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100351208
- NUMERO D'INVENTARIO 1083
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2013
- ISCRIZIONI sul verso - Pecheux fece / rap[presentan].te il Trionfo di Clelia / 257 Ristaurato dal pittore comm. Carlo Cussetti. Torino maggio 1934-XII - a inchiostro -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0