La cella del Transito nel Convento di San Domenico a Bologna dopo il restauro del 1946

negativo servizio, ca 1946/09/19 - ante 1946/10/11

separatamente. Sono visibili le impronte portalastra. Le lastre negative erano originariamente contenute in pergamino; queste buste, con iscrizioni e annotazioni, si conservano separatamente. In due lastre, N_001598 e N_001601, sono visibili le impronte portalastra. La prima inoltre mostra sul lato vetro una maschera in carta nera sul bordo superiore. N_002252 sul lato emulsione, presenta una mascheratura su tutti i bordi

  • OGGETTO negativo servizio
  • SOGGETTO Emilia Romagna - Bologna - Convento di San Domenico - Cella del Transito
    Elementi architettonici - Finestra
    Elementi architettonici - Porta
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI A. Villani & Figli (1932-1970): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il servizio fotografico in esame, costituito da 4 lastre e realizzato dallo Studio Villani, nel settembre 1946, documenta la cella del Transito dopo i lavori di restauro condotti da Barbacci. La lastra N_002252, è datata sul pergamino “dopo 1947” appare evidente che tale ripresa venne fatta nello stesso momento della N_001601, per cui tale data si riferisce a quella in cui fu inventariata. In una lettera il Ministro della Pubblica Istruzione ringrazia Alfredo Barbacci per avergli inviato “le fotografie della gloriosa cella ove S. Domenico chiuse la sua vita mortale” (FNTI: BAPF114). La data di tale lettera, 17 ottobre 1946, costituisce quindi un ante quem per le lastre in esame. Lo Studio Villani, tra il 1920 e il 1950, è interprete di un periodo storicamente complesso, a cavallo tra le due guerre prima e affrontando la fase post bellica poi. In particolare, tra il 1943 e il 1945, lo Studio viene incaricato di eseguire campagne fotografiche volte a documentare i monumenti per avere un punto di riferimento per i successivi restauri ma anche gli esiti dei gravi bombardamenti che devastarono parte del centro storico di Bologna (BIBH: BAPB0361, p. 168, BAPB0109, p. 157). La ditta Villani, aveva inoltre documentato nello stesso periodo lo smontaggio dell’Arca di San Domenico, le tarsie del Coro e dell’Armadio della Sagrestia, la Pietà di Baccio da Monteluto e il Miracolo dei Quaranta, oltre alle opere di protezione durante la guerra del Monumento a Francesco Tartagni e della Tomba di Rolandino. La lastra, N_001600, che mostra la cella del Transito restaurata e ridotta a cappella è stata pubblicata da Barbacci nel suo libro “Monumenti di Bologna” (BAPB0110, p. 118, fig. 46). “Nel convento domenicano, la cella ove morì il Santo è tradizionalmente identificata con quella posta nell’antica parete di fondo dell’odierno chiostro maggiore, presso l’incontro dei lati settentrionale e orientale, in prosecuzione e in prossimità del chiostro dei Morti, contiguo alla basilica. Non si sa quando i Domenicani vi crearono una cappellina, ma fin dal 1373, all’esterno della parete orientale, fecero affrescare la Madonna col Bambino e Santi [v. NCTN: 080064082]. Dal Seicento, più volte si pensò di trasferire la cella del Transito nella nuova e grande cappella di San Domenico creata da Floriano Ambrosini ed altri. Il trasferimento non si fece; con le soppressioni del 1798 e del 1866, secolarizzati la basilica e il convento, e allogata in parte di questo una caserma, cominciarono le manomissioni. Fra l’altro, per creare un più comodo passaggio tra il chiostro grande e un retrostante cortile, i militari pensarono di aprire due forrnici nei muri laterali, ossia ad est ed ovest, della cella del Transito, quasi fosse questo il significato del suo nome. Inutilmente i Domenicani cercarono di impedire la profanazione, coadiuvati da vari enti culturali; e sebbene l’affresco trecentesco ornasse l’esterno di una delle altre pareti, nel 1875 i due muri vennero sfondati manu militari con portoni carrai, e più tardi anche gli altri due, con due porte. Il desiderio di riavere la cella del transito non abbandonò mai i Domenicani; […] il comandante del Genio Militare del Corpo d’Armata, generale Luigi Petromilli, mi chiese un favore per il suo ufficio. Subito promisi di accontentarlo,” a condizione che avrebbe restituito la cella ai Domenicani “e generosamente il generale acconsentì. Senza indugio, avendone avuto l’incarico, reintegrai i muri mutilati con grossi mattoni simili agli originali, e così il pavimento in quadri di terracotta; quindi aprii due finestre schematiche, datandole [N_001601, N_002252]. Disegnai un greve, nudo altare in marmo veronese, due nicchiette laterali e un’acquasantiera nella stessa pietra accanto all’ingresso. Inoltre i candelieri e la croce di bronzo, una nicchia laterale ove ponemmo il busto del Santo, terracotta policroma di Nicolò dell’Arca, ora trasferito al museo della Basilica [v. RVEL], e infine una semplice porta di castagno. L’affresco venne messo al sicuro, distaccandolo e trasferendolo nel convento, accanto all’ingresso della cella. I lavori vennero eseguiti dal luglio al settembre del 1946; la consacrazione della rinnovata cappella e del relativo altare venne effettuata dal cardinale Giovambattista Nasalli Rocca di Corneliano” (BIBH: BAPB0110, pp. 261-262). Lo Zucchini parla del restauro che fu curato “dal Soprintendente Barbacci, che assegnò ai vari elementi dell’ambiente «forme semplicissime, quasi schematiche ispirate a quelle del tempo di S. Domenico, limitando anche le suppellettili allo stretto indispensabile; e ciò per non creare del falso antico sempre spiacevole, specie se pretenzioso». Su ogni cosa, a buon fine, è incisa la data di esecuzione” (BIBH: BAPB1252, p. 153). Come Barbacci stesso racconta “nel 1976, essa venne smantellata per ragioni archeologiche”, che poi si rivelarono pure errate, per cui prosegue “io posso solo esprimere il rincrescimento per la distruzione della mia opera che avevo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800640825
  • NUMERO D'INVENTARIO N_001598, N_001600/ N_001601/ N_002252
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA lettera (1)
    lettera (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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