Ester intercede per il popolo ebraico. Ester e Assuero

arazzo, post 1515 - ante 1520

Il prezioso panno della cosiddetta "serie blu", per il colore dominante nella bordura, dal titolo "Ester intercede per il popolo ebraico", si ispira alla storia biblica dell'eroina ebrea, illustrando la parte del Libro Biblico di Ester (5, 1c-1e), in cui la giovane supplica coraggiosamente il re persiano Assuero di salvare il popolo di Israele. Campeggia al centro la figura del re, gigantesca rispetto alle altre, sontuosamente vestita con corazza, manto, veste, copricapo e calzari sapientemente decorati. Assuero è assiso in un trono a baldacchino, rivestito di tappezzeria, culminante in una mantovana con nappe rosse. Alla sua destra seduta, quasi confusa tra altre figure femminili, Ester viene indicata con la mano dal piccolo paggio in primo piano, al centro e di spalle, vestito di rosso e berretta con piuma. In primo piano, simmetricamente disposte ai piedi del trono per convogliare lo sguardo verso il re, quattro personaggi femminili, tra i quali Ester, indossano lunghe vesti blu e verdi dai panneggi spigolosi, realizzati prevalentemente in seta per apparire in piena luce. La composizione della scena, caratterizzata da una spazialità acerba, con sfondo costituito da alberi, fiori e da alcune tende, appare densa di personaggi, ben19 figure, di cui 10 femminili e 9 maschili.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO arazzo
  • MATERIA E TECNICA lana
    seta
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Fiamminga
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo del Tesoro del Duomo di Vigevano
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Vescovile
  • INDIRIZZO Piazza Sant'Ambrogio, 14, Vigevano (PV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il prezioso arazzo fiammingo "Ester intercede per il popolo ebraico" giunge a Vigevano nel 1534 con la ricca donazione di Francesco II Sforza fatta alla nuova Diocesi della città (alla chiesa ducale di Sant'Ambrogio). Nel 1529 il secondogenito di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este riusciva a riavere da Carlo V il ducato di Milano ed ottenere nel 1530 da papa Clemente VII che la sua città natale, Vigevano, assurgesse alla dignità di Diocesi e di città, ottenendo anche il diritto, per sé e per i suoi eredi, di nominare personalmente i Vescovi alla Cattedra di Vigevano. Il 28 settembre dello stesso anno, da Cremona, lo Sforza invia a Vigevano una pergamena con la quale nomina come primo vescovo Galeazzo Pietra, concedendogli il privilegio di uno stemma sforzesco. Nel 1533 conferma la sua benevolenza con la munifica donazione elargita al Capitolo della Cattedrale, comprendente un prestigioso corredo di paramenti liturgici, suppellettili in argento, corali miniati e arazzi (che ancora oggi costituiscono la parte più importante del Museo del Tesoro del Duomo.). L'elenco di tali beni donati da Francesco II risulta dalla procura di donazione rogata il 10 marzo 1534 dal notaio Antonio Maria Parona de Bassani alla presenza di Geronimo da Macii, preposito di Santa Maria alla Scala e procuratore speciale del Duca. In particolare la raccolta di arazzi della donazione Sforza ne comprendeva: due da muro con elefanti e giraffe, un altro "cum turculari" (forse una scena di vendemmia), otto con Sibille, uno con "parco con animali e uccelli" ( probabilmente scene di caccia). Tre erano le spalliere: una con figure, l'altra col mito di Orfeo e una terza di genere millefiori. Quindi undici arazzi da muro, i muralia, corredati dagli stemmi ducali. Della prestigiosa donazione, sopravvivono attualmente a Vigevano due corpus distinti, cinque arazzi della cosiddetta "serie gialla" e sette della "serie blu". La "serie gialla" è dedicata alle Storie di Alessandro Magno, tessuta ad Audenarde nei primi anni del XVII secolo, giunge alla Cattedrale dal lascito, nel 1641, di un mussulmano chiamato "Principe del Marocco" che, dopo essersi convertito al cattolicesimo ed aver servito la corona di Spagna, trascorse gli ultimi anni della vita a Vigevano, dove morì. Decisamente più preziosa la raccolta di panni, già di Francesco II, la cosiddetta serie blu per il colore dominante nella bordura, il cui pregio e rarità sono ben noti nel panorama delle collezioni italiane. Sono tutti riconducibili al gruppo di, in origine 11, muralia, citato nell'inventario del 1534, del quale attualmente ne sopravvivono sette. Gli arazzi, pezzi unici, intrecciati con lana e seta, sono splendide testimomianze delle qualità tecniche e delle peculiarità figurative della manifattura fiamminga. Prodotti a Bruxelles intorno al 1520, nell'ultima fase tardo-gotica, costituiscono un patrimonio di inestimabile valore, essendo tra i più preziosi manufatti del patrimonio di arazzeria in Italia, secondi solo a quelli del Quirinale e del museo del Duomo di Trento. Sono tutti di argomento biblico: tre narrano la parabola del Figliol Prodigo (traviamento, pentimento e ritorno), tre si riferiscono alla Storia biblica di Ester (Rifiuto di Vasti, Scelta di Assuero e Ester che intercede per il popolo ebraico) e il settimo illustra un episodio della Storia di Giuseppe Ebreo.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Provincia di Pavia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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