Veduta della basilica di San Vitale a Ravenna

positivo album, post 1869 - ante 1886

Stampa incollata alla carta 28, recto

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Arti decorative - Mosaici - Marmi commessi
    Pittura - Affreschi - Dipinti murali
    Architettura - Chiese - Basiliche - Interni - Presbiteri - Matronei
    Italia - Emilia Romagna - Ravenna - Basilica di San Vitale - Interno
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Ricci, Luigi (1823-1896): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione, 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sono state individuate all’interno dell’Album Faccioli 9 albumine di grande formato relative alla città di Ravenna, probabilmente tutte attribuibili a Luigi Ricci (le invv. 713, 720, 726, 730 mostrano il timbro a secco dell’autore, mentre risultano anonime le invv. 716, 719, 725, 727, 729), pur non presentando la caratteristica numerazione identificativa nell’angolo inferiore sinistro (Novara 2006, p. 6, vedi BIB). L’immagine consente di apprezzare una veduta dell’interno della Basilica di San Vitale, ripresa dal matroneo e rivolta alla parte orientale con il presbiterio. La grande basilica a struttura circolare, una delle più importanti superstiti dell'arte bizantina in occidente, venne avviata nella costruzione dal vescovo di Ravenna Ecclesio (intorno al 526), ma radicalmente trasformata e ampliata nel progetto che vide la luce durante l’episcopato di Vittore a partire dal 537, grazie anche ai finanziamenti liberali forniti da Giuliano l'Argentario; il complesso venne ultimato sotto Massimiano (eletto nel 546 primo a fregiarsi della potestà arcivescovile) e inaugurata nel maggio del 547. I mosaici presbiteriali, per la quasi totalità realizzati entro il mandato del primo arcivescovo, videro la presenza di maestranze costantinopolitane, in osservanza ad un complesso ciclo figurativo di esaltazione della figura dell’imperatore Giustiniano come protettore della chiesa ravennate. La veduta riprende anche le fastose specchiature marmoree di venato greco antico dei pilastri (restaurate a più riprese negli anni ’40 e ’50) e la decorazione affrescata del tamburo e della volta, condotta a partire dal 1781 dai bolognesi Serafino Barozzi e Ubaldo Gandolfi e dal veronese Jacopo Guarana. Il rinnovamento settecentesco previde la presenza di affreschi anche sopra gli archetti del primo ordine, oltre alla creazione di balaustrate marmoree sui sette matronei e sulle due cantorie laterali del presbiterio. Queste ultime superfetazioni vennero rimosse dagli interventi di restauro del Genio civile diretto dall’ingegnere Filippo Lanciani, negli anni 1886-87. La presenza, sulla muratura esterna del pilastro di accesso all’abside (il quarto), delle coppie di colonnette in serpentino che nel 1852 si trovavano sul sesto pilone, testimonia inoltre che la ripresa è posteriore ad altri interventi di restauro dell’abside, eseguiti da Lanciani tra il 1867 e il 1869. Alla datazione della ripresa, che dalle informazioni precedenti deve collocarsi tra il 1869 ed il 1886, concorrono altre conferme derivate da alcuni particolari presenti nella zona absidale. Si nota infatti l’assenza del coro ligneo, rimosso tra 1861 e 1862 (sostituito con lastre di marmo bianco di carrara non coerenti con la struttura e assai criticate fino alla loro rimozione tra 1898 e 1904, nei rifacimenti condotti da Corrado Ricci), e la presenza dell’altare settecentesco. Quest’ultimo venne rimosso dalla Soprintendenza ai Monumenti guidata da Corrado Ricci nel biennio 1898-99, riposizionando al suo posto l’altare antico che si trovava allora relegato all’interno del Mausoleo di Galla Placidia. Luigi Ricci, fotografo ravennate attivo dal 1866 presso il laboratorio di strada Porta Sisi (oggi via Corrado Ricci, intitolata al celebre figlio di Luigi), trasferì dopo qualche anno la sua attività in strada del Monte, in seguito via Farini (attuale via Diaz), come si ricava dall’indirizzo precisato nel primo catalogo a stampa del 1869. In seguito alla scomparsa del fotografo, avvenuta nel 1896, la moglie proseguì l’attività sino al 1903, quando cedette lo studio ai coniugi Angelo ed Egle Bonavita (chiusura definitiva nel 1930). I cataloghi della ditta Luigi Ricci si compongono di 6 edizioni: 4 stampate quando il fondatore era in vita (1869, 1877, 1882 e 1895) e 2 postume (1900, con la moglie ancora proprietaria, e 1914). A partire dal terzo catalogo, accanto al titolo della fotografia, compare un asterisco: è il segno distintivo che indica la possibilità di stampare il negativo nel grande formato 30x40. Le 9 stampe dell’Album Faccioli sono tutte di tale grandezza, ferme restando le difficoltà nell’identificazione certa tra fotografia e titolo del catalogo corrispondente. La datazione dei positivi è indicativamente fissata dai termini dell’attività dell’autore (dal 1866 sino alla morte nel 1896), anche se l’estremo finale potrebbe essere esteso al 1903, periodo in cui il laboratorio fu gestito dalla moglie di Ricci. [PER MANCANZA DI SPAZIO SI PROSEGUE IN OSSERVAZIONI]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-99
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 729
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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