una statua (?) a P. Ailios Aristeides (iscrizione base parallelepipeda con dedica onoraria)

ca. 145 d.C. - ca. 189 d.C.

Base parallelepipeda con cornice superiore e basamento modanati con fascia liscia, listelli e gole. Lo specchio epigrafico è inquadrato da una cornice sagomata.

  • FONTE DEI DATI Regione Veneto
  • OGGETTO iscrizione base parallelepipeda con dedica onoraria
  • MATERIA E TECNICA Marmo bianco a grana media con venature azzurrognole
  • MISURE Altezza: 152 cm
    Spessore: 13.5 cm
    Larghezza: 68.2 cm
  • CLASSIFICAZIONE iscrizioni pubbliche
  • AMBITO CULTURALE Ambito Culturale Greco, Microasiatico, Produzione Di Età Romana Imperiale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Lapidario Maffeiano
  • LOCALIZZAZIONE Museo Lapidario Maffeiano
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tra i caratteri epigrafici si notino un trattino orizzontale posto al vertice di alpha, delta e lambda, il prolungamento a sinistra di alcuni tratti e l'asta verticale dell'ypsilon con due appendici laterali oblique. Le lettere del testo appaiono curate e regolari, molto ornate e con apicature evidenti; un segno divisorio a coda di rondine è usato normalmente per separare le parole e, a volte (ll. 8 e 12) le lettere. Ai lati dell'ultima parola, posta al centro della linea, si trovano, oltre ai segni di divisione, anche due eleganti foglie d'edera. La base presumibilmente reggeva la statua del famoso retore Elio Aristide; un elemento di datazione preciso, secondo T. Ritti, è dato dall'epiteto "Theodoros", che Aristide ricevette dal dio Asclepio durante la sua lunga malattia, cominciata nel 145 d.C. e durata ben 17 anni. Secondo J. Bingen l'iscrizione non proviene da Alessandria d'Egitto, come sostenuto da T. Ritti e da altri ai quali la studiosa fa riferimento, ma da Smirne. A sostegno di questa ipotesi, egli adduce molteplici elementi: primo fra tutti, le caratteristiche epigrafiche, difformi da quelle d'Egitto, soprattutto per la presenza di punti tra le lettere. In secondo luogo, la citazione di nomi del tutto fittizi riferiti al Delta del Nilo, quali il "distretto di Tebe", "la città degli Alessandrini" e Hermupolis, che non corrispondono a distretti territoriali effettivamente in uso nella seconda metà del II d.C. Secondo lo studioso francese, pertanto, l'epigrafe non proviene da Alessandria d'Egitto, ma da Smirne, dove il retore Elio Aristide soggiorna spesso e per lunghi periodi fino alla morte. Grazie ai suoi servizi presso l’imperatore, egli può rendere numerosi servigi alla patria acquisita di Smirne, aiutandone la ricostruzione dopo il terremoto del 177 d.C. L'espressione "quelli presso il Delta del Nilo" parafrasa un passo di Erodoto: gli epigrafisti ritennero che davvero i dedicanti dell'iscrizione fossero le genti d'Egitto; contro questa ipotesi, invece, sembra poter essere addotto un passo delle "Vite dei Sofisti" di Filostrato, che sembra quasi riportare la pietra veronese, come se l'avesse realmente letta a Smirne: dal testo si desume, infatti, che la gente della città, probabilmente incoraggiata da Elio Aristide stesso (un appassionato di dediche, come quelle che ha eretto in Mysia), ha dedicato nell’agora un monumento a ricordo del prestigioso soggiorno in Egitto del retore. Secondo Bingen, quindi, essi avrebbero immaginato a tal scopo una dedica fittizia, forse redatta o ispirata dal vecchio Elio Aristide stesso. La sua cultura, infatti, è quella della seconda sofistica, che pervade il testo dell’epigrafe. Visto il modo in cui è tagliata l'epigrafe del Maffeiano, peraltro, Bingen ipotizza anche ci fosse un’altra dedica gemella a Smirne, che sarebbe stata eretta dagli "Italiani" sul lato destro; la presenza di una seconda epigrafe sul fianco destro, pertanto, giustificherebbe anche la frattura presente su questo bordo della pietra. Inoltre, ciò spiegherebbe meglio il passaggio di Filostrato, che nel suo testo menziona anche gli Italiani quali dedicanti. In conclusione, non saremmo di fronte al documento di un mitico congresso di Greci in Egitto, ma ad un’opera erudita della seconda sofistica. L’ipotesi di Smirne era già stata avanzata da Seymour de Ricci in una nota dell'IGRR (“de Ricci suspicatur ex Asia potius quam ex Aegypto allatum”) e dal Bartoli; quest'ultimo, peraltro, fornisce anche la notizia che la pietra giaceva gettata tra i materiali da costruzione della villa di Marco Contarini di Piazzola sul Brenta: è lui, infatti, che prima di raggiungere il suo posto di ambasciatore della Serenissima in Germania presso l’imperatrice Maria Teresa, offrì nel 1743 la lapide a Maffei. Bartoli ipotizza che l'iscrizione venga da Smirne e sia posteriore al soggiorno di Elio Aristide in Egitto. Anche il Maffei, sebbene non avanzi congetture sulla provenienza, afferma che la forma delle lettere gli rammenta iscrizioni di Smirne, soprattutto per la presenza di “Smyrnaeum omega”.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Reperti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA C023091
  • ENTE SCHEDATORE C023091
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • ISCRIZIONI fronte - La città degli Alessandrini e Hermupolis la grande, e il Consiglio degli abitanti di Antinupolis, nuovi Elleni, e i Greci che vivono nel Delta dell'Egitto e nel distretto di tebe, hanno onorato Poplios Ailios Aristeides Theodoros per la sua probità e la sua eloquenza - Incisione - greco
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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