RELIQUIARIO - A MEDAGLIONE, opera isolata - produzione piemontese (secondo quarto sec. XIX)

reliquiario a medaglione, post 1838 - ante 1849

Teca di luce ovale con vetro. Cornice a fascia filettata; gancio di forma ovale per sospensione con nastro in raso di seta blu annodato. All'interno, su fondo in velluto tagliato ad un corpo rosso, sono posti due frammenti di carta arancione con profili dorati, sagomati, sui quali sono adagiate le reliquie; al di sotto e al di sopra di esse, cartigli rettangolari con iscrizione su una riga. Lungo il perimentro interno della teca è posta una cornice ovale in carta dorata ripiegata; lo stesso materiale è utilizzato per formare due rami con foglie terminanti con fiori, formati da perline. Esteriormente alla teca, è applicato un motivo ornamentale in filigrana composto da una forma a ventaglio nella parte inferiore, girali vegetali ai lati ed una corona reale alla sommità. Tra la teca e la corona, su sostegno metallico, è applicata la colomba dello Spirito santo con raggera e due angeli laterali; la composizione è arricchita da raggi di metallo argentato, apposti posteriormente

  • OGGETTO reliquiario a medaglione
  • MATERIA E TECNICA ceralacca
    filo di cotone
    argento/ filigrana
    CARTA
    carta/ doratura
    PERLA
    seta/ raso
    seta/ velluto
    Tela
    VETRO
  • MISURE Altezza: 28 cm
    Larghezza: 17 cm
  • AMBITO CULTURALE Produzione Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE [continuazione DESO] Il reliquiario è collocato entro custodia in tela gialla e arancione, forse non originale, dal momento che essa sembra essere stata ricavata dalla cucitura di parti di due conopei per pisside. Nonostante un'indicazione inventariale su etichetta riconoscibile, per la forma ovale, come quella in uso durante la compilazione degli inventari del 1880, (cfr. L. Leoncini, Regno di Sardegna, in E. Colle (a cura di), Gli inventari delle corti. Le guardarobe reali in Italia dal XVI al XX secolo, Firenze, 2004, p. 296, fig. 12), il reliquiario risulta indicato solamente nell'ultimo inventario (1966) del patrimonio di suppellettili della Cappella della SS. Sindone, ma è assente da quelli compilati a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, dediti a ricordare esclusivamente gli arredi sacri realizzati in materiali preziosi. La teca contiene reliquie di due personaggi strettamente legati alla devozione dinastica: Umberto III di Savoia (Avigliana/TO, 1136 ca.-?, 1188) e Bonifacio (Sainte-Hélène-du-Lac, 1207 ca.-1270). Il primo fu figura di spicco presso le corti europee, sia come accorto politico che come eccellente militare, al governo dello stato sabaudo per circa quarant'anni, cfr. F. Crosara, voce Umberto III di Savoia, beato, in Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1969, vol. XII, pp. 809-814. La corte sabauda promosse il suo culto basandolo sulla sua profonda spiritualità dovuta all'esempio del padre, Amedeo III, morto a Nicosia nel 1148 durante la secondo Crociata, e sulla sua formazione presso un santo vescovo, nominato suo tutore; teso alla vita ascetica, fu costretto a calarsi nel mondo, pur mantenendosi fedele all'Impero ed alla Chiesa. Nonostante le testimonianze di miracoli avvenuti presso la sua tomba, immediatamente dopo la sua morte, e l'scrizione di Umberto nel novero dei santi nei menologi dei Cistercensi, nonché della sua festa nel calendario liturgico della chiesa di Ivrea, venne riconosciuto beato solamente nel 1838 da Gregorio XVI (Belluno 1765-Roma, 1846), a seguito dell'interessamento da parte di Carlo Alberto (Torino,1798-Oporto, 1849), re di Sardegna dal 1831 che ne promosse il culto. Contemporaneamente avvenne anche la canonizzazione di Bonifacio; sin da giovanissimo educato nella Grande Certosa di Grenoble, iniziò molto presto una brillante carriera ecclesiastica che lo portò, nel 1232 ad essere eletto vescovo di Belley. Nel 1241 divenne arcivescovo di Canterbury e, per tutta la durata del mandato, egli dovette scontrarsi con il sovrano e, ripetutamente, con il clero locale, cfr. M. A. Calabrese, voce Bonifacio di Savoia, Ibidem, 1963, vol. III, pp. 321-323. Appare probabile, pertanto, che il reliquiario possa datarsi posteriormente all'approvazione del culto da parte della Santa Sede e sia stato realizzato entro il quinto decennio del XIX secolo. Seppure dotato di un ricco ornato in filigrana, l'interno della teca risponde alla tipologia di una particolare forma di reliquiario, detto "paperole", documentato a partire dal XVII secolo, il cui nome deriva dal termine francese con il quale sono chiamate le strisce di carta dorate, variamente arrotolate, che costituiscono l'elemento dominante della composizione ornamentale, che spesso imita o trae spunto da ricami, miniature o dall'oreficeria. La costanza con la quale tale produzione è stata ripetuta, fino al XX secolo, rende difficile la datazione del reliquiario, in assenza di ulteriori riferimenti. Le paperoles, eseguite in quasi tutti i paesi cattolici, sono documentate, per quanto limitati siano ad oggi gli studi sull'argomento, soprattutto in Francia, Austria ed Italia. In Torino, in particolare, oltre alla produzione da parte delle monache carmelitane, spiccarono le visitadine e le suore del Cottolengo. Raramente tali reliquiari potevano essere acquistati; per lo più venivano dati in dono ad importanti benefattori dei conventi o erano confezionati per ornare cappelle interne a chiese dei rispettivi ordini religiosi. La disposizione delle reliquie, all'interno dell'elaborata decorazione, risponde, solitamente, ad un piano teologico preciso, talvolta non immediatamente identificabile (L. Borello-P. P. Benedetto, Paperoles le magnifiche carte, Torino, 1998, pp. 8-15). La presenza di reliquiari di provenienza conventuale, nell'ambito delle collezioni sabaude, è confermato da una lettera, datata 3 maggio 1872, dell'ispettore del Regio Mobiliare, Francesco Lubatti, all'Amministrazione della Casa di S.M. in Torino, nella quale si ricorda la presenza, nel Regio Guardamobili, di numerosi esemplari donati alle regine Maria Teresa Asburgo Lorena (Vienna, 1801-Torino, 1855) e Maria Adelaide Asburgo-Lorena (Milano, 1822-Torino, 1855) in occasione delle ripetute visite ai monasteri femminili torinesi. [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087785
  • NUMERO D'INVENTARIO 1979
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI teca/ retro - 1979 - caratteri numerici - a penna/ nero - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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