Avanzi della Via Appia a 12 km dalla città - Brindisi

a cura di Dalila Segoni, Veronica Santoni, pubblicato il 04/07/2022

Stefn79 ph, Brindisi - colonne romane di Brindisi, 2021, fotografia digitale Stefn79 ph, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Stefn79 ph, Brindisi - colonne romane di Brindisi, 2021, fotografia digitale

dal Catalogo

La via Appia – denominata fin dall’antichità Regina viarium – fu progettata e costruita ex- novo a partire dalla fine del IV secolo per volontà del censore Appio Claudio Cieco. Vi era infatti la necessità di creare un collegamento terrestre tra Roma e Capua – importante città portuale che permetteva connessioni con l’Oriente e la Grecia – attraverso il rinnovamento di un’antica strada che collegava Roma e alcuni importanti città situate nella zona dei Colli Albani, come Albalonga. Esistevano già alcune strade che consentivano di raggiungere Napoli e Capua; basti pensare alla presenza della via Latina, che si inerpica tra le montagne e quindi considerata pericolosa: si scelse così di edificare una nuova strada che percorresse il tratto costiero in modo da renderlo più sicuro e veloce.

 

Successivamente, il percorso venne allungato fino a Benevento e nel 190 a.C. raggiunse Brindisi e il suo strategico porto, per un totale di 364 miglia. La via Appia venne da subito celebrata come una grandissima opera di ingegneria: furono costruiti dei rettifili e impiegate delle tecniche di costruzione avanzate, come l’impiego di pietre levigate in modo da favorire il drenaggio delle acque piovane. Inoltre, poteva essere percorsa in entrambi i sensi di marcia ed era arricchita dalla presenza di “crepidines”, dei veri e propri marciapiedi presenti ai lati, che potevano essere percorsi dalla gente a piedi.

 

Nel porto di Brindisi, è possibile osservare ancora oggi una delle due colonne che originariamente, erano considerate la costruzione conclusiva della via Appia. Si trattava di due colonne di marmo proconnesio che per lungo tempo furono ritenute il simbolo della città di Brindisi; nel 1528, in seguito ad un potente terremoto, una delle due colonne si spezzò e i pezzi furono successivamente donati alla città di Lecce e reimpiegati per l’innalzamento del monumento dedicato a Sant’Oronzo.

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Fotografo non identificato, Brindisi - colonna via Appia, 1926-1950, gelatina ai sali d'argento, MPI141565 Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Fotografo non identificato, Brindisi - colonna via Appia, 1926-1950, gelatina ai sali d'argento, MPI141565

Roberto sernicola, Il capitello originale della colonna di Brindisi, conservato nel Palazzo Nervegna Granafei, fotografia digitale Roberto sernicola, Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Roberto sernicola, Il capitello originale della colonna di Brindisi, conservato nel Palazzo Nervegna Granafei, fotografia digitale

Zappuddu, Le colonne poste alla fine della Via Appia a Brindisi,2007, fotografia digitale Zappuddu, Public domain, Wikimedia Commons
Zappuddu, Le colonne poste alla fine della Via Appia a Brindisi,2007, fotografia digitale