La protezione del patrimonio culturale al tempo della Grande Guerra

a cura di Dalila Segoni, pubblicato il 05/02/2021

La prima guerra mondiale trasformò l’Europa in un sanguinoso scenario di battaglia. Tutte le nazioni che parteciparono – sia le più grandi sia le più piccole – pagarono un altissimo tributo in perdite di vite umane. A causa dei bombardamenti, numerose città furono devastate; e con esse, anche il patrimonio artistico che conservavano da sempre. Per questo motivo si pensò alla protezione dei monumenti e delle opere artistiche presenti sul territorio italiano, non solo mobilitando l’esercito, ma sensibilizzando la popolazione civile stessa. 

Venezia - Basilica di S. Marco, facciata, protezione antiaerea principale durante la prima guerra mondiale Archivi fotografici ICCD
Venezia - Basilica di S. Marco, facciata, protezione antiaerea principale durante la prima guerra mondiale

In precedenza allo scoppio della guerra, furono ratificati dei trattati internazionali allo scopo di formalizzare norme per i tempi di guerra. Naturalmente, erano previste delle sezioni dedicate alla protezione del patrimonio culturale. Nel 1907, durante la seconda Conferenza di Pace tenutasi all'Aja, si stabilì che durante gli assedi e i bombardamenti bisognava prestare assoluta attenzione agli edifici dedicati al culto, alle arti, alle scienze, alla beneficenza, ai monumenti storici e agli ospedali. Si decise inoltre, che tra i compiti degli assediati vi era quello di rendere riconoscibili questi edifici attraverso dei segni visibili speciali, come palloni aerostatici. Chiaramente, le norme non furono rispettate e nell'autunno del 1914 fu rasa al suolo la biblioteca universitaria di Lovanio in Belgio e bombardata la cattedrale di Reims dagli eserciti tedeschi. Questi eventi causarono sdegno e indignazione: tutte le nazioni belligeranti si affrettarono a mettere in sicurezza il proprio patrimonio artistico e monumentale. L'Italia era corsa ai ripari già precedentemente la sua entrata in guerra; infatti, la Soprintendenza per l'antichità, quella per l'Arte medievale e moderna e la Soprintendenza ai monumenti, furono allertate e si decise di procedere inizialmente con la messa in sicurezza del patrimonio custodito nelle zone di confine, in prossimità del fronte di combattimento. Le opere d'arte mobili sarebbero state trasportate in luoghi sicuri lontani dai feroci scontri; più difficile era invece la protezione dei monumenti e dei complessi architettonici.

Bibliografia

Paola Callegari - Marco Pizzo (a cura di), Distruzione e conservazione. La tutela del patrimonio artistico durante la prima guerra mondiale., Roma, 2007