Esedra di Villa Giulia progettata da Giuseppe Damiani Almeyda a Palermo
positivo,
ca 1866 - ca 1900
Anonimo (xix Seconda Metà)
XIX seconda metà
Damiani Almeyda, Giuseppe (1834-1911)
1834-1911
Albumina incollata su un supporto secondario di cartoncino avorio di grammatura pesante, liscio
- OGGETTO positivo
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SOGGETTO
Architettura – Costruzioni a semi-cupola – Teatri all'aperto – Sec. 19
Giardini all'italiana – Sec. 18
Italia – Sicilia - Palermo – Esedra di Villa Giulia
Architetti italiani – Sec. 19.-20. – Damiani Almeyda, Giuseppe
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MATERIA E TECNICA
CARTA
albumina
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
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ATTRIBUZIONI
Anonimo (xix Seconda Metà): fotografo principale
Damiani Almeyda, Giuseppe (1834-1911): architetto
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Villa Giulia è un giardino pubblico di Palermo, realizzato tra il 1777 ed il 1778, su impulso del Pretore di Palermo, Marchese Antonino La Grua. Venne dedicato alla Principessa Giulia D'Avalos D'Aragona moglie del Viceré Don Marco Antonio Colonna che governò la Sicilia dal dal 1775 al 1781. Ne fu progettista Nicolò Palma, architetto alle dipendenze del Senato della Città. L’impianto della villa dal perimetro quadrato, si realizza secondo uno schema di giardino all’italiana dalle precise regole geometriche. Nel corso dell’Ottocento, numerosi interventi hanno mutato l’aspetto della Villa: nel 1866 infatti, sono stati costruiti dei teatrini della musica, quattro esedre (incavi semicircolari, sovrastati da una semi-cupola) progettate da Giuseppe Damiani Almeyda (1834-1911). Ricchissima e lussureggiante è la vegetazione composta da piante mediterranee ed esotiche. Nel 1866 divenne il primo parco pubblico di Palermo. Il positivo in esame, in seguito ad una analisi storica e tecnico-formale, si deduce sia stato realizzato tra il 1866 ed il 1900. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. L'acquisizione avvenne in due fasi, tra il 1917 e il 1918. Nei precisi elenchi che testimoniano la transazione si citano: "597 fotografie di diversi formati e soggetti montate su cartone, 624 fotografie di diversi formati e soggetti senza cartone, 31 fotografie su cartone di diverse misure, di soggetti architettonici e 9 fotografie senza cartone, di diverse misure, di soggetti architettonici" (9 maggio 1917) e "576 fotografie di diversi formati e soggetti" (9 aprile 1918). Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635956
- NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 458
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0