resti di strutture murarie di età romana (edificio pubblico, luogo ad uso pubblico)

Acqui Terme, ca fine I sec. a.C - ca I sec. d.C

Tra le via Cavour (nn. civici 63 e 69) e Galeazzo, nel corso di una serie di interventi urbani effettuati tra il 1977 e il 1996, si mette in luce - solo parzialmente - un complesso edilizio che si sviluppa su circa mq 800. Ad E (ala settentrionale di via Cavour 69 e parte del cortile interno), è presente un vasto edificio orientato NS/EW definito a N e ad W da due muri perimetrali lunghi rispettivamente m. 19 e 22, larghi m. 0,85 e conservati in elevato per più di 1 m. Questo muro d'ambito, rasato ad una quota di m. -1,14/1,70 rispetto al piano di campagna, è realizzato in blocchetti di arenaria legati con malta tenace di colore bianco. L'articolazione interna dell'edificio è costituita da due vani rettangolari di uguale dimensione (m. 4,50x5,70) disposti lungo la parete N; i muri divisori sono larghi m. 0,45 ca. Nell’angolo a N/E e nel suo corrispettivo a S si individuano due aperture rettangolari nella muratura (m. 0,30x0,42) funzionali probabilmente al passaggio dell’aria. Contro il muro d’ambito settentrionale dei due vani si è messa in luce un’altra struttura, pertinente ad una seconda fase costruttiva poco più tarda della precedente. Questa presenta un’altezza di m. 1,20 e un’ampiezza di m. 1,60; poggia su una fondazione con risega di in conci squadrati, che scende di m. 0,40 rispetto al piano di imposta del muro di prima fase. La sua funzione è forse quella di rincalzo e isolamento dal terreno, come dimostra anche l’impermeabilizzazione in coccio pesto dell’alzato (lato esterno). Alla parete W dell'edificio è addossata una struttura con il medesimo orientamento (NS), larga m. 1,20, interpretabile come una scala. La pavimentazione dell'area interna, rinvenuta ad una quota di m. -1,50 dal piano di calpestio del cortile, è totalmente realizzata con un vespaio di ciottoli sovrapposti su cinque filari, coperto da lastre di arenaria, di cui rimangono solo le tracce, a loro volta coperte da un sottile strato di malta biancastra mista a scaglie. Nel settore W è stata identificata un'area porticata, con orientamento NS, larga m. 8,50 ca, caratterizzata dalla scansione con pilastri, di cui rimangono due basi quadrangolari distanti tra loro m. 3. La scansione a pilastri porta ad ipotizzare una copertura a doppio spiovente. Ad W del portico si è identificato il limite orientale di un altro edificio: un muro orientato NS, largo m. 0,80, indagato per la larghezza di m. 10 ca, interrotto a circa metà da una soglia. Tra i materiali archeologici rinvenuti all'interno del vespaio nel settore orientale, si distinguono frammenti di sigillata italica e vernice nera di imitazione campana, oltre che ceramica comune. La costruzione del complesso è da collocare tra la fine del I sec. a.C. e la prima età imperiale. In seguito al suo abbandono, risulta sigillato da un potente livello organico di colore nerastro databile al V sec. d.C. Tra i materiali della distruzione sono stati rinvenuti numerosi frammenti decorativi in marmo (cornici, fregi, antefisse) che inducono a pensare di essere in presenza di un edificio pubblico, forse il complesso degli horrea della città. Si rinviene anche la mano destra di una statua di dimensioni superiori al vero. Il complesso ricade in un settore periferico del centro urbano antico, ad E del Rio Medrio. Attualmente i resti archeologici sono conservati nei vani interrati di due distinti immobili

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