Santa Cecilia e l'angelo, Carlo Saraceni

a cura di Martina Gilussi, pubblicato il 20/05/2021

Un ulteriore esempio di  un’opera che si colloca in un contesto privato, nel quale l’aspetto sacro è ormai impercettibile è dato dalla Santa Cecilia e l’angelo di Carlo Saraceni. Una tela di notevole interesse, sia da un punto di vista iconografico, che per l’attribuzione, questione tutt’oggi aperta. Attualmente in dibattito si muove su Carlo Saraceni, artista veneziano, che in quest’opera abbraccia un caravaggismo mitigato e un suo allievo di bottega Guy François. Fin dagli inizi del Novecento furono molti gli storici dell’arte che tentarono una giusta lettura del dipinto e non mancarono i fraintendimenti, come quando vi fu letta una scena di genere rappresentante un concerto. Questa lettura errata in parte comprensibile, poiché ci troviamo di fronte ad un’opera dove la sfera terrena di Cecilia è ormai preminente.Una tela di alta qualità, che presenta alcuni nodi, che attendono di essere risolti.

 

 

Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l'angelo, 1610, olio su tela, 172x139 cm Galleria Nazionale d'arte Antica, Palazzo Barberini, Roma Photo Massimo Gaudio
Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l'angelo, 1610, olio su tela, 172x139 cm Galleria Nazionale d'arte Antica, Palazzo Barberini, Roma

dal Catalogo

dagli archivi fotografici ICCD IIIF

La Santa Cecilia e l’angelo di Carlo Saraceni, databile al 1610 ca.  prima di giungere alla collezione di Palazzo Barberini, proveniva dal Monte di pietà. Dalla tipologia del dipinto possiamo supporre che fosse in origine di un raffinato e colto committente. Qui elementi sacri e profani convivono in un connubio perfetto, dove il risultato finale è una scena molto intima, domestica.  Cecilia intenta a suonare un arciliuto, si rivolge verso l’angelo che l’accompagna con il contrabbasso. L’incrocio degli sguardi, va ad accentuare quel flusso tra terreno e divino, possibile grazie all’angelo che funge da intermediario, ma essa stessa durante l’esecuzione diviene angelo. Oltre ai due strumenti principali, vi sono altri ai piedi dei personaggi, tutti di repertorio profano, ma quelli di connotazione femminile ai piedi di Cecilia e quelli maschili, ai piedi dell’angelo. Gli strumenti, lo spartito, sono rappresentati con grande realismo e dovizia nei particolari. I panneggi e gli incarnati sono resi con grande morbidezza. Il Contrabbasso, ha il compito anche di dividere diagonalmente la scena. Osservando nel complesso questo dipinto, lo spettatore ascoltando il concerto che si sta svolgendo davanti ai suoi occhi, può essere coinvolto e trarre ispirazione, proprio come Cecilia

Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l'angelo, (dettaglio) Wikioo.org
Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l'angelo, (dettaglio)

Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l'angelo, 1610 ca. Galleria Nazionale d'Arte Antica in Palazzo Barberini, Roma. Arte.it
Carlo Saraceni, Santa Cecilia e l'angelo, 1610 ca. Galleria Nazionale d'Arte Antica in Palazzo Barberini, Roma.

Bibliografia

Maria Giulia Aurigemma (a cura di), Carlo Saraceni: un veneziano tra Roma e l'Europa 1579-1620, Roma, 2013 , pp. pp.83-112
Catalogo della mostra (Roma Palazzo Venezia 29 novembre 2013-2 marzo 2014)

Lorenza Mochi Onori, Rossella Vodret (a cura di), Galleria Nazionale d' Arte Antica Palazzo Barberini: i dipinti, Roma, 2008 , p.

Anna Ottani Cavina, Carlo Saraceni, Milano, 1968 , p.