Artigiani della felicità
Negli ultimi decenni dell’Ottocento, tra gli abitanti della montagna dell’Alto Bellunese, si sviluppò una nuova forma di mobilità stagionale specializzata: la produzione e il commercio di gelato durante i mesi estivi, nelle grandi capitali e città italiane ed estere, prima con i carretti e poi nelle gelaterie fisse. In molte aree dell’Italia e dell’Europa, in particolare in Europa Centrale, la diffusione e la conoscenza del gelato artigianale fu merito dei gelatieri originari di questi territori. Questa pratica ha sviluppato alcuni elementi caratterizzanti.
Catalogo Generale dei Beni Culturali
Lea Ampezzan, Consumo di gelato a Goima Val di Zoldo, sec. XX metà, ICCD_MODI_3203394392461
I gelatieri sono i creatori di un prodotto che, anche solo a pensarlo, trasmette allegria, ma essere gelatieri implica pratiche e scelte che hanno una profonda influenza nella vita personale e nel contesto sociale e culturale dei luoghi di provenienza. L’attività di gelatiere, in questi territori, si inserì in una preesistente attività lavorativa che, dalla metà del XIX sec., prediligeva la trasformazione e la vendita ambulante di alimenti dolci (pere cotte, frutta caramellata, caldarroste, biscotti, etc…) ed era solitamente organizzata in compagnie. Le “compagnie” erano una specie di società di mutuo soccorso sui generis: gruppi coesi di uomini e ragazzi legati tra loro da rapporti di parentela o conoscenza, con alla guida il membro con maggiore esperienza, che convivevano e condividevano il lavoro dividendosi i guadagni finali. La consolidata attitudine alla mobilità mise in contatto alcuni pionieri con la produzione del gelato: la novità venne subito accolta e riscosse un tale successo che in pochissimi anni partirono, dalle vallate bellunesi, un numero esponenziale di persone. Le mete predilette erano inizialmente Vienna, l’Impero Austro Ungarico, ma ben presto la diffusione fu capillare: Nord e Centro Italia, diversi Stati dell’Europa, Oltreoceano, diversificando le mete di destinazione rispetto ai territori di origine. Si è così progressivamente radicata nel territorio una cultura della mobilità legata all’attività di gelatiere, sempre alimentata dai ritorni stagionali.
Il fenomeno presenta delle caratteristiche rilevanti: la provenienza geografica precisa e circoscritta (inizialmente Val di Zoldo e Cadore), la scrupolosa pianificazione di tutte le fasi del progetto migratorio, il coinvolgimento e la centralità data al nucleo familiare nel progetto stesso, le modalità di proporsi al pubblico e la sua attualità. Infatti, a differenza di altre forme di migrazione specializzata che hanno interessato gli stessi territori ma non hanno avuto seguito, è una mobilità praticata ancora oggi.