L’arte vasaia

a cura di Assunta Scorpiniti, pubblicato il 05/02/2025

La fabbricazione dei vasi si svolge nel laboratorio dell’ultimo maestro vasaio rimasto in attività, Leonardo De Dominicis, appartenente a una storica famiglia artigiana.

Lorenzo Russo - Museo civico del Mare, dell'Agricoltura e delle Migrazioni, L’arte vasaia, interni, 2025, fotografia digitale Realizzata su incarico della Direttrice del Museo
Lorenzo Russo - Museo civico del Mare, dell'Agricoltura e delle Migrazioni, L’arte vasaia, interni, 2025, fotografia digitale

dal Catalogo

La fabbricazione dei vasi si svolge nel laboratorio dell’ultimo maestro vasaio rimasto in attività, Leonardo De Dominicis, appartenente a una storica famiglia artigiana. Un luogo affascinante, come il procedimento rimasto nei millenni intatto e libero dai condizionamenti derivanti da tempi standard; si segue infatti il ciclo naturale delle stagioni e il tempo di risposta degli elementi, tutti naturali. L’argilla è ricavata da una cava esistente in località S. Cataldo di Cariati. Trasportata nel laboratorio, viene appoggiata su un rialzamento del pavimento costituito da blocchi di pietra e ammaccàta, ovvero schiacciata con grossi martelli, poi cernita con l’apposito attrezzo, per separare l’argilla più grossa dalla polvere, riposta in secchi. Viene poi messa a bagno per un giorno intero, con abbondante acqua, in un grosso contenitore semisferico, di terracotta, detto a fossa ira crìta. Una volta ripresa, viene versata sul pavimento e impastata con i piedi nudi per ore ed ore, aggiungendo la polvere precedentemente conservata, per darle la giusta consistenza e malleabilità. Si pone quindi a riposare, coperta di grossi sacchi di tela per preservarla dall’essiccamento a contatto con l’aria. Trascorso il tempo necessario, la creta viene stricàta, cioè manipolata su un tavolo dov’è liberata dalle impurità e resa omogenea e compatta. Il modellamento dell’oggetto è compiuto con il tornio a pedale; è sorprendente come esso venga plasmato e si delinei nelle forme col solo tocco delle mani. I vasi di creta ancora fresca vanno quindi posti ad asciugare, preferibilmente al sole, per un paio di giorni se l’aria è secca, per una settimana se è umida; prima della cottura levigati con carta vetrata, per eliminare qualunque imperfezione. L’ultima fase è quella della cottura nella fornace. La struttura, in pietra ed argilla, ha l’aspetto di una cupola elevata su una base di mattoni forati, dove si accende il fuoco, alimentato da cartone, segatura o sansa. I manufatti o vucàli vengono collocati in modo da occupare tutto lo spazio; fessure e buchi devono essere tutti chiusi e l’apertura ad arco sigillata con mattoni e creta impastata. La cottura dura circa 6 ore ad una temperatura di 900°; occorrono due giorni perché i vasi si raffreddino, quindi si tolgono e si dispongono in base alle dimensioni e alle forme nei contenitori, pronti per essere inviati nei punti di vendita locali o esportati.

L’arte vasaia Realizzata da Lorenzo Russo su incarico della Direttrice del Museo
L’arte vasaia

L’arte vasaia Realizzata da Lorenzo Russo su incarico della Direttrice del Museo
L’arte vasaia

L’arte vasaia Realizzata da Lorenzo Russo su incarico della Direttrice del Museo
L’arte vasaia

Bibliografia

Assunta Scorpiniti, Cariati e la sua gente, Cosenza, 2002

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