Resti di contesto abitativo suburbano di età romana (abitazione, struttura abitativa)

Acqui Terme, ca I sec. d.C - ca II sec. d.C

In seguito alla scoperta di resti murari durante la costruzione di un fabbricato, tra settembre e ottobre 1980 si avviano scavi sistematici, che mettono in luce un contesto abitativo suburbano, localizzabile nella fascia più interna del cantiere che si affaccia su via Cassino. Le strutture, conservate quasi esclusivamente in fondazione (ciottoli e malta) e solo a brevi tratti in elevato (filari ciottoli squadrati) si rinvengono ad una profondità di m. 1,75 dal piano di campagna e si impostano in un terreno argilloso. Nella porzione più meridionale si mette in luce una pavimentazione ad acciottolato delimitata longitudinalmente da filari di grosse pietre poste di taglio, interpretabile come una corte, attrezzata con un pozzo attorno alla quale si dispongono vari spazi. Su questa si affaccia a nord un ambiente, chiuso da un muro con orientamento E/W, lungo m. 8, che piega ad angolo retto ad W ed è anteceduto da tre basi in muratura di forma quadrangolare di m. 0,60 per lato, interpretabile come la facciata porticata dell’edificio. Verso nord si articola una serie di ambienti. I primi due oltre la linea della facciata sono affiancati: l’ambiente ad W a pianta rettangolare, mancante del lato occidentale, è attrezzato con un braciere centrale di cui restano parti del rivestimento laterizio in tegole di reimpiego. A N il muro del vano confina con un vasto ambiente, definito a oriente dal doppio muro di un ambulacro, forse porticato, accanto al quale si estendeva una grossa fossa di scarico di forma irregolare, contenente un gran numero di frammenti ceramici, databili tra I e II sec. d.C., alcuni dei quali deformati. Questo particolare, insieme alle tracce di combustione rinvenute attorno alla fossa e nel suo riempimento, portano ad ipotizzare che si trattasse di una discarica di scarti di fornace, utilizzati per il drenaggio di un’area probabilmente scoperta. L’ambiente a NE della corte, accessibile da S mediante una soglia in pietra larga m. 2,30, conserva ancora la base in lastre di pietra su cui posava il parapetto di un pozzo. Questo comunica, attraverso un’apertura di m. 1,10 di luce, con un ambiente rimaneggiato su due lati: a sud sono ancora parzialmente infissi nel terreno due anfore, mutile della parte superiore del collo. Sul lato settentrionale è presente un pozzo del diametro di m. 1,60, con pareti in pietra di m. 0,50 di ampiezza. Ad Ovest, verso via Cassino, i saggi effettuati hanno evidenziato scarse tracce di frequentazione. Ad Est, in una stretta fascia di scavo, si identificano ancora due ambienti delimitati ad W da un muro conservato in fondazione che si conclude in corrispondenza della corte meridionale. Nell’ambiente più a N si conservano i resti di un acciottolato e di una pavimentazione in cotto delimitati da un piccolo pozzo e una vasca, rivestita sul fondo da lastre di pietra e servita da due canalette. I vani attrezzati con pozzi, porticati, vasche e recipienti per l’acqua, sono chiaramente funzionali ad attività di laboratorio legate alla lavorazione dell’argilla (depurazione e stagionatura, decantazione). Gli ambienti rimangono in vita almeno fino al II sec. d.C., come si evince dal rinvenimento di una moneta di Antonino Pio e una moneta di Commodo nel settore più orientale dello scavo. L’edificio risulta costeggiato a S da una strada acciottolata, con orientamento EW, larga m. 5 con marciapiedi laterali, dai cui livelli provengono monete databili da età augustea al II sec. d.C. In prossimità con via Cassino si evidenzia l’incrocio con una strada perpendicolare. Lungo il lato settentrionale del percorso sono venuti alla luce due condotti di scarico, voltati in calcestruzzo, in uscita dalle fondazioni del muro d’ambito dell’isolato. Essi si immettono, ad una profondità di m. 0,50 ca, nel collettore centrale sottostante il piano stradale: una fognatura con una sezione a ferro di cavallo di m. 1,50x0,55. Da un punto di vista topografico le strutture si collocano lungo una delle principali strade di accesso all’abitato di Acqui Terme, lungo la strada che da Torino, attraverso Hasta, conduceva ad Aquae Statiellae, che ancora in età medievale entrava in città da Nord attraverso Porta Pisterna. Sopra lo strato di distruzione dell’edificio romano si rinviene ceramica databile tra il XIV e il XVI sec., che, accanto a labili tracce di strutture, attesta una frequentazione dell’area in epoca basso medievale e moderna

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