Pietro Moricone battezza Lamberto figlio del re delle Baleari

dipinto, 1784 - 1784

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  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA carta/ pittura a olio
    Tela
  • MISURE Altezza: 97 cm
    Larghezza: 107 cm
  • ATTRIBUZIONI Pécheux Lorenzo (1729/ 1821)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è uno studio preparatorio per la pala di grandi dimensioni conservata nella Cattedrale di Pisa. Il soggetto, piuttosto inusuale, è strettamente legato alla storia della città di Pisa e alla conquista da parte dell’esercito pisano delle Isole Baleari nel 1114-1115. Durante i combattimenti, i pisani uccidono il re Abu-I-Rabi Sulayman, detto El Burabe, imprigionano sua moglie e suo figlio Nazaradeol. I due vengono deportati in Italia, dove il giovane ragazzo viene battezzato col nome di Lamberto dall’arcivescovo di Pisa Pietro Moricone. La storia rappresentata nel dipinto è descritta anche da Alessandro Da Morrona: “Riceve devotamente le acque battesimali dal B. Pietro Moriconi Arcivescovo di Pisa coll’intervento degli Anziani della Città, del Magistrato, e del Clero; e la Regina Madre è spettatrice del salutar cambiamento del figlio” (Pisa Illustrata nelle Arti del Disegno, Livorno, presso Giovanni Marenigh, 1812). Pochi mesi prima di trasferirsi da Roma a Torino, nel 1777, Lorenzo Pécheux riceve la commissione per un dipinto da esporre nella Cattedrale di Pisa, contestualmente a quella di un’altra opera rappresentante l’“Adorazione dei pastori per la chiesa di Santa Marta”, sempre a Pisa. I documenti attestano che riceve un acconto di 700 lire l’11 luglio 1777 e che visita Pisa, dove scopre i luoghi dove saranno esposte le sue opere, proprio durante il suo viaggio da Roma a Torino. Giunto in Piemonte, Pécheux impiega sette anni a portare a compimento la tela di grandi dimensioni per la cattedrale pisana. L’opera finita viene presentata nel suo atelier, dove la ammira anche Vittorio Amedeo III. Il dipinto viene spedito a Pisa nell’ottobre 1784, data in cui risulta esposto nella cattedrale al fianco delle opere dipinte precedentemente da Benedetto Luti, Placido Costanzi e Sebastiano Conca. Per Franca Dalmasso, il dipinto storico in costume di Pécheux inaugura un approccio alla pittura di storia che avrà largo seguito in Piemonte a partire dalla Restaurazione (Dalmasso in Castenuovo/ Rosci (a cura di), 1980, p. 21). Vittorio Natale sottolinea che la mancanza di veridicità storica nei costumi e nei decori corrisponde all’approccio con il quale i fatti storici vengono messi in scena nei teatri italiani di fine ‘700 (Natale, in Laveissière, Sylvain (a cura di), 2012, p. 203). Oltre al bozzetto della Sabauda, sono state identificati altri studi preparatori per quest’opera. Un primo disegno, rappresentante uno studio preparatorio per la figura maschile in primo piano sulla destra che volge le spalle allo spettatore, è stato pubblicato da Bollea (Bollea, 1942, tav. 34). Un secondo disegno, riapparso sul mercato antiquario da Christie’s a Roma il 27 maggio 1987 (lotto 373, oggi a Parma, collezione privata), raffigura invece uno studio delle figure che si trovano attorno al bacino dell’acqua santa. Rispetto alla composizione finale, che Pécheux traduce su tela, la principale differenza sembra essere la posizione dell’accolito, piuttosto defilato nel disegno e invece al centro tra il vescovo e il giovane battezzato nel dipinto. Esiste anche un altro bozzetto preparatorio, simile a quello torinese sia per le dimensioni che per l’aspetto e la composizione, conservato presso il Museo Nazionale di San Matteo a Pisa (0,952 x 1,056 m., inv. 258). A differenza dell’opera torinese, questo studio è però dipinto su tela. L’autografia di entrambi gli studi deve essere ricondotta a Pécheux. Vittorio Natale propone di riconoscere nella versione pisana il vero studio preparatorio per il dipinto, databile quindi al 1777, e nella versione torinese una replica eseguita dal pittore poco prima di spedire l’opera a Pisa nel 1784, per poter conservare una testimonianza di una delle sue opere più importanti. Nel 1803, Pécheux segnala il bozzetto torinese in un elenco di opere che propone al generale Menou, amministratore generale del Piemonte: “une esquisse achevée du grand tableau de la cathédrale de Pise. Large de 3 pieds 7 pouces sur 3 pieds 3 pouces de haut. Avec sa corniche. Fr. 1000“ (Bollea, 1942, p. 424). La proposta di vendita non sembra essere andata a buon fine, perché il dipinto viene ereditato dal figlio di Lorenzo Pécheux, Gaetano, che lo trasmette a sua volta ai suoi eredi. Lo Stato italiano lo ha acquisito nel 1981 per la Galleria Sabauda da Angela Maria Pécheux per 9.000.000 di Lire
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100351203
  • NUMERO D'INVENTARIO 1055
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2013
  • ISCRIZIONI sullo scalino in primo piano, a destra - Laur. Pecheux 1784 - Pécheux Lorenzo - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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