Monumento Grati nella Chiesa di S. Maria dei Servi

positivo album, ca 1888 - ante 1907

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 16, verso

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Scultura - Sarcofagi - Bassorilievi
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Chiesa di Santa Maria dei Servi - Monumento a Giacomo e Andrea Grati
    Scultori - Italia - Sec. XVI - Ganti, Giovanni Cristoforo, detto Gian Cristoforo Romano
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
    Ganti, Giovanni Cristoforo (attribuito): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra il monumento sepolcrale di Giovanni e Andrea Grati, realizzato nel 1504 per volontà dell'ancora in vita Giovanni Grati, per la propria futura sepoltura, unita a quella del padre Andrea. I Grati, nobile famiglia bolognese appartenente all’arte dei pellicciai, accrebbero il loro prestigio come sostenitori diplomatici e politici dei Bentivoglio, specie con la figura di Giovanni Grati, nonno dell’omonimo personaggio. Il riconoscimento della paternità dei fini fregi che ornano la parte inferiore del sarcofago si diresse in un primo momento verso la figura di Vincenzo Onofri, peraltro prevalentemente apprezzato quale scultore di opere in terracotta. Nuove attribuzioni riconoscono nella successione di girali vegetali e composizioni a grottesca lo stile di Giovan Francesco Romano (1456-1524), artista prediletto da Ludovico il Moro e Isabella d’Este. L’uso di numerosi marmi preziosi, specialmente nella copertura del sarcofago, tradisce l’aspirazione magniloquente del monumento, tanto che parte dei materiali vennero anzi utilizzati in seguito dal Montorsoli per il completamento dell’ancona marmorea per l’altare maggiore. Dal raffronto con i cataloghi di Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 3561) compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1888, mentre non figura nel precedente del 1883. L'ante quem per la stampa del fototipo si riferisce alla cessione dello studio nel 1907, passato da Pietro Poppi alla doppia proprietà Monari-Bacchelli. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-56
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 686
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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