Le basi per un progetto di mobilità di successo
La mobilità dei gelatieri bellunesi presenta delle caratteristiche specifiche condivise che li rendono un gruppo organico e distinguibile. Un aspetto principale, e immediatamente identificabile, è la costruzione e la predisposizione di un progetto migratorio organizzato in ogni dettaglio ben prima della partenza e che coinvolge gran parte del gruppo familiare, indipendentemente dal fatto che la meta di destinazione sia in Italia o all’estero.
Catalogo Generale dei Beni Culturali
Fotografo non identificato, Gelatiere con carretto, sec. XX prima metà, ICCD_MODI_1755291213461
Ogni progetto migratorio è già, fin dall’inizio, programmato e delineato. Innanzitutto per quanto riguarda la scelta di un lavoro legato a un prodotto tipicamente estivo. Tale preferenza da un lato impone, e all’altra consente, la stagionalità: quindi una migrazione temporanea, a termine, con possibilità di ritorni nei luoghi di origine. Un secondo elemento è l’obbiettivo finale del progetto: si inizia come dipendente presso una gelateria di parenti e amici per un periodo limitato di tempo, si acquisisce esperienza, e subito dopo, si intraprende un percorso in proprio come lavoratore autonomo. È molto raro incontrare un gelatiere bellunese che non abbia avuto, fin da subito, lo scopo finale di essere indipendente in breve tempo. Questo aspetto ne influenza un altro: la scelta dei dipendenti, o collaboratori, per la stagione, era circoscritta al proprio paese. Esauritasi questa possibilità si cercava in valle e zone limitrofe e solo negli ultimi decenni, si è iniziato ad assumere fuori regione o all’estero. In aggiunta, il progetto migratorio prevede una selezione accurata e preventiva della meta finale e del luogo dove ubicare la gelateria. La scelta è frutto di indagini, ponderazioni, confronti con il proprio datore di lavoro e con i parenti per assicurarsi un luogo ove il mercato non sia saturo e per ottenere una zona strategica per la potenziale clientela. Il progetto migratorio dei gelatieri bellunesi presenta altri due fattori fondamentali: il primo è la propensione a creare legami intergruppo, una rete parentale e amicale che fa la differenza perché diventa, a seconda del bisogno, risorsa economica, umana, affettiva e garantisce il successo del progetto. Il secondo è che a causa della stagionalità del lavoro, la vita è divisa tra due luoghi. Per le generazioni più anziane vi era la tendenza, durante i mesi estivi, a concentrarsi solo sul lavoro: si viveva nel microcosmo della gelateria, ci si concentrava in particolare sulle amicizie del luogo di provenienza. Questo aspetto si è modificato e articolato nel tempo: c’è chi coltiva in entrambi i luoghi molte e durature amicizie che mantiene a distanza durante i periodi di assenza, chi si forma una famiglia nel luogo di migrazione, chi ancora divide nettamente la sua vita in un “tempo del lavoro” là e un “tempo della socialità” qua, chi si sente a casa in entrambi i luoghi.
BibliografiaPanciera Donata - Lazzarin Paolo - Caltran Tullio, La storia del gelato, Verona, 1999 , p.
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Lazzarini Antonio, Giovanni Luigi Fontana - Andrea Leonardi - Luigi Trezzi (a cura di), Movimenti migratori dalle vallate bellunesi fra Settecento e Ottocento, Mobilità imprenditoriale e del lavoro nelle Alpi in età moderna e contemporanea, Milano, 1998 , pp. 193-208
Campo Bagatin Adriana, Montagna Veneta ed emigrazione: il fenomeno Bellunese e il peculiare caso della Val di Zoldo, Seren del Grappa BL, p. 1996
Bibliografia in rete
Pettenò Alice, Una migrazione sui generis: il caso dei gelatieri veneti in Germania, 13/01/2022 (LINK)