La festa di Sant'Antonio Abate a Collelongo (AQ): le cuttore
Su gentile concessione dell'autore dell'immagine
Fabrizio Sansone, Il torcione acceso in Piazza della Libertà, fotografia digitale
La Festa di Sant’Antonio Abate a Collelongo (AQ) è una complessa manifestazione rituale che, nel nome del santo, riunisce la comunità del piccolo centro montano e si apre all’ampio pubblico dei visitatori che nella notte tra il 16 e il 17 gennaio affollano le strade del paese, nonostante le condizioni climatiche spesso proibitive, per visitare le cottore.
Secondo la tradizione locale questa festa sarebbe attestata già alla fine del XVII secolo, ma nei fatti è ascrivibile con certezza a tale periodo solo la statua del santo conservata nella Chiesa di santa Maria Nuova, una statua in pietra recante la data del 1692; le fonti orali e l’esigua bibliografia permettono comunque di ricostruirne le forme primonovecentesche e i mutamenti avvenuti a partire dal secondo dopoguerra. La festa è oggi al centro di un attento processo di patrimonializzazione condotto dalla comunità, anche come risposta allo spopolamento e alla crisi che minaccia i piccoli paesi delle aree interne.
Con il termine cuttora (o cottora) si indicano sia i grossi caldai di rame per la preparazione dei cicerocchi (una zuppa di granturco bollito) sia le case in cui sono allestiti questi caldai, all’interno di un grande camino decorato con i pertecalle (le arance) e con l’immagine del santo; le cottore sono allestite da gruppi familiari, da associazioni, da gruppi di amici (il loro numero può variare, generalmente sono almeno dieci). Vengono accese ai vespri del 16 gennaio.
Anche la statua del santo, conservata nella chiesa parrocchiale, in occasione della festa è addobbata con le arance che, benedette, saranno poi distribuite agli ammalati.
La sera, intorno alle nove, prende il via dalla piazza centrale la processione che visiterà tutte le cuttore per la benedizione; il parroco è accompagnato anche dalle autorità civili. Terminata la processione delle cuttore si formano gruppi spontanei di amici che, accompagnati dai suonatori, per tutta la notte attraversano il paese muovendosi da una cuttora all’altra visitano le cuttore, aspettando la sfilata delle conche rescagnate che si tiene all’alba.
Per tutta la notte bruciano i due torcioni, grossi falò a forma di cono rovesciato composti da tronchi di quercia e faggio, tenuti assieme da una struttura in ferro.
All’alba del 17 gennaio sfilano davanti la chiesa le ragazze con le conche rescagnate (addobbate): si tratta della conca in rame un tempo usata per il trasporto dell’acqua, addobbata e portata sul capo da ragazze in costume tradizionale; la festa si conclude nel pomeriggio con la benedizione degli animali in piazza e i giochi popolari.