Modena/ Duomo. Particolare del/ fianco e del campanile

negativo, post 1901 - (?) 1950
Anonimo (xx Prima Metà)
XX prima metà

Sul fototipo sono visibili le impronte del portalastre. La lastra era originariamente contenuta in una busta pergamina; tale custodia si conserva separatamente in una scatola

  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Passerelle pedonali - Restauri
    Italia - Emilia Romagna - Modena – Via Lanfranco - Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta e San Geminiano
    Architettura – Edifici ecclesiastici – Sec. 15
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI Anonimo (xx Prima Metà): fotografo principale
    Sorgato, Gaetano (1838-1915): altro fotografo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’idea timidamente avanzata nello scritto del Cavedoni, di isolare il lato settentrionale del Duomo di Modena e più in generale di eliminare i fabbricati addossati lungo il suo perimetro, divenne in seguito una concreta proposta di restauro. Con l’istituzione dell’Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti, il direttore Raffaele Faccioli coordinò il piano strutturale di restauro, richiedendo sin dal 1894 al Capitolo e al Genio Civile, la documentazione grafica riguardante le proposte di isolamento formulate in precedenza. La formazione in ultimo del Comitato promotore per i restauri nel giugno 1896, creò i presupposti anche economici per condurre l’impegnativa opera di isolamento. La generale favorevole approvazione e l’ampia disponibilità dei Canonici a sacrificare parte delle loro pertinenze addossate al Duomo, permise di definire il delicato intervento e di predisporre le necessarie tavole grafiche di rilievo e di progetto. Nel 1897 si intrapresero i primi saggi di esplorazione e di parziale demolizione. Un anno e mezzo dopo le prime verifiche (18 maggio 1898) l’Ufficio Regionale era in grado di inviare al Ministero della Pubblica Istruzione il progetto composto da relazione illustrativa, computo metrico e stima dei lavori, calcoli statici per il nuovo cavalcavia tra il Duomo e la sagrestia, 15 tavole di disegni e 13 fotografie. Inizialmente, il progetto della passerella di collegamento tra i due edifici realizzato da Giovanni Tosi e prescelto dalla Commissione provinciale, prevedeva un cavalcavia di ferro perché “di forma più moderna e priva di compromessi stilistici con il passato”. La Giunta Superiore di Belle Arti mostrò qualche perplessità e concordò assieme al Ministero, una “soluzione che armonizzasse con il monumento, citando a riferimento casi di precedenti sistemazioni come i cavalcavia della Cattedrale di Bologna, della chiesa dei Miracoli e del Palazzo Ducale a Venezia, della sagrestia di San Pietro a Roma: definiti per il loro felice inserimento, esempi di sobria eleganza”. Dopo appena due mesi dalla comunicazione del Ministero, il Faccioli si affrettò ad inviare il 22 novembre 1898, un nuovo tipo di passerella, questa volta studiato secondo le implicite istruzioni che gli erano state fornite. Secondo Faccioli “in questo tipo si è progettato di impiegare una bifora che trovavasi nel muro costruito al principio del nostro secolo, già demolito, al quale era addossato il pronao della Porta della Pescheria; poiché non è noto dove essa fosse prima della costruzione del detto muro si è pensato di ripristinarla sul muro stesso. Il rivestimento esterno di questo passaggio sarebbe di pietra tufacea uguale a quella impiegata per il Duomo”. La fotografia in esame raffigura Vicolo Lanfranco tra il 1901 ed il 1903. Nella pubblicazione Piazza Grande e dintorni a cura di Giuseppe Panini, è inserita a pagina 67, la riproduzione di una cartolina la cui ripresa è la medesima del fototipo in esame. La cartolina con il numero d’inventario 678 è rintracciabile anche nel catalogo online delle Raccolte Fotografiche Modenesi pubblicato sul sito di Fondazione Fotografia Modena. Sulla cartolina è stampato tipograficamente l’autore della ripresa “(da fot. G. Sorgato)” che corrisponde a Gaetano Sorgato. La riproduzione del positivo si presume sia stata eseguita tra il 1901 ed il 1950. Gaetano Sorgato è il fratello più giovane di una dinastia famigliare dedita all’arte della fotografia che tiene studi nelle principali città italiane. Il primo e più importante è quello di Venezia, aperto da Antonio. I fratelli minori, Angelo e Gaetano, apprendono il mestiere sotto la guida di Angelo da cui ereditano, oltre ai segreti della camera oscura, l’abilità nel ritocco pittorico. A partire dal 1864, il fratello maggiore Angelo si trasferisce a Bologna dove apre uno studio. Intorno agli anni Settanta apre, insieme a Gaetano, una filiale a Modena che dal 1880 verrà diretta dal solo Gaetano. Lo studio fin da subito si afferma in ambito modenese come uno dei più prestigiosi ed ottiene le commissioni più importanti in città. Dal 1875, e per le successive edizioni del 1878, 1881 e 1884, la Società di incoraggiamento per gli artisti della Provincia di Modena commissiona a Gaetano la riproduzione fotografica delle opere premiate all’esposizione triennale. Nel suo studio si fanno ritrarre quasi tutti gli esponenti della nobiltà modenese, quando non vanno a Bologna dal fratello Angelo. Anche l’Accademia Militare sceglie lo studio Sorgato come suo esclusivo referente e nel 1887 lo chiama a documentare la Rivista Militare di 50.000 uomini che il 6 settembre ha percorso i campi di Rubiera sotto gli occhi del Re Umberto I. Solo negli anni Novanta dell’Ottocento la concorrenza dello studio Orlandini saprà mettere in crisi Sorgato che inizia a perdere le committenze più importanti. Ufficialmente l’attività di Gaetano nello studio cessa nel 1899, anche se continua saltuariamente a collaborare col figlio Ferruccio sino al 2 marzo 1915
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800634063
  • NUMERO D'INVENTARIO N_000506
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • ISCRIZIONI sul recto: in basso a destra - 1670 [cancellato] -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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