L'evolversi dell'iconografia della Santa Cecilia nel Seicento

a cura di Martina Gilussi, pubblicato il 17/05/2021

L’accostamento della Santa Cecilia alla musica derivò da una lettura corrotta della Passio la fonte principale per la ricostruzione della storia della martire. Nel tempo questa figura andò mutando, la sua natura celeste e terrestre, divennero sempre più sovrapponibili. Dal Quattrocento l’organo è ormai il suo attributo iconografico tradizionale. Esso rappresenta il mezzo attraverso il quale entra in contatto con l’armonia delle sfere, spesso è affiancata da un angelo, il quale funge da mediatore, fino a diventare lei stessa soggetto attivo, musicista. Il vasto repertorio artistico dedicato a questo soggetto, ci permette di osservare il progressivo cambiamento che Cecilia ha subito nei secoli. A fare da spartiacque è la Santa Cecilia e quattro santi di Raffaello, che ha cambiato profondamente la visione dell’estasi delle sante ed ha costituito un rinnovato modello per le riflessioni tra Cecilia e la musica e la loro elaborazione figurativa.  Nel XVII secolo si consoliderà quel processo iniziato nel Cinquecento, dove la figura di Santa Cecilia è autonoma, prendendo le sembianze di una gentildonna, un’immagine domestica.

Guido Reni, Santa Cecilia, 1606, olio si tela, 96x75 cm, Norton Simon Foundation Pasedena, California, © The Norton Simon Foundation
Guido Reni, Santa Cecilia, 1606, olio si tela, 96x75 cm, Norton Simon Foundation Pasedena, California,

Con il tipo di iconografia adottata nel XVII secolo sembrano essere state esplorate tutte le strade possibili. Ora trovano posto quegli elementi inizialmente rifiutati poiché appartenenti al repertorio profano, ma che adesso assumono un diverso significato, in quanto sono utilizzati dalla figura sacra di Cecilia. Così l’organo lascerà posto a violini, liuti, strumenti tradizionalmente legati alla musica profana. Ci troviamo di fronte ad una raffigurazione del tutto nuova di Cecilia, un’immagine domestica, ma che appare calzante per commissioni di ambito privato, per essere esposta in sale dove veniva svolta la medesima attività. In questo modo il singolo, può trarre ispirazione ed entrerà in quel flusso di corrente di “energia ininterrotta che fluisce dall’alto in basso e dal basso verso l’alto”. Questo ci insegna come la musica se praticata con intenti elevati, si configura come un’attività spirituale e contemplativa. La commovente rappresentazione della Santa Cecilia di Guido Reni, commissionata dal Cardinal Sfondrati, è il frutto di due volontà, ossia combinare bellezza esteriore e pio sentimento. La santa emerge dal fondo scuro, con lo strumento tra le mani, i capelli avvolti da un turbante e sguardo verso l’alto in estasi. Lo sfondo è neutro, ma da esso emerge un organo. Nel 1608 il dipinto fu venduto al cardinale Scipione Caffarelli-Borghese che era, a quel tempo, un mecenate di Reni. Rimase nella sua collezione privata fino all'inizio dell'Ottocento quando passò a Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone

Bibliografia

Nico Staiti, Metamorfosi di Santa Cecilia: l'immagine e la musica, Lucca/Bozen, 2002 , p. p. 129

Maria Cristina Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni: tra le ricevute del banco Herrera e Costa, Roma, 2007 , p. p. 514

Bibliografia in rete

Santa Cecilia, 20/5/2021 (LINK)

Ritrovato intatto, il corpo di Santa Cecilia è stato fissato nel marmo, 20/05/2021 (LINK)

Santa Cecilia e la storia di una ricognizione che ha segnato un’epoca, 20/05/2021 (LINK)

Norton Simon Museum, 20/05/2021 (LINK)