Bologna. Dettaglio del Reliquiario di S. Floriano a. 1451 nella Basilica Stefaniana

positivo album, ca 1888 - ante 1907

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 13, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Arti decorative - Oreficieria - Reliquiari
    Orefici - Italia - Sec. XV - Matteo dei Tederici
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Museo di Santo Stefano - Reliquiario di San Floriano
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
    Matteo Dei Tederici (attribuito): orafo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione, 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il fototipo mostra il dettaglio del reliquiario del capo di San Floriano, conservato nel Museo di Santo Stefano, presso l’omonimo complesso monastico. L’opera venne realizzata dall’orefice Matteo dei Tederici nel 1451, al tempo dell’abate Giacomo Battagli, e venne a sostituire un precedente reliquiario dedicato al santo militare, capo dei quaranta martiri di Gaza, i cui corpi vennero ritrovati, secondo la leggenda, nel 1141. La devozione al santo era infatti cresciuta a Bologna nel corso del XIII secolo, in modi non dissimili da quanto accadde a San Petronio, e dalla fine del secolo si ricordano festività in suo onore. Nel dicembre 1312 si registra il pagamento all’artefice Manno Bandini per il primo reliquiario, evidentemente ancora esistente ed in buone condizioni nel 1417, per la visita pastorale del vescovo Albergati. Fu forse la conflittualità esistita con la Santa Sede per il culto di Simon Pietro a Bologna, piuttosto che la rovina o lo smarrimento del reliquiario trecentesco, ad aver spinto l’abbazia stefaniana alla realizzazione di un nuovo reliquiario nel 1451, che subì in seguito un restauro nel 1526, con la realizzazione di una nuova base di sostegno. La ripresa si focalizza sul tabernacolo vero e proprio, che contiene il capo del santo martire. Di struttura ottagonale e impostato su un fusto di cui si notano palmette e lamine floreali, il reliquiario presenta su ognuno dei lati una bifora trilobata impostata su colonnette tortili cui si sovrappone un rosone traforato, mentre a ciascun vertice è aggettante una struttura a torre a tre ordini, al secondo dei quali è una nicchia sotto cui trova posto un vescovo. Questi ultimi elementi architettonici sorreggono la cupola superiore (con lanterna parzialmente visibile), introdotta da ulteriori decorazioni a pinnacoli gotici con decorazione fiammeggiante. Dal raffronto con i cataloghi di Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che l’inventario n° 3283 compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1888, mentre non figura nel precedente del 1883. L'ante quem per la stampa del fototipo si riferisce alla cessione dello studio nel 1907, passato da Pietro Poppi alla doppia proprietà Monari-Bacchelli. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. L'acquisizione avvenne in due fasi, tra il 1917 e il 1918. Nei precisi elenchi che testimoniano la transazione si citano: "597 fotografie di diversi formati e soggetti montate su cartone, 624 fotografie di diversi formati e soggetti senza cartone, 31 fotografie su cartone di diverse misure, di soggetti architettonici, e 9 fotografie senza cartone, di diverse misure, di soggetti architettonici" (9 maggio 1917) e "576 fotografie di diversi formati e soggetti" (9 aprile 1918). Documentazione circa il fondo è reperibile presso l’Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n.31, foglio 43, n. 9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-40
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/670
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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